Se è vero che nei comuni montani del modenese le micro-piccole imprese sono 5.380 e rappresentano il 99,4% dell’intero tessuto imprenditoriale, dando lavoro al 78,5% degli addetti (quota superiore di 14 punti rispetto a quanto si rileva nei territori non montani), è anche vero che si deve prestare attenzione al fenomeno dello spopolamento.

È quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi di Lapam Confartigianato che ha esaminato la demografia di imprese e popolazione nei comuni dell’Appennino modenese. Come emerge dall’indagine, al 31 dicembre 2023, dato più aggiornato disponibile, sono 6.661 le imprese attive operanti nei 17 comuni montani, di cui 2.222 artigiane, il 33,4%. Negli ultimi 12 mesi, però, i comuni montani hanno perso complessivamente 109 imprese, pari a un -1,6%. Rispetto al periodo precedente alla crisi Covid si sono perse 292 imprese montane, un calo del 4,2%, mentre rispetto al quarto trimestre 2008 si contano 1.377 imprese in meno per un -17,1%. Analizzando la composizione delle imprese per macrosettori si nota come il territorio abbia una vocazione agricola: oltre un quarto delle imprese, infatti, lavorano nel settore primario. Seguono per numerosità di imprese il settore delle costruzioni con 1.245 attività, il commercio con 1.208 imprese e il macrosettore dei servizi alle imprese che in montagna conta 969 attività.
Parlando di demografia, anche la popolazione nei comuni montani registra una lieve flessione. al primo gennaio 2024 si contano 63.385 residenti, il 9% della popolazione provinciale.

Oltre due abitanti su cinque sono concentrati nei comuni più popolosi di Pavullo e Serramazzoni. Proprio questi due comuni principali, insieme a Guiglia e Prignano sulla Secchia, sono gli unici comuni che registrano una crescita del numero di residenti nell’arco degli ultimi 10 anni addirittura superiore alla media provinciale. Infatti, mentre la popolazione modenese dal primo gennaio 2014 è cresciuta dell’1,1%, i residenti dei comuni montani calano in media dello 0,4%, corrispondente a 252 residenti in meno in 10 anni. A registrare cali a doppia cifra sono in particolare Palagano (-10,8%), Frassinoro (-12,2%) e Riolunato (-12,8%). La popolazione giovanile al di sotto dei 35 anni rappresenta poco meno di un terzo della popolazione residente nei comuni montani. A seguito dell’invecchiamento progressivo della popolazione, il numero di giovani registra un -3,1% tra i comuni montani, pari a 620 giovani in meno in dieci anni. All’opposto, la popolazione con oltre 65 anni d’età, che ad oggi rappresenta il 26,5% della popolazione nei comuni montani, negli ultimi 10 anni è cresciuta del 5%. Considerando dunque la popolazione in età lavorativa tra i 35 e i 64 anni, si ha un calo dell’1,6% in un decennio nei comuni appenninici, pari a 434 adulti in meno.

«Siamo fermamente convinti – affermano da Lapam Confartigianato – che investire nelle aree montane rappresenti una straordinaria opportunità per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Investire in queste zone significa non solo preservare un patrimonio naturale e culturale unico, ma anche stimolare l’economia locale attraverso nuove opportunità di sviluppo. Lo spopolamento è sicuramente un fenomeno da attenzionare: visti anche i trend demografici, sarà sempre più importante il ricambio generazionale tra imprenditori per garantire la continuità del fare impresa. Dai dati emerge un aumento delle donne che scelgono di avviare l’attività imprenditoriale, che al 31 dicembre 2023 gestiscono il 22,5% delle imprese attive in montagna, un dato superiore al 21,8% medio provinciale: è sicuramente un aspetto positivo e che ci fa ben sperare per il futuro».

 

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