Ci sarà tempo fino alla fine del 2024 per i Comuni e le Unioni di Comuni in graduatoria nel bando di Rigenerazione urbana 2021 della Regione Emilia-Romagna per ottenere i contributi previsti.

La Giunta regionale ha prorogato al 31 dicembre di quest’anno la validità delle richieste di contributo presentate e ritenute ammissibili, e ha approvato le condizioni per lo scorrimento della graduatoria. L’importo individuato per dare a un numero maggiore di Amministrazioni la possibilità di ottenere i contributi è di ulteriori 10 milioni e mezzo di euro a valere sul Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 (FSC), che saranno disponibili dopo la pubblicazione della delibera CIPESS di assegnazione delle risorse FSC.

L’interesse che il bando ha suscitato, con 177 proposte pervenute e la quasi totalità di quelle già finanziate giunta all’approvazione e all’avvio degli interventi, dimostrano un’ottima capacità progettuale da parte degli Enti locali.  La Regione ha dunque deciso di ampliare il numero delle Amministrazioni che potranno beneficiare dei contributi per le proposte già vagliate e ritenute ammissibili.

“Prosegue il percorso positivo del bando Rigenerazione urbana 2021- afferma l’assessora alla Programmazione territoriale, Barbara Lori- e aumentano le risorse che la Regione mette a disposizione di una programmazione territoriale a zero consumo di suolo. Un progetto che promuove interventi di rigenerazione partendo dai comuni più piccoli, montani e situati nelle aree interne, con particolare attenzione alla qualità ambientale delle proposte. L’obiettivo è dare a queste comunità nuove opportunità di contrastare lo spopolamento, nuovi servizi e migliori condizioni di crescita e sviluppo, rafforzando le reti sociali, riducendo la distanza tra centro e periferia e valorizzando le identità territoriali. Siamo molto soddisfatti- chiude l’assessora- per la grande capacità progettuale delle Amministrazioni che hanno partecipato”.

I Comuni e le Unioni dei Comuni potenzialmente beneficiarie dei contributi sono 18. Per poter accedere ai contributi è necessario che sussistano i seguenti presupposti: l’esplicito interesse da parte dell’Amministrazione proponente all’attuazione della proposta presentata, garantendo la quota di cofinanziamento locale prevista; l’attuabilità della proposta rispetto agli impegni proposti in fase di selezione al bando, con particolare interesse al rispetto delle condizioni di premialità che hanno consentito l’assegnazione; la presenza delle condizioni per il rispetto delle scadenze di svolgimento lavori, che dovranno partire entro il 30 ottobre 2025 e concludersi entro il 31 dicembre 2028.

Gli esiti del bando ad oggi

Il bando, rivolto ai Comuni e alle Unioni di Comuni sotto i 60mila abitanti, prevede contributi per dare nuova vita a spazi pubblici da tempo dismessi e non più in uso – come ex scuole, vecchie sedi comunali, depositi o magazzini -, con lo scopo di metterli a disposizione della comunità per ospitare nuovi servizi. Oltre a stabilire premialità per i Comuni montani e delle aree interne, per quelli con meno di 5mila abitanti e per quelli che ancora non hanno ricevuto contributi regionali per interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, il bando ha assegnato particolare importanza alla qualità ambientale del progetto.

Gli interventi, oltre ad evitare nuovo consumo di suolo, sono stati indirizzati a mantenere alta l’attenzione sulla loro effettiva capacità di generare nuove funzioni e ospitare nuove attività, anche attraverso forme di partecipazione e coprogettazione. Creando spazi di comunità capaci di trasformarsi in nuove opportunità per valorizzare il territorio: biblioteche, luoghi di aggregazione per i giovani, centri per anziani, aree polivalenti e sportive, giardini, parcheggi, strutture turistiche e culturali.

Finora sono stati 80 gli interventi di rigenerazione urbana finanziati dalla Regione Emilia-Romagna con 47 milioni di euro, capaci di generare sul territorio investimenti per oltre 75 milioni di euro. I Comuni più piccoli hanno ottenuto il 42% delle risorse disponibili, mentre il 46% è andato ai Comuni e alle Unioni montane e delle aree interne.

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