Regole uniformi per assicurare il diritto alla casa e superare alcune diseguaglianze che a livello locale caratterizzano l’accesso all’edilizia residenziale pubblica. A partire dal requisito della residenza o dell’attività lavorativa da almeno tre anni in Emilia-Romagna, che rimane un requisito di accesso ma non potrà più essere utilizzato dai Comuni per attribuire punteggi aggiuntivi in graduatoria.

È quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale nell’ultima seduta che introduce alcune modifiche all’Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica del 2018.

Tra le novità, anche un meccanismo per consentire la ristrutturazione degli alloggi attualmente sfitti, perché bisognosi di importanti interventi di recupero – che ha l’obiettivo di arrivare in tempi brevi a zero alloggi sfitti – e l’impegno della Regione al fianco delle donne vittime di violenza per l’accesso a un alloggio pubblico.

“Con questo provvedimento si definiscono e si colmano alcune disparità di trattamento a livello territoriale che non hanno ragione di essere. Per far sì che il diritto alla casa sia su tutto il territorio regionale- sottolinea l’assessora alle Politiche abitative e pari opportunità, Barbara Lori-. Per questo, dopo un ampio confronto con i Comuni e le parti sociali abbiamo deciso di intervenire secondo criteri di maggiore uniformità, ma anche flessibilità. Consapevoli di essere comunque di fronte a un problema in forte crescita rispetto al quale dobbiamo purtroppo registrare la totale assenza del Governo nazionale”.

Graduatorie, emergenza abitativa, donne vittime di violenza
La delibera introduce l’obbligo per i Comuni di attuare una ripartizione ponderata dei diversi indicatori (ad esempio, nuclei familiari numerosi, giovani coppie, fragilità economica, coabitazione) utilizzati nelle graduatorie, in modo che nessun requisito specifico possa avere un valore preponderante rispetto agli altri.

La delibera ridefinisce anche il sistema di deroghe da applicare nei casi di emergenza abitativa, una casistica questa che scatta ad esempio per i nuclei familiari in condizione di particolare fragilità. In particolare, viene stabilito che l’assegnazione, non solo dovrà rispettare i requisiti di reddito e cittadinanza previsti per l’Edilizia residenziale pubblica, ma non potrà superare il periodo di due anni, prorogabile una sola volta per un altro anno. E potrà essere applicata nei limiti di determinati scaglioni, calcolati sulla base del patrimonio Erp dei singoli Comuni.

Altra importante novità riguarda le donne vittime di violenza: anche loro potranno beneficiare di alloggi Erp, in via complementare rispetto all’utilizzo di case rifugio e dei servizi già disponibili.

Ristrutturazione degli alloggi Erp
Ma non solo. Un’importante novità della delibera regionale riguarda la possibilità di favorire il recupero, e la conseguente riassegnazione, degli alloggi Erp, attualmente sfitti perché bisognosi di interventi particolarmente costosi (per un importo superiore ai 25mila euro). In tali casi il Comune potrà temporaneamente trasferire l’alloggio ristrutturato dalle graduatorie dell’Edilizia residenziale pubblica a quelle dell’Edilizia residenziale sociale (Ers), affittandolo a canone concordato per un periodo comunque non superiore ai 9 anni. Il maggiore gettito permetterà all’Acer (o agli altri soggetti gestori) di rientrare delle spese sostenute per la riqualificazione.

Famiglie fragili o seguiti dai servizi sociali 
Tra le novità della delibera anche la possibilità per i Comuni di applicare con gradualità gli eventuali aumenti del canone di locazione – che potrebbero verificarsi in seguito all’adeguamento all’inflazione dei costi massimi di gestione degli alloggi Erp introdotti a settembre – nei casi di nuclei familiari in particolare difficoltà (la cosiddetta fascia di protezione).

Infine, per i Comuni che hanno patrimonio Erp nel territorio di altri Comuni (ad esempio il Comune di Bologna), le famiglie seguite dai servizi sociali o collocate in percorsi assistenziali, potranno presentare domanda di alloggio Erp nel Comune che le ha in carico, anche derogando al criterio della residenza anagrafica.

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