Un cinema Apollo pieno in ogni ordine di posto ha fatto da cornice alla mattinata organizzata dall’amministrazione comunale per festeggiare l’ingresso dell’Area carsica dei gessi messiniani di Borzano nel patrimonio Unesco e soprattutto per ragionare su quanto questo possa essere importante per il territorio di Albinea.

La mattinata è iniziata con l’introduzione del sindaco Nico Giberti, i saluti della presidente di Pro Loco, Antonella Incerti, che hanno ricordato l’impegno delle associazioni del territorio rispetto al traguardo raggiunto citando, oltre a Pro Loco, gli speleologi, gli Amici del Cea, il Gruppo archeologico. Per la regione era presente l’assessore alla Programmazione territoriale, Parchi e forestazione, Barbara Lori.

“La Regione si è impegnata molto per favorire e accompagnare il percorso che ha portato il riconoscimenti di 8 aree nell’Unesco – ha detto – Ora siamo pronti a proseguire a fianco delle amministrazioni dei territori premiati per la valorizzazione turistica consapevole e la tutela ambientale di quelle aree”.

Poi è stato lo speleologo, e past president della Società speleologica italiana, Mauro Chiesi, a scendere più nel tecnico e spiegare a una platea molto attenta le caratteristiche della zona in questione e il percorso virtuoso grazie al quale si è arrivati all’inserimento nell’Unesco, datato 19 settembre 2023.

La mattinata è stata conclusa dall’intervento, molto applaudito, dell’ospite d’onore della giornata: il primo ricercatore Cnr e divulgatore scientifico Mario Tozzi.

“L’eccessiva antropizzazione non è compatibile con la tutela Unesco – Ha detto dal palco – Il bollino di qualità che ha ricevuto Albinea dimostra l’unicità dell’elemento naturalistico e anche la cura che avete avuto e avete per la vostra terra, oltre alla lungimiranza degli amministratori, che l’hanno mantenuta tale e che hanno scelto di chiedere il riconoscimento. Molti altri, in altre zone d’Italia, hanno deciso pur potendo di non farlo e tenersi i soldi provenienti dalla realizzazione di parcheggi o dalle urbanizzazioni. Quello che avete fatto è in realtà la garanzia che ci sarà ancora un futuro, perché tra ecologia ed economia c’è una relazione strettissima, che purtroppo in Italia è complicatissimo far comprendere”.  Tozzi ha proseguito spiegando che in casi come questi i “vincoli” che deriveranno dall’ok dell’Unesco saranno opportunità: “Puntare sul turismo sostenibile certificato da questo riconoscimento è quello che paesi come il vostro devono fare. Il vincolo Unesco vi permetterà di pensare al futuro perché il sistema di sviluppo che abbiamo adottato fino ad oggi non può più funzionare – ha proseguito Tozzi – Più natura significa più bellezza e più economia e chi amministra dovrebbe capirlo e nel vostro caso l’ha capito. Dobbiamo puntare sull’aspetto culturale basato sul paesaggio ed è su questo che dobbiamo giocarci l’avvenire. L’attrattività del territorio basata sulla natura e la genuinità porta le persone a innamorarsi del paesaggio e a sapere che i prodotti che mangiano sono sani. Questo fa sì che si sentano tranquilli e coccolati e che non solo tornino, ma anche che parlino con piacere ad altri dei luoghi in cui sono stati”.

Tozzi ha poi criticato le scelte politiche fatte negli anni nel mondo “sviluppato”, che hanno condotto al consumo insostenibile di risorse del pianeta, totalmente squilibrato tra le nazioni ricche e povere: “Se tutti gli abitanti del mondo consumassero come gli occidentali, occorrerebbero le risorse di 3 pianeti uguali alla Terra. – ha spiegato e ha precisato che – Il disastro ecologico e quello climatico è anche un problema che interpella la giustizia sociale, visto che non è possibile pretendere da chi produce 0.5 tonnellate di Co2 l’anno (cittadini dell’Africa) gli stessi sacrifici richiesti a chi ne consuma 16 (cittadini Usa). Servirebbero leggi con l’obiettivo di portare a zero il consumo di suolo, non solo di ridurlo – ha affermato il ricercatore – La colpa dell’urbanizzazione selvaggia che caratterizza l’Italia è anche di ognuno di noi, ma è ora di dire basta. Dobbiamo ridisegnare un mondo diverso per i nostri figli puntando, come avete fatto voi con la certificazione Unesco, sulla tutela della natura e del territorio. Zero nuovo consumo di suolo, mentre ovviamente le ristrutturazioni dell’esistente sono quello che si può fare”.

In chiusura il sindaco Giberti ha ringraziato Tozzi e ha ricordato che dal 2006 al 2022, dati Ispra, il Comune di Albinea è tra quelli in provincia che ha consumato meno suolo. Soltanto nei territori della montagna le costruzioni sono meno diffuse, ma stiamo parlando di zone che soffrono di fenomeni di spopolamento, mentre Albinea, vista anche la sua vicinanza al capoluogo, è un luogo molto appetibile in cui stabilirsi: “Questa attenzione a preservare il territorio ha caratterizzato sia la nostra amministrazione che altre che ci hanno preceduto – ha concluso Giberti – Il riconoscimento Unesco è merito di tante persone e associazioni, oltre alla Regione, che hanno avviato e creduto nel percorso, ma anche di chi ha amministrato Albinea in questi anni. Molti dei cantieri che si vedono oggi sono ristrutturazioni dell’esistenze e altri sono concessioni edilizie legate a piani regolatori approvati 20 anni fa. Detto questo – ha concluso il sindaco citando Tozzi e Chiesi – l’area premiata con il riconoscimento Unesco è vasta e non antropizzata, nonostante sia l’unica tra quelle dell’Emilia Romagna non inserita in un parco. Ciò vuol dire che il rispetto per l’ambiente da parte degli amministratori c’è stato e c’è. Il marchio Unesco ci dà grande soddisfazione, ma è l’inizio di un percorso che richiede tanta responsabilità di cui siamo lieti di farci carico”.

 

IL RICONOSCIMENTO UNSECO – I GESSI DI ALBINEA NEL PATRIMONIO UNESCO

Il 19 settembre scorso è arrivato da Ryad il coronamento di un percorso di documentazione, esplorazione e studio avviato da illustri naturalisti reggiani sin dal ‘700: Antonio Vallisneri, Lazzaro Spallanzani, Gaetano Chierici e proseguito dal XX secolo sino ad oggi dall’attività di generazioni di speleologi.

Anche i “gessi” di Albinea sono stati infatti ammessi a pieno titolo nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO WH “EKCNA” (Evaporite Karst and Caves of Northern Appenines), il 59° che può vantare l’Italia, il primo al mondo che valorizza il carsismo nelle rocce evaporitiche.

L’importante riconoscimento è arrivato al termine di un percorso promosso nel 2016 dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, che ha coinvolto nel suo complesso iter la Regione Emilia-Romagna, 19 Comuni, 4 Enti di gestione dei Parchi, le Università di Bologna e di Modena e Reggio Emilia, la Soprintendenza, un prestigioso Gruppo Tecnico Scientifico e infine il coordinamento e la collaborazione del Ministero della Transizione Ecologica.

Al contrario delle spettacolari pareti esposte che caratterizzano la “vena del gesso” della collina bolognese e romagnola, nel reggiano la particolare giacitura verticalizzata delle bancate gessose è meno avvertibile nel contesto del paesaggio. Ciò nonostante è proprio questa condizione a costituire caratteristica unica e distintiva permettendo lo sviluppo in senso appenninico di estesi complessi carsici.

Nel solo territorio di Albinea sono oltre 40 le grotte compiutamente cartografate e il sistema carsico afferente alla famosa Tana della Mussina di Borzano è sinora esplorato complessivamente per oltre 1.900 metri.

Il riconoscimento quale Patrimonio dell’Umanità di questa area carsica si aggiunge alle tutele, derivanti dalla Direttiva Habitat (1992/43/CEE), della Zona Speciale di Conservazione IT4030017 – Ca’ del Vento, Ca’ del Lupo, Gessi di Borzano per la tutela di habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche di interesse comunitario, ed ai vincoli paesaggistici di cui alla Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area di Borzano-Le Croci sita nei comuni di Albinea e Viano del 1 agosto 1985 (ex Legge 1497, 1939).

Un territorio naturale fortemente attrattivo, fruito da decine di migliaia di escursionisti ogni anno e in tutte le stagioni grazie alla diffusa rete di sentieri ed itinerari disponibili, che va protetto e valorizzato in forme sostenibili attraverso una maggiore consapevolezza delle peculiarità e dei delicati equilibri ecosistemici che ne fanno una eccezionale e imperdibile risorsa ambientale e paesaggistica.

La conoscenza è alla base della consapevolezza e il rispetto verso questo patrimonio collettivo da conservare per la qualità della vita delle generazioni future: con il riconoscimento ottenuto agli occhi del mondo, ne assumiamo maggiore responsabilità.

 

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