È stato firmato oggi l’accordo di collaborazione per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati fra la Prefettura, il Comune di Reggio Emilia e i Presidenti delle sette Unioni dei Comuni del territorio.
“Un accordo unico nel suo genere – spiega il coordinamento dei 42 sindaci della Provincia di Reggio Emilia – che prevede la ripartizione tra tutti i Comuni della Provincia dei minori stranieri non accompagnati che necessitano di accoglienza e fissa le modalità di assegnazione e di presa in carico da parte dei Servizi sociali delle Unioni sulla base della popolazione residente.
L’accordo è reso necessario dall’aumento del numero di sbarchi – il doppio rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2022 – con un conseguente aumento della presenza di minori stranieri non accompagnati sul territorio italiano del 60% in più rispetto allo scorso anno, provenienti sia da eventi di sbarco (68%) che da eventi di ritrovamento su territorio italiano (27%).
L’accordo fissa la modalità di assegnazione e di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, arrivati per il tramite del Ministero o presentatisi spontaneamente in Questura, per dare continuità al modello di accoglienza diffusa che in questi anni – a differenza di molti altri territori italiani – ha dimostrato di saper funzionare. Di essere di aiuto a chi arriva sul territorio, di accogliere chi è realmente in difficoltà, di creare percorsi di vera e reale inclusione sociale e lavorativa, ma al contempo di essere un utile strumento di controllo e sicurezza per tutto il territorio provinciale.
L’accordo nasce da una vera e propria emergenza straordinaria che sta avendo ripercussioni su tutto il territorio nazionale e non solo su quello reggiano e deriva dalla necessità di dotarsi di nuovi strumenti per poterla gestire e supplire in questo modo ad una carenza dello Stato che per Legge dovrebbe garantire la prima accoglienza. L’attuale situazione degli sbarchi con numeri più che raddoppiati, la gestione del riparto sui territori e la strutturazione delle politiche di accoglienza, nonostante i proclami di intervento da parte del Governo, compongono il quadro di una situazione emergenziale che non accenna a diminuire e ormai da mesi si sta riversando su Enti locali, servizi sociali, gestori ma anche sulle stesse Prefetture e Questure di tutta Italia. E qui vogliamo ringraziare la Prefettura, la Questura, le Forze dell’Ordine, i responsabili dei Servizi sociali, gli enti gestori, il terzo settore e tutti coloro che a vario titolo sono stati coinvolti sul territorio reggiano nella gestione di questa situazione emergenziale.
Con queste premesse a cui si aggiungono che le assegnazioni ministeriali fanno arrivare sul territorio persone nottetempo e con un preavviso davvero minimo a cui si aggiungono i minori che si presentano sfuggiti dai centri di accoglienza di tutta Italia, abbiamo deciso di dotarci di questo accordo, unico nel suo genere, per far fronte a questa emergenza persistente che non trova risposta da parte dei livelli istituzionali governativi. Ancora una volta i Comuni della Provincia di Reggio Emilia si sono messi a disposizione per poter cercare non solo di arginare l’emergenza, quanto di poter offrire la migliore assistenza possibile ai minori arrivati sul territorio con una soluzione virtuosa, frutto di una responsabilità condivisa fra gli Enti che va a coprire una carenza governativa.
Tante sono ad oggi le domande alle quali il Governo non ha dato risposta a partire dalla durata della permanenza dei minori sui territori fino a quelle più puntuali su quali modelli di inclusione vuole proporre per la gestione dei minori e su come reagire al sottodimensionamento complessivo del sistema di accoglienza.
Domande alle quali servono risposte immediate per continuare a garantire il massimo dell’efficienza e della sicurezza del territorio e rendere al contempo l’accoglienza dei minori continuativa e di qualità per evitare che possano entrare in contatto con reti criminali, con lo sfruttamento lavorativo o che diventino dei fantasmi ai margini della nostra società. Per questo serve da subito un percorso di integrazione che preveda servizi sanitari, educativi e sociali. Servizi di base per la dignità di una persona.
Per metterli in atto serve la certezza della presenza delle risorse per la gestione dell’emergenza all’interno del bilancio dello Stato, così come sancito dal dettato legislativo che prevede l’anticipo delle spese da parte dei Comuni e il conseguente ristoro da parte del Governo. Risorse necessarie non solo per evitare la spersonalizzazione dei servizi svolti quanto per offrire garanzie al mondo del volontariato, del terzo settore e degli educatori a cui i Comuni si rivolgono per la gestione dell’accoglienza. Stiamo infatti assistendo ad esempi di primi cittadini, anche aderenti ai partiti politici al Governo, fortemente critici su questa gestione emergenziale e in particolare sul tema della responsabilità civile dei minori, sulla gestione dei controlli, sulla redistribuzione che vede attualmente Regioni popolose come l’Emilia-Romagna con meno della metà dei minori accolti e sugli eventuali rimpatri di chi non ha diritto all’accoglienza o di chi è semplicemente malintenzionato e si è infiltrato in questa emergenza.
Siamo primi cittadini di un territorio solidale e che non smetterà di essere accogliente né oggi nè di fronte a questa emergenza. Chiediamo al Governo maggiori certezze che non vadano solamente nella direzione di una riduzione delle tutele dei minori presenti sul territorio e di coloro che continueranno ad arrivare”.