L’artista Hu-Be al lavoro

Si intitola “The Privilege of the Spectators”, “Il Privilegio degli Spettatori” l’opera site-specific dell’artista Hu-Be realizzata nell’ingresso dell’edificio di via Emanuele II, numero 22, ad Albinea che, ospita gli studi dell’impresa edile Zuliani, dell’architetto Anna Vittoria Zuliani, del commercialista Guareschi e il Basic Music Studio.

L’opera sarà presentata alle ore 19 del 30 agosto e rimarrà visitabile anche l’1 settembre. Il progetto è stato curato dall’architetto Anna Vittoria Zuliani e la presentazione gode del patrocinio del Comune di Albinea.

 

L’OPERA

L’osservatore, varcata la soglia, si attraversa lo spazio in ascensione, salendo le scale: ognuno con il proprio corpo, le proprie storie, le proprie idee. Le pareti e il soffitto si spalancano con il disegno a una profondità spazio-temporale infinita. Si assiste a uno spettacolo di rovine e sfacelo che dilata lo spazio fisico circostante..

Il lavoro di Hu-Be sviluppa lungo le pareti tre tempi di un’esplosione, compressi e sovrapposti. Si tratta del “durante”, del “dopo” e di un tempo che non ci appartiene. I primi due tempi definiscono la presenza degli oggetti quotidiani e i resti dei detriti di uno spazio abitato. Nella dimensione temporale, che non possiamo comprendere, si muovono le figure: sono come lenzuola che avvolgono essenze immateriali, che a tratti si definiscono, si trasformano continuamente per loro stessa sostanza, modellati da torsioni, accelerazioni e vortici d’aria. Superando la loro consistenza leggera, trovano la forza di muoversi in esplorazione lungo traiettorie non tracciate e fluttuando si avvicinano, liberi di incontrarsi o di respingersi.

Seguendo il percorso lil visitatore diventa parte del movimento: è spettatore al centro di ciò che accade. E’ colui che osserva gli eventi che accadono nel mondo da una posizione sicura, da un luogo protetto, dal quale è possibile provare sensazioni intermittenti di distacco e coinvolgimento.

L’opera di Hu-Be avvolge l’osservatore in un vortice facendolo sentire parte di un campo energetico fatto di tensioni e collisioni. Chi guarda è una figura sospesa in quella catastrofe in atto, incredule, incapace di comprendere veramente, ma capace di movimento. Dal contatto, dall’empatia tra spettatori scaturiscono scintille e piccole o grandi scariche di energia.

Due figure al centro della parete principale si cercano, si sfiorano. Sembra essere questo un punto di maggiore concentrazione dell’energia che governa l’intera composizione. Sembra nascere da qui un ulteriore vortice vertiginoso, nuove correnti, un boato che apre a un’ulteriore profondità spaziale. Il contatto tra le due figure è generatore di nuova energia dirompente, capace di spostare materia. Mentre non è possibile cambiare gli eventi, è possibile generare energia. Alla distruzione può seguire la ricostruzione, risultato dello spostamento di sostanze leggere o pesanti, rispetto alle quali serve la stessa attenzione, lo stesso impegno.

L’esplosione è quindi catarsi, liberazione, distacco, identificazione in pura sostanza.

Chi si è poi? Lo spettatore può essere energia che muove materia. Ed ecco che da osservatore è possibile riflettere sul proprio punto di osservazione e trasformarsi in forza capace di “lavorare con la materia del tempo, con il tempo come una materia” (Claudio Parmiggiani). La volontà di ricostruzione si manifesta spingendo se stessi oltre l’opinione, verso l’azione. Ricostruire significa restituire radici forti alle quali corrispondono rami che crescono solidi, protratti verso il cielo: si fonda su una visione per concretizzarsi in futuro, per se stessi e per gli altri. È’ questo il senso dell’Umano dell’opera di Hu-Be.

L’artista, dando vita ad un’opera che si muove sulle tre dimensioni, ne ha introdotto una quarta, perché il tempo qui è sospeso ma contiene tutta la forza in potenza di una rivoluzione. “The Privilege of the Spectators” è vestibolo, spazio del divenire. Ciò che segue ha origine da un’esplosione, come da un’esplosione ha avuto origine l’Universo.

 

IL PROGETTO SCRIBBLITTI

Scribblitti è il nome di un format che coinvolge persone, comunità e territori attraverso la creazione di progetti polisemici e di cui fa parte anche quest’opera.

Scribblitti è iniziato come una performance a tempo di interazione e disegno a mano libera. Era stato concepito infatti per incontrare nuove persone e ascoltare, capire e valorizzare attivamente la loro storia disegnandola, in fase di test, su una parete domestica. Una storia al giorno disegnata a mano libera all’interno della casa di una persona mai incontrata prima. Questo per un massimo di dieci disegni in un mese di tempo nella stessa città. Una volta finite le sessioni di ascolto e i disegni realizzati a parete, in un giorno concordato da tutti i partecipanti, gli spazi venivano aperti alla cittadinanza offrendo l’opportunità irripetibile di visitare l’intero gruppo di Scribblitti, viaggiando attraverso le porte aperte dei diversi quartieri della città.

Scribblitti è nato in Emilia cercando di incarnare il piacere di una dimensione viva, condivisa, propositiva, aperta di socialità. Nella comprensione del valore dell’ascolto, della partecipazione autentica, nel viaggio verso l’altro, verso persone mai conosciute prima che aprono le proprie porte e si raccontano. È l’approccio che è stato usato per incontrare l’Umano, nei numerosi test iniziali, che ha aperto all’utilizzo di Scribblitti in scenari molto più complessi, nazionali ed internazionali. Questo ha permesso di fare crescere le sue caratteristiche peculiari: l’esplorazione del territorio, le sessioni di ascolto, la creazione di foto e video archivi in preparazione delle giornate a parete, il disegno sviluppato in molte più giornate e superfici sempre più grandi.

Gli Scribblitti sono il frutto del rapporto che si crea con le persone e il territorio seguendone lo spirito, l’intelligenza, le capacità, le peculiarità e le possibilità ambientali. Sono realizzati attraverso la creazione di un archivio fatto di racconti, di video e foto, di testi e registrazioni sonore che rimangono alla comunità. Le sessioni d’ascolto, ad esempio, vengono trascritte al momento. Non vengono editate, tranne che per la punteggiatura. Il testo che ne deriva è vivo ed indispensabile. È la bussola per guardare il lavoro a parete una volta finito e diventa di conseguenza il vero lascito alla propria comunità. Contiene in sé la profondità, l’incertezza, i tic, la chiarezza, i modi e la voglia di esprimersi di chi si sta raccontando. Durante questa fase, le persone sono invitate a narrare ricordi personali o collettivi, aneddoti del luogo del presente o del passato, eventi reali o paesaggi effimeri della mente che verranno tracciati in connessione con lo spazio scelto dalla comunità, successivamente. Il testo, come la creazione di un archivio di foto e video, è tanto importante quanto il disegno a parete, l’ultima fase di Scribblitti che restituisce in maniera grafica l’espressione dell’umano che si è raccolto nelle fasi precedenti.

Scribblitti è un percorso collettivo che aggiorna, attiva e crea nuovi significati per la memoria di un luogo e di una comunità, al presente.

Mentre nei primi progetti di Scribblitti gli spostamenti, l’endurance fisica e il ritmo di incontri e produzione dei disegni a parete giorno dopo giorno erano centrali, oggi i diversi cardini della progettazione sono stati sviluppati in maniera autorevole e riconoscibile. Le sessioni di ascolto si sono trasformate in libro. Lo spazio coinvolto si è amplificato, stabilendo nuove connessioni con il territorio. L’interesse per la costruzione di ricchi archivi video e fotografici durante le sessioni di ascolto ha permesso di approfondire sempre meglio il rapporto con l’Umano. La riconoscibilità del segno si è evoluta in uno stile inconfondibile grazie a superfici sempre più adatte ad amplificarlo ed accoglierlo. Nei diversi viaggi compiuti e grazie alle uniche, spesso brillanti anime incontrate lungo il percorso, la pratica degli Scribblitti è stata invitata come strumento efficace per capire e restituire la complessità di diversi e cruciali temi sociali del nostro tempo. Dalla crisi dei rifugiati in Lettonia ospitata dalla sede dell’Istituto Francese di Cultura di Riga, all’esondazione del fiume selvaggio Cisse nella Francia centrale alla commemorazione del cinquantenario del terremoto del Belice in Sicilia per la 54’ Biennale di Venezia di Architettura, la collaborazione con istituzioni e spazi pubblici e privati ha creato un corpo di lavoro che evolve costantemente nel suo significato e nella sua profondità, progettazione dopo progettazione, persona dopo persona.

 

L’ARTISTA

Hu-Be, è un artista che vive e lavora in Italia.

Alterna le fasi delle sue pratiche astratte in studio, denominate Unknown Instructors, a una serie di progettazioni trans-mediali. Dai disegni della serie Wonder Lines presenti alla 54’ Biennale di Venezia al progetto ini­ziato come performance a tempo di interazione e disegno a mano libera chiamato Scribblitti, dove il suo linguaggio trova un contesto relazionale ed interdisciplinare, anche questo arrivato a contribuire al padiglione della 54’ Biennale di Venezia di Architettura.

Il lavoro di Hu-Be è basato sulla polisemia e sull’uso di identità diverse che lo aiutano a costruire le premesse per nuove progettazioni di lungo respiro.

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