Evidentemente non gli erano bastate le irregolarità contestate nel passato e così un parrucchiere è nuovamente finito nei guai con conseguente chiusura dell’attività per assenza del direttore tecnico e falsificazione del diploma di acconciatore. La normativa, a tutela del consumatore, anche alla luce dei prodotti che l’acconciatore può utilizzare per la cura dei capelli dei clienti, prevede che all’interno dell’attività sia sempre presente una persona in possesso di una qualifica professionale, conseguita dopo la frequenza di un corso riconosciuto dalla Regione e dopo aver superato un esame presso una scuola.

Non è quello che è avvenuto nell’attività in zona Borgo Panigale gestita da un trentacinquenne, dove già nel 2021 il titolare era stato sanzionato per assenza del direttore tecnico ed era stata sospesa la sua attività fino a nuova regolarizzazione. Sembrava che avesse intrapreso la via della regolarità assumendo il direttore tecnico, ma successivamente lo aveva licenziato sostituendolo con se’ stesso, inviando al Comune un attestato emesso dalla Regione Lombardia. Il fatto ha però insospettito gli uffici comunali e dopo gli accertamenti con l’amministrazione lombarda, è venuta alla luce la falsità dell’attestato e l’assenza di corsi frequentati da parte del titolare.

Con questi elementi a sostegno, la settimana scorsa gli agenti del reparto di Polizia Commerciale della Polizia Locale si sono presentati nel negozio, aperto e in piena funzione, nonostante lo sportello unico per le attività produttive ne avesse ordinato la cessazione. Il titolare, alla vista degli operatori, ha cercato di allontanare frettolosamente i clienti sostenendo di essere chiuso. A questo punto, sono scattati i sigilli alla serranda e la persona è stata deferita alla locale Procura della Repubblica per uso di atto falso, per ricettazione e per aver disatteso il provvedimento comunale, oltre ad una sanzione di circa 150 euro. Provvedimenti che si aggiungono a quanto si era verificato nell’agosto scorso: dopo un intervento congiunto con ASL, infatti, erano state accertate le precarie condizioni igieniche e strutturali riscontrate all’interno del negozio, oltre alla presenza di dipendenti che lavoravano in nero e per i quali il titolare era stato segnalato all’Ispettorato del Lavoro.

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