«Le sentenze della Corte Costituzionale sul meccanismo del payback sanitario non hanno risolto il problema fondamentale per il settore, ossia la retroattività delle norme in materia di ripiano degli sforamenti dei servizi sanitari regionali e non hanno valutato l’incostituzionalità della norma come richiesto dalle imprese e da noi». Questo quanto affermano Lapam Confartigianato e CNA. Come già ribadito a più riprese nei mesi precedenti, le associazioni ritengono inaccettabile la retroattività delle disposizioni che interessano il periodo 2015-2018 che penalizza le imprese del distretto biomedicale.

«Due gli aspetti importanti da illustrare – continuano da Lapam Confartigianato e CNA –: il primo riguarda l’entità dei rimborsi, che nonostante una sentenza riconosca la riduzione dei pagamenti al 48%, rimane comunque rilevante per le piccole imprese. Il secondo è legato al calcolo del ripiano degli sforamenti per gli anni dal 2019 in poi. Che cosa succederà da quella data in avanti? La norma originaria verrà applicata integralmente? Sono questi gli interrogativi che porteremo all’attenzione delle forze politiche rappresentanti del territorio nei prossimi giorni, chiedendo con forza l’avvio di un’azione legislativa che porti alla modifica sostanziale di questa norma che riteniamo tuttora inaccettabile».

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‘Non metto certamente in discussione la sentenza della Corte Costituzionale che ha agito sul piano a lei conforme, ma ribadisco l’irrazionalità della norma sui payback dispositivi medici sia sul piano delle politiche industriali che sanitarie. È necessario porre rimedio al più presto e il Governo ed il Parlamento devono intervenire per “sanare” il periodo 2015/2018 e abrogare velocemente la norma del 2015. Una norma sbagliata, desunta probabilmente dalla norma del playback farmaceutico, senza aver contezza della sostanziale differenza dei comparti produttivi. Lo dico sapendo che è stata introdotta dal Governo Renzi, rimasta dormiente per quasi 8 anni, che ha visto succedersi governi di centro-destra, di centro-sinistra, di unità nazionale come il Governo Draghi che ha purtroppo “risvegliato” la norma, ma nessuna forza politica ha mai ritenuto di proporne l’abrogazione, nonostante le sollecitazioni delle associazioni di categoria e del nostro distretto.  Oggi, a fronte di un bene ed interesse collettivo quale il distretto del biomedicale ed il rischio di un suo indebolimento, certamente nel nostro territorio ma riguarda tutto il comparto produttivo e distributivo nazionale, è necessario intervenire.  Un settore strategico per un paese come il nostro dove ricerca, innovazione, sviluppo necessita di un costante raccordo con una sanità pubblica di qualità.  Così come la sanità pubblica deve essere finanziata dalla fiscalità generale e non da balzelli assurdi su parte di imprese produttrici e distributive. Per questo, in accordo con i Parlamentari del territorio On De Maria e Sen. Vaccari, riteniamo si debba agire in sede parlamentare e nei confronti del governo al fine di abrogare la norma immediatamente onde evitare l’applicazione del balzello per gli anni 2019/ 2024, ancora più pesante in termini economici per le imprese del settore.  Inoltre, occorre che siano previsti immediatamente i 2 miliardi necessari per finanziare gli anni 2015/ 2018 e sollevare le imprese da questo impegno e assicurare alle regioni le risorse iscritte nei bilanci delle aziende.  Sono impegni che abbiamo preso tra tutte le forze politiche lo scorso anno ad un incontro a Mirandola con le rappresentanze delle imprese. È il momento di essere coerenti dimostrando la “utilità ” delle rappresentanze politiche nazionali e regionali dei territori. Da parte mia sono in contatto oltre che con i Parlamentari del mio partito, anche con l’Assessore regionale Colla che si attiverà quanto prima con le associazioni di categorie e con il collega Donini al fine di comprendere la situazione per quanto attiene la nostra Regione e soprattutto per rilanciare azioni che portino al superamento della norma. Proprio oggi a Mirandola c’è stata la conferenza stampa per il corso di laurea magistrale per il biomedicale al servizio di tutte le imprese del settore.  Ma ci devono essere le imprese e devono essere sostenute per rafforzarsi e crescere. Il payback rischia di avere l’effetto contrario’

Palma Costi – Consigliera PD Regione Emilia-Romagna

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“Prendiamo atto che la Corte Costituzionale, pur riconoscendo palesi criticità riguardo, soprattutto, alla tutela delle aspettative delle imprese e alla certezza dei rapporti giuridici della norma pensata nel 2015 dal governo Renzi, ha ritenuto di confermare la costituzionalità del meccanismo del payback richiesto alla aziende di dispositivi medici per il triennio 2015-2018, sottolineando chiaramente che si tratta di una valutazione circoscritta alle particolari condizioni di crisi dell’arco temporale preso in esame.

Ora auspichiamo che si aprano margini di azione per affrontare e correggere le criticità normative persistenti per gli anni successivi e per affiancare e supportare il comparto nella gestione di una crisi di sistema senza precedenti.” Così il Sen. Michele Barcaiuolo a commento della posizione della Consulta.

La sentenza e le sue conseguenze in termini di impatto economico e occupazionale, – continua il Senatore Barcaiolo – mettono a rischio una filiera industriale di eccellenza come quella del biomedicale, che a Mirandola vede uno dei distretti di maggiore rilevanza a livello europeo. Siamo consapevoli come gran parte delle imprese non solo saranno nell’impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche. Ciò causerà danni al comparto industriale, ai lavoratori e a diritto alla salute di cittadini e pazienti ”, continua il senatore Barcaiuolo.

A dispetto delle parole di soddisfazione di qualche governatore regionale di sinistra che predilige l’avanzo di bilancio a scapito dei posti di lavoro e della tutela della salute dei propri elettori, ci tengo a rassicurare le tante aziende del biomedicale modenese che mi farò promotore di iniziative concrete affinché questo Governo possa agire e perché nessuno sia lasciato nell’impossibilità di lavorare, produrre  pagare gli stipendi ai propri lavoratori e garantire forniture di qualità ai nostri ospedali”, conclude il senatore di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo.

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Così il coordinatore del Pd Bassa Modenese Simone Silvestri:

“Come abbiamo detto più volte, quella del Payback per i dispositivi medici è una norma ingiusta, che va modificata al più presto in quanto non tiene conto delle difficoltà crescenti dei produttori, e riversa sulle  imprese fornitrici il carico di spese anche straordinarie sostenute per combattere l’emergenza Covid.

Ora governo e parlamento devono risolvere al più presto questa delicatissima questione, se non vogliamo mettere in serio pericolo un intero comparto produttivo ad altissima specializzazione e grande impatto economico sul territorio e sull’interno Paese.

Da parte nostra, stiamo attivando tutti i canali parlamentari e i consiglieri regionali perché continuino a far pressione e se possibile la aumentino ulteriormente”.

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“La sentenza della Corte Costituzionale sul Payback per i dispositivi medici per le sue conseguenze ripropone rischi molto seri per la tenuta di un settore produttivo di grande valore per il Paese e, in quest’ ambito, per il distretto di Mirandola.

A maggior ragione ora occorre agire sulla normativa vigente.

Come abbiamo già fatto, intendiamo assumere ulteriori iniziative parlamentari, su cui chiederemo l’impegno di tutti i gruppi della Camera e di tutti gli eletti del territorio più interessato.

Sono a rischio migliaia di posti di lavoro ed un comparto fondamentale per il made in Italy”: così i deputati del Partito Democratico Andrea De Maria e Stefano Vaccari.

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In merito al tema del cosiddetto “payback sanitario”, il meccanismo che introduce un tetto alla spesa sostenuta a livello nazionale e regionale per acquisti di beni e servizi in ambito sanitario, in particolare per i dispositivi medici, chiamando a concorrere al ripiano dell’eventuale superamento del tetto le imprese fornitrici in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa a carico del Servizio Sanitario regionale, il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Valter Caiumi, dichiara:

“Siamo stupiti dalla recente doppia sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittima la norma del payback. Precisiamo che, solo per la nostra Emilia Centro, per il triennio 2015-2018 le imprese dovranno versare decine e decine di milioni di euro.

Ma il tema qui va oltre l’entità. È il principio base che sta nelle regole del mercato e dell’economia che è palesemente leso. Inconsapevolmente ci siamo ritrovati azionisti di un ente pubblico e compartecipiamo ai risultati solo negativi della sua gestione, senza aver avuto voce in capitolo.

Questa norma va abrogata immediatamente e con effetto retroattivo.

Non dimentichiamoci che molte delle nostre imprese, che generano occupazione sul territorio, lo fanno con headquarters fuori dal paese Italia e in molti casi anche fuori dall’Europa. Questa pesante manovra a loro discapito manda in fumo, in un solo attimo, anni di sforzi per attrarre investitori esteri e convincerli della credibilità del nostro territorio e del sistema Italia.

Non c’è peggior danno che si possa fare al nostro Paese in questo momento, seguendo per altro una norma concepita e varata quasi 10 anni fa e di cui oggi cogliamo tutti e solo gli effetti negativi.

Chiediamo al governo uno sforzo distintivo per difendere i principi della nostra economia”.

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