Prodotti di qualità e servizio di alto livello. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Ipsos per Fiepet, Federazione Italiana degli esercenti pubblici e turistici. Nel dettaglio, a dare un voto insufficiente o gravemente insufficiente al servizio ricevuto è appena il 2% degli intervistati, mentre il 10% lo ha ritenuto sufficiente, il 42% buono, il 37% ottimo e il 9% eccellente. La qualità del servizio è parsa migliore dello scorso anno al 17% degli avventori, contro il 13% che ha percepito un peggioramento. Anche la questione dei cosiddetti scontrini pazzi, nonostante la grande evidenza mediatica di agosto, non sembra aver inciso più di tanto: l’81% dei vacanzieri non ha riscontrato sorprese al momento del conto. Anche se l’aumento dei prezzi si fa sentire: lo hanno rilevato 8 avventori su 10, con un incremento medio percepito tra il +15 ed il +20%. Una percezione su cui, forse, le esagerazioni mediatiche hanno inciso, visto che l’Istat, ad agosto, rileva un +6%, meno di un terzo.

La ristorazione italiana e modenese – commenta Catia Fornari, Presidente Provinciale Fiepet Confesercenti Modena – si conferma una delle eccellenze del nostro paese, come dimostra il tasso di soddisfazione dei clienti. Per questo le polemiche estive sui cosiddetti “scontrini pazzi” ci hanno lasciato perplessi. I disonesti e i furbi ci sono purtroppo in ogni settore, ma le generalizzazioni sono sempre ingiuste: così facendo si reca un grave danno agli imprenditori onesti, che restano la stragrande maggioranza e si va a ledere anche la reputazione complessiva del nostro sistema di ristorazione, distorcendo percezioni e attese dei consumatori. Daltra parte, il settore è caratterizzato da una enorme concorrenza, sia in termini di tipologia che di varietà, e il cliente può scegliere quali ristoratori premiare”.

È vero che i prezzi finali, in media, sono cresciuti, ma ci teniamo a ribadire che non si tratta di un complotto dei ristoratori: è leffetto degli aumenti registrati da energia, logistica e prodotti alimentari, sia freschi che lavorati e anche degli interessi sui prestiti che praticamente tutte le imprese della ristorazione hanno dovuto prendere per sopravvivere in tempi di covid. Aumenti che si riflettono ovviamente anche sul conto: i ristoranti sono perlopiù piccole imprese, che non possono certo vendere sottocosto” conclude Fornari.

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