Uno studio scientifico finanziato dall’Unione Europea e del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), con il programma Next Generation EU (PRIN-PNRR 2022), ha consentito l’identificazione di un farmaco ad attività antiepilettica: il trilostano. Questo farmaco è stato originariamente sviluppato per la terapia di tumori ormono-dipendenti e per l’iperfunzione della corteccia surrenale (sindrome di Cushing), per essere poi abbandonato per la sua debole attività terapeutica, tanto da mantenere un suo utilizzo in ambito esclusivamente veterinario.

L’interesse per un possibile uso del trilostano per l’epilessia è stato suggerito dalla capacità di tale farmaco di aumentare notevolmente la produzione di varie molecole utilizzate nel nostro organismo per la sintesi di ormoni steroidei, tra le quali l’allopregnanolone che possiede note proprietà anticonvulsive. Nello studio Unimore, effettuato dal dottorando Mohammad Gol e dalle dott.sse Anna Maria Costa e Chiara Lucchi nel Laboratorio di Epilettologia sperimentale del Dipartimento di Scienze Biologiche, Metaboliche e Neuroscienze (DBMN), diretto dal Prof. Giuseppe Biagini, è stato dimostrato che il trilostano triplica la concentrazione nel sangue dell’allopregnanolone, portando a un notevolissimo incremento della concentrazione di questa molecola, appartenente alla classe dei neurosteroidi, nella corteccia cerebrale e nell’ippocampo, regioni coinvolte nell’epilessia del lobo temporale.

A questo effetto del farmaco ha fatto seguito un arresto nell’incremento delle crisi epilettiche negli animali che hanno ricevuto il trattamento con il trilostano per una sola settimana. In precedenza, gli stessi ricercatori avevano dimostrato che il trilostano è in grado di rallentare la comparsa di epilessia dopo una causa scatenante, presentando quindi proprietà antiepilettogene. Il trilostano, quindi, in base a questi studi, si configura come un vero e proprio farmaco antiepilettico e non un semplice anticonvulsivo, in quanto è risultato in gradi di modificare il decorso naturale della malattia, requisiti ritenuti indispensabili dall’ILAE per definire correttamente un farmaco antiepilettico e per distinguerlo dai più comuni farmaci anticonvulsivi.

L’importanza di questi risultati non è sfuggita alla rivista Nature Reviews Neurology (secondo la banca dati Scopus, la rivista più importante nell’ambito delle Neuroscienze Cellulari e Molecolari), che ha segnalato la ricerca effettuata a Unimore con un “Research Highlight” di prossima pubblicazione.

“Nonostante i risultati siano stati ottenuti in ratti epilettici, la disponibilità del farmaco oggetto della ricerca nel prontuario terapeutico veterinario apre già interessanti prospettive per una sua valutazione clinica” – ha commentato il Prof. Giuseppe Biagini.

“È con particolare piacere e apprezzamento che apprendo del significativo risultato conseguito dal nostro dottorando di Clinical and Experimental Medicine Dr. Mohammad Gol, relativamente a una pubblicazione riferita ad una importante tematica neurofarmacologica e in una sede editoriale così prestigiosa. I miei complimenti a lui e all’intero gruppo di ricerca, diretto dal Prof. Giuseppe Biagini già coordinatore del dottorato CEM” ha aggiunto il coordinatore del Corso di Dottorato, Prof. Marco Vinceti.

“Apprendo con particolare piacere di questo prestigioso riconoscimento sia perché dimostra le grandi potenzialità del repurposing di farmaci, già testati clinicamente e quindi pronti per nuove applicazioni, sia perché corona una linea di ricerca pluriennale di uno dei laboratori di punta del nostro Dipartimento” – ha concluso il Prof. Michele Zoli, Direttore del DBMN.

Primo autore del lavoro è il dott. Mohammad Gol, dottorando iscritto al terzo anno del corso in Clinical and Experimental Medicine (CEM) – Medicina Clinica e Sperimentale, insieme alla dott.ssa Anna Maria Costa, ricercatrice Unimore che ha conseguito il dottorato di ricerca in Medicina Clinica e Sperimentale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia nel 2019. Responsabile del lavoro è la dott.ssa Chiara Lucchi, assegnista di ricerca che ha conseguito il dottorato di ricerca in Medicina Clinica e Sperimentale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia nel 2016.

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