Dopo 17 anni di terrore vissuto tra le mura domestiche, una donna sulla trentina ha trovato la forza di andare dai Carabinieri della Stazione Bologna per denunciare il marito, 46enne albanese che la maltrattava, anche di fronte ai figli minorenni. È successo una decina di giorni fa, quando la malcapitata si è presentata nella caserma di viale Enrico Panzacchi per raccontare ai Carabinieri una storia triste, iniziata subito dopo il matrimonio avvenuto nel 2007 in Albania e continuata negli anni in provincia di Bologna, dove era andare a vivere col marito per trovare la felicità, ma invece ha trovato tristezza e sofferenza.
Ingiurie, minacce, percosse, spinte, sputi, tirate di orecchie, schiaffi, pugni in testa, strette attorno al collo e altre prevaricazioni erano all’ordine del giorno nei modi di fare autoritari del marito che voleva avere il controllo su tutto, bloccando qualsiasi iniziativa della compagna. Tra gli episodi più violenti che la donna ha raccontato ai Carabinieri, c’è sicuramente quello accaduto quando si dimenticò di chiudere il portone di casa. Il marito, infastidito dalla dimenticanza della compagna, l’aveva chiusa in bagno per punizione, picchiandola con schiaffi e pugni, trascinandola per i capelli e fermandosi soltanto di fronte all’intervento di uno dei due figli minorenni che preoccupato per lo stato di gravidanza della mamma che stava per avere il terzo figlio, si rivolse a lei dicendole: “Mamma io ho paura che papà ti faccia male e il bimbo ti esca dalla pancia!”.
Consapevole di non essere più in grado di andare avanti in quelle condizioni, la donna è riuscita ad alzare la testa e a chiedere aiuto ai Carabinieri: “Tanto mi ha ucciso dentro ogni volta, soprattutto quando mi picchiava da incinta, perché questi anni non ho vissuto, sono sopravvissuta”. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica di Bologna, applicando nei confronti del 46enne albanese, indagato per maltrattamenti contro familiari o conviventi, la custodia cautelare in carcere. Arrestato dai Carabinieri della Stazione Bologna che lo hanno rintracciato a Calderara di Reno, il 46enne è stato tradotto presso la Casa circondariale – Rocco d’Amato di Bologna.