Sono oltre 16 mila le persone che da metà settembre, data dell’allestimento in occasione del Festival Filosofia, al 22 novembre, hanno visitato la mostra di opere di Salvador Dalì “Nella mente del Maestro – Arte e Psiche”.

Il dato è stato fornito al Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 2 dicembre, dall’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi che ha risposto all’interrogazione presentata da Maria Grazia Modena (Modena per Modena) appunto sulla mostra in corso nell’ala nuova di Palazzo dei Musei che analizza il rapporto tra l’arte del maestro del Surrealismo e la psicoanalisi. Un’esposizione, ha detto l’assessore nella sua risposta, che si sta valutando di prolungare oltre la data inizialmente prevista del 6 gennaio, dato il buon riscontro e l’apprezzamento del pubblico.
Nella sua articolata interrogazione, la consigliera Modena chiedeva chiarimenti sul fatto che la mostra sia organizzata da Dalì Universe e non dalla Fondazione Dalì, se l’amministrazione sia a conoscenza delle polemiche sollevate negli anni da numerosi critici d’arte nei confronti dell’organizzatore e se i pezzi esposti siano da considerare pezzi unici, riproduzioni originali o multipli e quale sia la loro provenienza, perché non risulti la supervisione di esperti accreditati e chi sia il responsabile dell’allestimento e a quale titolo, e, infine, quali siano i costi a carico del Comune, a chi vadano i proventi e quanti siano stati i visitatori finora.
Nella risposta l’assessore Bortolamasi ha spiegato, prima di tutto, la genesi della mostra che Dalì Universe ha proposto, la scorsa primavera, al Comune e al Consorzio Festival Filosofia e che era stata pensata appositamente per sviluppare il tema “Psiche” dell’edizione 2024 della manifestazione attraverso l’esposizione di opera che testimoniano lo stretto legame tra il metodo surrealista e la rivoluzione psicanalitica. Il Festival Filosofia ha ritenuto la proposta coerente e, di conseguenza, il Comune ha definito le condizioni per ospitare la mostra all’interno degli spazi rinnovati del Palazzo dei Musei.
“La mostra nasce, dunque, da una proposta esterna – ha precisato l’assessore – e senza alcuna spesa a carico del Comune la cui attività è consistita nella concessione gratuita delle sale (comprensiva delle utenze). Tutti i costi di organizzazione sono a carico della Dalì Universe”.
In merito al soggetto organizzatore, l’assessore ha spiegato che Dalì Universe vanta un curriculum di qualità nell’organizzazione di mostre, con il patrocinio delle istituzioni, in Italia e all’estero. Nell’allestimento della mostra è stato coinvolto lo storico dell’arte e curatore Nicholas Descharnes (che ha partecipato anche alla conferenza stampa di presentazione), noto per essere uno dei principali attori nella promozione dell’eredità e dell’arte di Salvador Dalì. Nichola Deschernes è figlio di Robert, biografo ufficiale e tra i più stretti collaboratori di Dalì, e ha continuato il lavoro del padre. Ha collaborato, inoltre, con la Fundación Gala-Salvador Dalì, l’istituzione che conserva l’eredità di Dalì.
La curatela della mostra modenese, ha precisato ancora l’assessore, è di Beniamino Levi, gallerista e critico d’arte, proprietario di una delle più grandi collezioni private di sculture, disegni e grafiche del maestro surrealista, opere che vengono prestate ai musei di tutto il mondo. Dalì Universe, che ha organizzato la mostra, è appunto diretta da Beniamino Levi. “Nella comunicazione della mostra, tutte queste informazioni sono state fornite con chiarezza e in modo corretto. Nei musei di tutto il mondo – ha sottolineato Bortolamasi – si organizzano mostre in sinergia con collezionisti privati ancora più importanti in un’epoca di continui tagli ai finanziamenti pubblici sulla cultura. Chiaramente, il Comune valuta le opportunità offerte dai privati in base a criteri che tengono conto del valore della collezione e dell’artista, il vantaggio che può derivarne al pubblico, e il potenziale utile a far accedere alla cultura e all’arte un ulteriore bacino di visitatori anche con l’obiettivo di valorizzare i propri spazi e allargare il pubblico dei fruitori. Nel caso della mostra di Dalì, tutti questi criteri sono stati rispettati e la mostra ha dato l’opportunità a un pubblico ampio e spesso nuovo di conoscere gli spazi riqualificati di Palazzo dei Musei e gli istituti culturali che vi hanno sede”.

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