Continua, a livello globale, la fase di grave incertezza legata alle forti tensioni geopolitiche, che ha già determinato un deciso rallentamento del commercio mondiale.

Nonostante ciò è proseguita anche nel 2023 la crescita dell’economia modenese iniziata nel 2021, anche se a ritmi molto meno sostenuti rispetto agli anni precedenti (+1,6% il valore aggiunto, comunque sempre superiore alla media regionale dell’1,3%). Costruzioni e terziario sono sempre i macrosettori che fanno da traino. Quest’ultimo in particolare beneficia del persistente buon andamento del turismo, grazie soprattutto ai flussi dall’estero.

Prosegue invece la fase di difficoltà dell’industria in senso stretto, sulla quale pesa in particolare il rallentamento delle esportazioni, particolarmente pesante in un settore chiave per l’economia provinciale come quello della ceramica.

La crescita dell’economia non è più accompagnata però da quella degli occupati, com’era avvenuto in modo molto robusto nel 2022. Arretra leggermente il numero degli occupati, per effetto di un calo dei lavoratori dipendenti (-3,2%) e di una contemporanea crescita di quelli autonomi che già erano aumentati nel 2022. Crescono disoccupati e soprattutto gli inattivi.

Nel 2023 la percentuale di lavoratori dipendenti a tempo determinato torna, dopo la crescita del 2022, agli stessi livelli del 2021, ma aumenta complessivamente la quota di lavoratori dipendenti che vivono una condizione di “disagio lavorativo”, principalmente perché costretti, in mancanza di valide alternative, a prestare la propria attività a termine e/o a part-time. In questa condizione si trova quasi il 18% dei dipendenti. Peraltro i dati Inps confermano che soltanto il 53,6% dei lavoratori dipendenti dei settori privati non agricoli ha lavorato nel 2022 a tempo pieno per tutto l’anno.

In un anno nel quale i prezzi sono aumentati molto (+8,3% secondo l’indice NIC riferito alla provincia di Modena), le retribuzioni medie annue dei dipendenti privati non agricoli sono aumentate del 3,9%, ma si tratta di un aumento in parte dovuto al numero maggiore di ore lavorate: infatti la retribuzione media giornaliera è cresciuta solo dell’1,8%, percentuale che addirittura si riduce all’1,7% per le donne (contro il +2,1% per i maschi) e all’1,0% per le figure operaie.

Anche le dichiarazioni dei redditi rese nel 2023 e relative all’anno di imposta 2022 confermano una tendenza all’aumento delle diseguaglianze: mentre i redditi da lavoro e assimilati crescono mediamente del 3,3% rispetto all’anno precedente, quelli da lavoro indipendente registrano un incremento che supera quello dell’inflazione: +11,0%.

La popolazione complessiva della provincia di Modena è sostanzialmente stabile negli ultimi anni, ma accelera l’invecchiamento della popolazione, con un’età media che ha raggiunto i 46 anni aumentando di 2 anni nell’ultimo decennio.

Alla base di questo fenomeno sta un forte calo delle nascite a partire dal 2009 che nel 2022, anche per effetto dell’aumento dei decessi degli ultimi anni, ha generato un saldo naturale fortemente negativo (- 2.997 persone), per ora compensato dai saldi migratori, non solo stranieri ma anche italiani.

Gli stranieri residenti in provincia di Modena sono circa 96 mila e la loro percentuale sul totale della popolazione residente è negli ultimi anni sostanzialmente stabile (13,6% al 1.1.2023). Di questi, circa i ¾ hanno un’età compresa tra i 15 e i 64 anni e oltre 71 mila sono stati censiti da Inps tra i lavoratori della provincia, la maggior parte dei quali, circa il 70%, occupati come dipendenti dei settori privati non agricoli. La loro retribuzione media annua è di circa 18.000 €, con un divario molto rilevante tra maschi e femmine. La provincia di Modena è interessata da un rischio elevato di frane e di allagamenti, enfatizzato da un’alta percentuale di consumo di suolo (11,0% contro la media regionale di 8,9%). Si tratta inoltre di uno dei territori con l’aria più inquinata della regione: anche se nel 2023 la situazione è migliorata, negli ultimi 5 anni la stazione via Giardini a Modena è in tutta la regione quella che ha registrato il maggior numero di sforamenti annui del limite di 50 μg/m3 medi giornalieri, considerato dalla legge limite di protezione della salute umana.

 

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