Uno studente al primo anno di economia sa che l’asset vitale da difendere in una grande crisi sono i lavoratori specializzati. Senza di loro un’azienda muore. Per l’amministratore delegato di Seta, invece, i suoi autisti valgono zero e i sindacati e i soci pubblici sono presenze fastidiose. Nella bozza di piano industriale che ha presentato ai Comuni di Piacenza, Reggio e Modena c’è scritto che Seta non investirà un euro per fermare la fuga di personale. E’ uno schiaffo, è una enorme bandiera bianca che significa il tentativo di svendere questa società”.

Maurizio Denitto, leader della Fit Cisl modenese, commenta così le notizie in merito al documento presentato il 23 ottobre scorso all’assemblea dei soci, sostanzialmente respinto al mittente “per totale incapacità di rispondere alla necessità di fornire risposte immediate per il miglioramento del servizio e delle condizioni dei lavoratori”.

Sindacalista e autista Seta di lungo corso, Denitto spiega che “oggi è un gran brutto giorno per il trasporto pubblico locale ma anche il punto di partenza di una stagione nuova. Per troppo tempo molti si sono accontentati delle mezze misure, sperando che passasse la nottata. Abbiamo denunciato spesso da soli questa situazione e oggi, mentre gli autisti scappano, si sono uniti finalmente i soci pubblici, che hanno detto basta, insieme al sindacato. E’ un fatto notevole e da qui bisogna ripartire pensando al bene del servizio che è un bene pubblico”.

Per Denitto “il piano presentato è il manifesto del potrei ma non voglio. Ci dicono che sono utilissimi gli autobus verdi e belli, ma non dicono chi li guiderà. Ci dicono che aiuteranno le famiglie a pagare meglio gli abbonamenti, ma non si pongono il problema di rispondere a quelle mamme e a quei papà che spendono 240 euro di abbonamento e devono portare i figli a scuola con le auto, perché gli autobus sono stracolmi e le corse sono state tagliate. In tutto questo Seta ci racconta tante altre strategie fantasiose. Ad esempio, decide di non migliorare le condizioni economiche e di vita dei ragazzi assunti dopo il 2012 perché mancano 2 milioni di euro su Modena, ci dice che è meglio sfiancare il personale con 79.000 ore di straordinario ma la grande pensata che ha escogitato è quella di  ‘riqualificare l’immagine della professione di autista’. Mi sono chiesto se fosse uno scherzo ma purtroppo non lo è”.

La grandissima questione sullo sfondo è il futuro di Seta. Sulla stampa trapela che i Sindaci soci non vogliono più entrare a scatola chiusa nella super holding con il colosso regionale Tper, società che ha il 49% di Sera e di cui l’Amministratore delegato di Seta, Riccardo Roat è manager.
Mi limito ad osservare che rimettere in piedi Seta è imperativo e la strada maestra è una sola: rivedere in modo netto le condizioni economiche e di lavoro di tutto il personale Seta, Senza fare questo passaggio continueremo a perdere personale e ci resterà in mano un’azienda pubblica ancora più decotta. E questo non serve a nessuno. Non arrendiamoci, il tempo di agire è adesso”.

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