Distretti industriali, rapporti di filiera e propensione all’export si confermano punti di forza strategici e resilienti del sistema economico e produttivo dell’Emilia-Romagna, pur nel contesto macroeconomico incerto. Questo quanto emerge dal quindicesimo Rapporto annuale Economia e finanza dei distretti industriali curata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che mette in risalto anche come in regione siano attivi alcuni tra i distretti d’eccellenza a livello italiano e la capacità delle imprese regionali di attrarre talenti dal resto d’Italia.
Le difficoltà contingenti, spiegano gli economisti del Gruppo, non modificano la competitività del manifatturiero italiano, la presenza di filiere corte sostiene qualità delle produzioni e tenuta degli approvvigionamenti, la forte propensione all’export è un costante che ha finora sostenuto i fatturati delle aziende anche a fronte di una domanda interna debole. Tutte caratteristiche che spiccano nel sistema economico emiliano-romagnolo con una notoria forte incidenza del manifatturiero ed elevata propensione all’export, pari al 53%, di poco superiore alle altre regioni del Nord Est (50%) e nettamente rispetto alla media italiana (36%).
Due distretti dell’Emilia-Romagna, Macchine agricole di Modena e Reggio Emilia e Meccatronica di Reggio Emilia, risultano fra primi venti della classifica nazionale per performance di crescita, redditività e patrimonializzazione e il numero di imprese che ci contraddistinguono per solidità
“La forza dell’Emilia-Romagna è nella sua vocazione manifatturiera, nei distretti e nei rapporti di filiera, dove la sinergia tra grandi e piccole imprese e l’accorciamento delle catene di fornitura generano alta qualità e grande capacità competitiva, con un approccio attento agli obiettivi ESG. Non è un caso che nei distretti regionali si contino ben 159 imprese “champion” ovvero che si sono contraddistinte negli ultimi anni in termini di crescita, redditività, solidità patrimoniale e livelli occupazionali, il numero più alto dopo Lombardia e Veneto – sottolinea Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo -. In un contesto geopolitico di incertezza, export, innovazione e sostenibilità si confermano pilastri per la crescita delle nostre aziende. Occorre restare focalizzati e fare sistema su questi asset e noi, come prima banca italiana, siamo impegnati a supportare al meglio gli investimenti delle imprese in tal senso. Solo nell’ambito dei finanziamenti S-Loan che vantano un meccanismo di premialità al raggiungimento di obiettivi ESG ad oggi abbiamo erogato alle imprese emiliano-romagnole 1,3 miliardi di euro. In regione abbiamo siglato 105 contratti di filiera, per facilitare l’accesso al credito delle imprese che ne fanno parte, che coinvolgono circa 2.700 fornitori per un giro d’affari complessivo di 14 miliardi di euro”.
Nel 2022, l’export emiliano-romagnolo complessivo ha superato gli 84 miliardi di euro (+14,6%) e nel primo semestre del 2023 ha mostrato una crescita seppure più contenuta (+2,8%) superando i 43,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda i distretti nel 2022 le esportazioni hanno superato i 21 miliardi di euro (il 25% del totale export regionale) con una crescita di oltre 2 miliardi rispetto al 2021 (+10,6%): il miglior risultato dal 2008 ad oggi. Cresce inoltre il raggio delle esportazioni, che servono mercati sempre più lontani: in evidenza nel 2022 l’aumento dei flussi verso Stati Uniti (+573 mln; +27,7%), Francia (+232 mln; +9,5%), Germania (+190 mln; +7,9%), Messico (+89 mln; +44,1%), Spagna (+88 mln; +10,7%) e Australia (+80 mln; +30%). Grazie a queste performance gli Stati Uniti sono divenuti il secondo mercato di sbocco per i distretti emiliano-romagnoli, assorbendo il 12,5% del totale.
Andamento sostenuto anche nei primi sei mesi del 2023 (+7,3% tendenziale rispetto a una media dei distretti italiani del +2,3%). Spiccano il distretto delle Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena (+52,4%), la Food machinery di Parma (+26,4%), le Macchine per l’imballaggio di Bologna (+24,8%), i Ciclomotori di Bologna (+17,9%); a seguire l’Ortofrutta romagnola (+17%), l’Alimentare di Parma (+16,4%), i Salumi di Parma (+15,4%), le Macchine per il legno di Rimini (+14,4%), le Macchine utensili di Piacenza (+10,2%), la Meccatronica di Reggio Emilia (+9,2%), i Salumi del Modenese (+7,4%), l’Abbigliamento di Rimini (+4,9%).
“A fare la differenza per i distretti è il posizionamento strategico – spiegano Giovanni Foresti e Carla Sauris della Direzione Studi e Ricerca Intesa Sanpaolo -. Le imprese che hanno effettuato investimenti in certificazioni di qualità, in brevetti e in certificazioni ambientali o in energie rinnovabili hanno riportato risultati migliori in termini di crescita del fatturato e marginalità Emblematico il caso del sistema moda, dove la partnership con le imprese capofila del lusso, soprattutto per i fornitori con un grado di inserimento elevato si è tradotta in una migliore redditività per le imprese fornitrici della filiera”.
La crisi energetica è stata affrontata adottando un mix di strategie, tra cui l’efficientamento dei processi e l’autoproduzione di energia. Secondo una survey condotta da Intesa Sanpaolo il 46% dei rispondenti in Emilia-Romagna ha osservato nei propri clienti un buon livello di investimenti in fonti di energia rinnovabili (46% contro il 43% Italia) e di investimenti per efficientare i processi. Queste strategie in alcuni casi hanno permesso di contenere (o addirittura annullare) il rialzo della bolletta energetica.
Tra le priorità da affrontare, oltre al recupero di efficienza, sempre più attenzione stanno acquistando i temi legati al capitale umano e alla digitalizzazione. È sempre più difficile trovare competenze sul territorio, in particolare in Emilia-Romagna dove, secondo le rilevazioni di Anpal-Unioncamere, nel 2022 circa il 44,2% delle posizioni scoperte sono di difficile reperimento (in incremento rispetto al 2019 quando erano poco più del 30,2%), soprattutto per le figure specializzate dove si attesta al 54,4%; all’aggiornamento di novembre 2023 la difficoltà di reperimento sale al 57,2%.
C’è poi il tema del passaggio generazionale da affrontare: in Emilia-Romagna solo il 18% delle imprese distrettuali ha almeno un under 40 nei board; tuttavia, le imprese che hanno almeno un amministratore giovane hanno registrato una miglior evoluzione del fatturato nel biennio 2019-2021 e mostrano maggior attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. E’ pertanto cruciale trattenere e attrarre capitale umano nel territorio. L’Emilia-Romagna continua ad attirare laureati da altre regioni italiane: dal 2012 al 2021 la regione ha acquisito oltre 31.000 giovani laureati a discapito di altre regioni italiane; al contempo ha perso 2.500 laureati che sono emigrati verso l’estero. Per trattenere giovani nel territorio, occorre incrementare l’adozione di strumenti di welfare aziendale, che consentono anche di ottenere vantaggi in termini di produttività.