Un sostegno alla riapertura delle sale cinematografiche e dei teatri storici dell’Emilia-Romagna chiusi da oltre otto anni, quattro per quelli che si trovano in aree montane. Lo prevede un progetto di legge della Giunta regionale approvato nella seduta di oggi dell’Assemblea legislativa.

Sono 117 i teatri storici presenti in regione, di questi 84 sono in attività, mentre 33 non sono attivi per ragioni diverse, tra le quali anche la durata e l’impegno finanziario dei lavori di restauro e di adeguamento normativo e tecnologico, anche a seguito di eventi calamitosi. Una situazione che si riscontra anche nel caso delle sale cinematografiche, e in particolare delle monosale, delle piccole multisale e di quelle collocate in aree non densamente abitate.

Nel caso dei teatri storici, così come per le sale cinematografiche, la riapertura dopo un lungo periodo di chiusura comporta investimenti significativi. Sempre più spesso, di conseguenza, l’impulso o l’iniziativa per il riavvio dell’attività parte dai Comuni o li vede direttamente coinvolti sia nella fase della riqualificazione che in quella della gestione, entrambe particolarmente onerose.

Per questo motivo la Regione ha voluto integrare la disciplina regionale in materia di spettacolo (L.R. n. 13 del 1999) e quella in materia di cinema e audiovisivo (L.R. n. 20 del 2014) per prevedere, tra le tipologie di intervento regionale a supporto dello spettacolo, il concorso di viale Aldo Moro alle spese per la riapertura delle sale cinematografiche e dei teatri storici chiusi da più di otto anni o da almeno quattro anni se si trovano in aree montane.

Il progetto di legge assicura inoltre un contributo straordinario alla riapertura del Cinema Teatro Carani, nel modenese, che ha inaugurato lo scorso 2 marzo, grazie all’impegno di un gruppo di cittadini e imprenditori locali.

Lo storico cinema e teatro, costruito nel 1930 – un’opera grandiosa per il periodo, sia per la capienza, poiché la sala poteva ospitare fino a 1.600 posti a sedere, sia per la tecnica costruttiva, basata sul largo uso del cemento armato, che consentì la realizzazione di gallerie a sbalzo e un’ampia cupola apribile per il raffrescamento nei mesi estivi – venne chiuso nel 2014 per mancanza dei requisiti di agibilità e nel 2019 venne acquistato da una fondazione costituita dai cittadini allo scopo di riattivare il teatro e donarlo, una volta ristrutturato a proprie spese, all’Amministrazione comunale interessata. A fronte e a supporto dello straordinario investimento dei cittadini e delle aziende nell’acquisto, nella ristrutturazione e nella gestione del Teatro Carani, la Regione ha ritenuto di sostenere la gestione teatrale nella fase iniziale, concedendo un contributo straordinario pari complessivamente a 500mila euro, 130mila nell’esercizio finanziario 2024 e 185mila euro per gli esercizi finanziari 2025 e 2026.

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