Le associazioni di volontariato che operano nel settore sociosanitario, a Modena, sono oltre 60, di cui 12 sono componenti del Comitato Consultivo Misto CCM AOU. Molte di queste, componenti o meno del CCM, hanno iniziato da tempo ad essere protagoniste di un nuovo approccio operativo che interessa non solo la presa in carico sanitaria della patologia ma privilegia soprattutto l’aspetto relazionale e partecipativo del cittadino.

«Ci preme raccontare l’esperienza del volontariato presente presso i due ospedali dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, il Policlinico di Modena e l’Ospedale Civile di Baggiovara, perché è importante che i cittadini comprendano lo sforzo che stiamo facendo tutti insieme – spiega Ivonne Pavignani, presidente del CCM AOU – Parliamo di parecchie associazioni di volontariato che sono state coinvolte nella risposta ai bisogni delle persone e nell’attuazione delle proposte di miglioramento della qualità dei servizi rivolti al cittadino».

L’umanizzazione è un nuovo linguaggio delle cure, uno strumento per potenziare la capacità di ascolto degli operatori, che nasce da una riflessione che sta interessando il mondo della sanità e che sta lasciando spazio a nuove forme e modalità di erogazione delle cure. «Per contrastare il disagio che molti malati e famiglie sperimentano per via di approcci orientati solo alla malattia, così come cercare di rispondere alle fatiche dei tanti operatori sanitari che in questo periodo storico sono costretti a fare i conti con una ristrettezza di risorse, è necessario recuperare altri criteri di cura – prosegue Pavignani – Valorizzare l’umanizzazione delle cure permette, infatti, di rispondere ai tanti bisogni di salute in una prospettiva rispettosa dell’essere umano e capace di favorire la partecipazione di tutti e di abbattere le disuguaglianze che, ancora oggi, non permettono di raggiungere un benessere individuale e collettivo. L’Umanizzazione cerca pertanto di individuare una serie di profili comportamentali efficaci e un insieme di conoscenze, abilità e attitudini affinché si possa sviluppare un’azione di cura sulla base di un approccio centrato sulla persona».

Questo approccio prevede un’alleanza tra Volontariato e Azienda per realizzare insieme percorsi che accompagnino i pazienti e i loro caregiver nell’assistenza e nella continuità delle cure. La forma che si è adottata è quella della partecipazione e del coinvolgimento delle associazioni di volontariato a partire dalla presenza del presidente del Comitato Consultivo Misto nell’organismo dell’AOU di Modena chiamato Board dell’Umanizzazione delle Cure, ma anche nei singoli progetti di umanizzazione dove il volontariato mobilita risorse ed energie dedicate al benessere dei cittadini e si impegna per rendere i luoghi di assistenza e i percorsi di cura quanto più possibile orientati alla persona, familiari e caregiver.

«Tutto questo è stato fatto grazie alle scelte organizzative e operative dell’Azienda, che ringraziamo per l’impegno – dice Pavignani – Le associazioni hanno nella loro storia e nella propria ragione d’essere l’umanizzazione delle cure. ASEOP, per esempio, ha effettuato il primo concreto intervento in ambito di umanizzazione già nel 1996 quando il reparto di Oncoematologia Pediatrica, allora diretto dalla Prof.ssa Fausta Massolo, è stato interamente riqualificato grazie alla realizzazione di cinque stanze di degenza singole, dotate di servizi igienici e di una poltrona letto per il genitore. Dopo questo primo intervento, ne sono stati portati avanti molti altri, ultimo dei quali La Casa di Fausta che si inserisce pienamente nel progetto di umanizzazione». Uno dei progetti promossi dal CCM, unitamente all’Azienda, è stato “Spezza l’attesa” (in fase di rilancio), nato dall’esigenza di contribuire a creare un ambiente accogliente finalizzato a far diminuire la conflittualità e l’aggressività verso il personale sanitario. Sono state coinvolte tutte le associazioni di volontariato che hanno espresso la loro disponibilità, debitamente formate, che hanno svolto efficacemente il loro servizio aiutando i pazienti, i familiari, fornendo informazioni di carattere non sanitario sul percorso, e offrendo supporto relazionale.

«Il volontariato si muove insieme agli operatori sanitari nel raggiungimento di un obiettivo unico che è il benessere delle persone. I progetti non nascono con l’obiettivo di “nascondere” le difficoltà della Sanità Pubblica che sono legate a una contingenza di livello nazionale e non a una realtà locale che, anzi, rimane tra le migliori del nostro Paese. Il loro scopo è porre l’attenzione su un altro importante aspetto della cura che si basa sulla relazione e sull’ascolto. Non è certo responsabilità dei progetti di umanizzazione se ci sono lunghe liste di attesa o se i medici mancano. Le cause andrebbero cercate altrove».

 

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