Con la Grande Crisi del 2008, il livello di incertezza economica è cresciuto, con ripercussioni misurabili nel commercio internazionale, nella crescita dei prezzi al consumo e nella fiammata inflazionistica. E come emerge da un’analisi dell’ufficio studi di Lapam Confartigianato, a risentirne maggiormente sono state le donne, il cui tasso di occupazione rimane inferiore rispetto a quello maschile. Nonostante a Reggio Emilia il tasso di occupazione femminile sia comunque tra i più elevati d’Italia e posiziona la provincia al 20° posto rispetto alle altre zone nazionali, nel 2023 nel territorio si è assistito a un -2,5% rispetto al 2019, rimanendo quindi ben al di sotto della media maschile e toccando i 24 punti percentuali in meno di differenza tra i due generi nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni, tipicamente il range in cui le madri hanno figli piccoli a cui dedicarsi.

Nella provincia di Reggio Emilia sono 9.169 le imprese attive a conduzione femminile, il 19,1% del totale delle imprese attive sul territorio, dato in linea con il trend dell’ultimo anno. Tra i settori maggiormente in difficoltà troviamo il comparto moda, l’agricoltura e il commercio al dettaglio, mentre cresce maggiormente il numero di imprese femminili nel comparto dei servizi alle imprese, in particolare nei servizi di comunicazione, gestione e consulenza aziendale. Il comparto artigiano, con dettaglio disponibile solo a livello regionale, vede crescere in particolare le imprese che offrono servizi informatici. Nel reggiano, le imprese artigiane sono il 24,7% di quelle a conduzione femminile, quelle gestite da straniere sono 17,1% mentre sono il 9,6% quelle gestite da ragazze under 35.

«L’analisi dell’ufficio studi dell’associazione – conclude Rita Cavalieri, presidente del Movimento Donne di Lapam Confartigianato – mostra come vi sia una difficoltà per le donne nel trovare occupazione e nel fare impresa, dando libero sfogo alle loro idee imprenditoriali. Una delle motivazione alla base di questi dati è la difficoltà per le donne di poter conciliare vita lavorativa e vita privata a causa dell’assenza di misure che vadano proprio in questa direzione. Se vogliamo favorire l’occupazione “rosa” e la realizzazione di nuove attività imprenditoriali che siano gestite anche al femminile, dobbiamo intraprendere azioni forti e concrete per evitare che le donne si debbano trovare di fronte al bivio di scegliere tra la vita privata e la carriera lavorativa. È per questo motivo che, come associazione, collaboriamo a progetti dedicati all’empowerment femminile, oltre a formare e a inserirci all’interno dei programmi scolastici, puntando molto sul coinvolgimento anche delle ragazze verso materie STEM, cercando di superare pregiudizi sociali e culturali».

 

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