Il campo internazionale Emilia Lions a Carpi (MO) “Knights of Light” ed il campo internazionale Lions in Austria “Sound Of Music” ad Hinterstoder, entrambi svolti nel mese di luglio, hanno dato la possibilità a ragazzi e ragazze non vedenti e ipovedenti di vivere un’importante esperienza insieme a coetanei di tutto il Mondo.

Due tra i tanti campi che questa associazione filantropica nata nel 1917 organizza ogni anno in diversi paesi: 19 “campers”, i giovani che partecipano all’esperienza, a Carpi provenienti da 15 diverse nazioni, 29 in Austria arrivati da 19 stati; 8 i “Camp Leaders” nella città modenese, 7 ad Hinterstoder.

Tra i campers a Carpi Filippo, 19 anni, non vedente dalla nascita. “Non è un problema per noi accogliere una disabilità come quella di chi non vede” ci dice Marco Tioli, 33 anni, responsabile del Campo Emilia. “Tra i nostri fini statutari c’è quello di aiutare le persone cieche”. I Lions, storicamente, finanziano corsi di addestramento per cani guida e regalano strumenti che facilitano la quotidianità di chi non vede. “Il titolo che abbiamo dato al Campo Emilia, Knights of Light, si rifà ad un discorso pubblico di Hellen Keller del 1925, quando chiese ai Lions di diventare cavalieri della luce per le persone come lei.”

Questi due campi sono stati caratterizzati da una significativa novità: per la prima volta tra i camp leaders ci sono due ragazze con disabilità visiva. Due ragazze, usualmente da assistere, che quest’anno sono diventate uno dei punti di riferimento per i giovani partecipanti all’esperienza internazionale.

Sono la 22enne reggiana Eleonora Goldoni a Carpi e la 23enne carpigiana Letizia Bova in Austria, entrambe iscritte all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Reggio Emilia. Ciò è stato reso possibile grazie ad una collaborazione avviata nel 2018 tra la Presidente della Sezione Territoriale UICI Dott.ssa Chiara Tirelli e il Distretto Lions 108 Tb, che da allora ha portato 9 giovani poco più che ventenni (unico requisito la conoscenza dell’inglese) a partecipare a questi scambi, prima e dopo la pandemia, per estendere le loro esperienze in tutto il mondo. Ed ora, per due di loro, ad essere diventate Camp Leader.

Chiara ha scoperto la “carriera” delle sue due iscritte quando gli organizzatori del campo di Carpi le hanno chiesto, tra una partita di baseball per ciechi, una cena al buio ed una visita a Limbiate dove vengono addestrati i cani guida per i non vedenti, di essere presente alle attività pomeridiane per rispondere alle curiosità dei cavalieri della luce, ragazzi indonesiani, messicani, turchi, americani, scandinavi e delle altre nazionalità presenti.

In quell’occasione la Presidente UICI ha scoperto che oltre a Filippo c’era anche Eleonora. “Non ho potuto non fare un piccolo rimprovero alle ragazze per non aver detto niente” ammette Chiara. “È importantissimo far sapere agli altri iscritti dell’Associazione l’aver vissuto questa esperienza così arricchente, un ingresso in società in un contesto internazionale, come primo approccio al mondo lavorativo, per le autonomie e per lanciare il messaggio che anche a chi non vede o vede molto poco nessuna strada è preclusa. Eleonora era entusiasta”, riferisce Chiara dopo essere stata ospite del Campo Emilia.

Per sapere dove era e cosa ha fatto Letizia si deve invece andare in Austria, ad Hinterstoder, grazioso paesino tipicamente altoatesino circondato da vette superiori a 2000 metri i cui impianti lo connotano come località dove si pratica lo sci alpino e dove si svolgono frequenti competizioni internazionali.

Lì i ragazzi hanno occupato buona parte di un ostello della gioventù e qui, quando non erano in visita in altre città come Salisburgo e Linz, hanno svolto le loro attività.  Se il Campo Emilia in Italia ha avuto il tema della inclusività, questo in Austria, chiamato “Sound of Music”, ha proposto attività musicali.

Il direttore del campo, Othmar Fetz , 41 anni, austriaco, è stato più volte Camp Leader fino a quando, lo scorso anno, ha assunto responsabilità organizzative. “Letizia ha dato una grande mano per l’organizzazione e ai ragazzi partecipanti; ha anche condotto un workshop sul tema della disabilità visiva, sulla sua esperienza e sulle tecnologie che l’aiutano durante la sua quotidianità. Tutti i ragazzi e le ragazze hanno inoltre indossato delle maschere che simulavano le sue capacità visive”, ci ha raccontato Othmar.

Anche Chiara ed Eleonora, nel Campo Emilia a Carpi, hanno condiviso la loro quotidianità con i ragazzi stranieri. “Mentre raccontavo sentivo un irreale silenzio”, spiega la Presidente UICI di Reggio Emilia, “e ho capito che in diversi stavano piangendo, probabilmente spaventati dall’ipotesi che possa succedere qualcosa di simile anche a loro”.

“Qui nel campo non abbiamo previsto nessuna mansione semplificata per Letizia”, assicura Othmar. “Nei briefing quotidiani abbiamo valutato tutti insieme la divisione dei compiti per il giorno dopo, e questo è l’unico criterio che ci siamo dati”.

“Sono stata accolta benissimo, oltre ogni aspettativa” racconta Letizia.  “Avevo paura di non essere all’altezza del ruolo che mi era stato assegnato, perché eravamo solo in 7 con 29 ragazzi, compreso il direttore del campo. Oltre una certa distanza non vedo più, quindi non ho il pieno controllo della situazione e mi serviva tempo per identificare ogni partecipante. Questi aspetti li ho raccontati durante il mio workshop dove ho spiegato come e quanto vedo e le strategie che uso per superare le difficoltà. Una sera sono dovuta intervenire per soccorrere una ragazza che era caduta nella doccia. Ho chiamato subito i responsabili del campo ma non sono stata in grado di spiegare loro le condizioni della ragazza e se fosse cosciente o meno. Vedevo solo del sangue colare dalla fronte. Per fortuna sono arrivati subito gli altri. In quell’occasione non mi sono sentita del tutto utile, ma evidentemente era solo una mia sensazione perché mi hanno subito ringraziato per l’intervento tempestivo e nei bigliettini di saluto quasi tutti i ragazzi e le ragazze mi hanno detto che ho fatto tanto per loro e di credere di più nelle mie risorse”.

“Mi è piaciuto tanto condividere uno scambio interculturale con giovani di tutto il mondo, perché poter avere più prospettive ti apre la mente ed inoltre applichi la lingua inglese”, ci dice Eleonora al ritorno dal Campo Emilia. “Mi sono scoperta più aperta al dialogo e più propositiva di quanto pensassi. L’unica difficoltà che ho riscontrato era dovuta al fatto che, essendo entrata in un gruppo già consolidato, a volte mi sentivo un po’ fuori luogo quando proponevo cose a chi aveva più esperienza di me. Mi è piaciuto aver potuto parlare della mia esperienza e sono contenta se ho potuto lanciare il messaggio che per le persone che, come me, hanno limitazioni visive, nulla è davvero precluso”.

 

 

 

 

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