Durante la “Notte Europea della Ricerca” organizzata da Unimore la Divisione di Cardiologia del Policlinico di Modena, diretta dal Prof. Giuseppe Boriani, ha condotto nel chiostro del Complesso di San Geminiano, a Modena, uno screening gratuito e aperto a tutti, mirato a rilevare le anomalie del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa. Durante l’iniziativa, sono stati monitorati la pressione arteriosa e il ritmo cardiaco (tramite ECG su smartphone) di 55 visitatori degli stand della Notte della Ricerca, grazie all’opera di Dottorandi e Specializzandi in Cardiologia Unimore.

I risultati dello screening hanno rilevato un caso di fibrillazione atriale asintomatica, riscontrato in un soggetto ultrasessantacinquenne che non aveva mai avuto segni o sintomi della condizione aritmica. Grazie a questa tempestiva diagnosi, la persona è stata indirizzata a una visita cardiologica approfondita, effettuata il 30 settembre, durante la quale è stata impostata una terapia anticoagulante adeguata per prevenire il rischio di ictus associato alla fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale è l’aritmia più comune nella popolazione generale, ed è più frequente nei soggetti di età superiore a 65 anni. Tale aritmia è tutt’altro che da sottovalutare, infatti si associa ad un aumentato rischio di morte e aumenta di cinque volte la probabilità di sviluppare ictus cerebrale rispetto alla popolazione generale, senza tale condizione. Ciò che rende particolarmente insidiosa la fibrillazione atriale è la sua capacità di rimanere silente: in circa un terzo dei casi, infatti, non provoca alcun sintomo o disturbo. Questo significa che molte persone ne sono affette senza esserne consapevoli, e la prima manifestazione della malattia può essere, nei soggetti a rischio, un evento grave e improvviso, come appunto un ictus cerebrale.

“Questo episodio mette in evidenza l’importanza degli screening cardiologici e della diagnosi precoce, specialmente per patologie come la fibrillazione atriale che, se non individuate in tempo, possono avere conseguenze molto gravi. Eventi come la “Notte Europea della Ricerca” non solo contribuiscono a diffondere conoscenza, ma possono anche salvare da gravi complicanze” – commenta il Prof. Giuseppe Boriani di Unimore.

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