A inizio 2024 la maggior parte degli studenti dell’Ipsia Corni di Modena non sapeva cosa è successo il 9 gennaio 1950 davanti alle ex Fonderie.

Due mesi e mezzo dopo alcuni di essi hanno potuto raccontare quel tragico evento ad altri studenti della loro scuola. Non l’hanno fatto solo con le parole, ma progettando e realizzando alcuni oggetti.

Stamattina li hanno presentati durante un incontro intitolato “9 gennaio 1950 – l’eco della protesta”. L’iniziativa ha concluso un percorso didattico finalizzato a trasmettere alle giovani generazioni la memoria di quanto accadde a Modena 74 anni fa.

«Il Corni è stato scelto in quanto rappresenta un ponte ideale tra la manifattura modenese di allora e quella di oggi», spiegano Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil di Modena e Reggio, promotori del progetto insieme al Comune di Modena.

Accompagnati dai docenti Francesca Franceschini, Federica Di Padova, Paolo La Valle, Gianluca Graziosi, Ettore Barbalace, Saverio Cioppa, Matteo Minelli e dall’assistente tecnico Paolo Nannini, i ragazzi hanno presentato gli oggetti e spiegato il loro significato.

La classe 4a A ha prodotto una lampada il cui fascio di luce serve a illuminare la storia.

La classe 4a B ha realizzato portachiavi per conservare le chiavi della memoria.

La classe 4a L ha confezionato dei segnalibro con foto e ritagli di giornale sul 9 gennaio 1950.

Al termine della presentazione degli oggetti i sindacati dei pensionati Spi Cgil Modena, Fnp Cisl Emilia Centrale e Uilp Uil di Modena e Reggio hanno premiato le tre classi con una targa ricordo e un assegno di studio da 200 euro che sarà speso in attività didattiche.

Prima che parlassero i ragazzi sono intervenuti il vicesindaco di Modena Gianpietro Cavazza e Arturo Ghinelli, parente di una delle sei vittime dell’eccidio delle Fonderie.

«Il 9 gennaio 1950 ero ancora nella pancia di mia madre. Infatti sono nato sei mesi dopo. Ma quello che successe quella mattina influenzò non poco la mia vita. Il mio stesso nome viene da lì. Mi chiamo Arturo perché tra i sei operai uccisi davanti alle Fonderie c’era mio zio Arturo Malagoli, fratello di mia madre».

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