Torna a crescere il valore produzione agricola regionale ( +2%), che nel 2015 ha toccato i 4,2 miliardi di euro, mentre l’export agroalimentare mette a segno addirittura un + 6,2% arrivando a quota 5,7 miliardi; bene l’occupazione in campagna che aumenta per il secondo anno consecutivo (+1,5% per 66.110 occupati, +3,6% l’occupazione dipendente, circa 30% del totale le imprenditrici agricole). Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto agroalimentare dell’Emilia-Romagna, promosso da Regione e Unioncamere, presentato oggi a Bologna.
“Siamo di fronte a un’annata positiva, con dati interessanti, in particolare quello sull’export, che vanno nella direzione giusta, quella di un’agricoltura che punta sulla qualità, l’innovazione, l’internazionalizzazione – ha commentato l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli – come Regione stiamo lavorando per sostenere, anche attraverso il Psr, le Ocm e i progetti con Governo e Ue, questo processo. Aggregazione, gioco di squadra, integrazione sono fondamentali non solo per competere sui mercati, ma anche per investire in ricerca e fare efficaci programmi di promozione”. “Resta il problema della redditività, legata anche all’estrema volatilità dei prezzi sui mercati mondiali – ha sottolineato Caselli – ma anche qui la strada da percorrere è ancora una volta quella della integrazione, della qualità e dei prodotti a maggior valore aggiunto”.
“L’Emilia-Romagna è al quinto posto tra le prime 10 regioni europee – ha detto Andrea Zanlari, consigliere di Unioncamere Emilia-Romagna referente per il settore agroalimentare – Sempre più accentuata è la proiezione ai mercati esteri. L’export regionale ha registrato un aumento significativo trainato soprattutto dai mercati extra Ue. L’approccio integrato di promozione e valorizzazione del comparto agro-alimentare emiliano-romagnolo di qualità unito al contesto turistico, continuerà a essere la carta vincente per l’internazionalizzazione delle imprese”.
L’export extra Ue vale 4 miliardi. Tra i mercati “top”: Usa (+28,5%) e Cina (+34.4%)
Continua dunque il trend positivo dell’export agroalimentare emiliano-romagnolo. Nel dettaglio le esportazioni agricole sono cresciute del 4,9%, quelle dei prodotti dell’industria alimentare del 6,4%. In miglioramento anche il saldo della bilancia commerciale grazie a una diminuzione delle importazioni. I prodotti made in Emilia-Romagna, come ha spiegato Gabriele Canali (università Cattolica del Sacro Cuore Piacenza) vanno soprattutto fuori dall’Europa: 4 miliardi su 5,7 vengono infatti fatturati sui mercati extra Ue, con un aumento nel 2015 del 14% e punte del + 28,5% negli Usa, + 34,4% in Cina e + 109% in Vietnam (ma non va dimenticato anche un +9,4% in Gran Bretagna). Risultati importanti che confermano la forza di un sistema agroalimentare che vale complessivamente 25 miliardi e che da solo fa il 17,2% del totale nazionale dell’export di frutta, il 25% di quello di pomodoro, il 46% e il 31% rispettivamente di salumi e formaggi.
Export dunque sempre più come fondamentale leva di sviluppo anche a fronte di una sostanziale stabilità dei consumi interni. Il tema è stato al centro della tavola rotonda “Le imprese di successo sui mercati a maggiore valore aggiunto” che ha visto confrontarsi i rappresentanti di alcuni grandi gruppi dell’agroalimentare emiliano-romagnolo per le principali filiere: Gianpiero Calzolari (Granarolo), Davide Vernocchi (Apo Conerpo), Renzo Piraccini (Almaverde Bio); Ruenza Santandrea (settore vino Alleanza cooperative agroalimentari), Federico Galloni ( Galloni spa), Cesare Ronchi ( Gruppo Barilla).
Emilia-Romagna prima per diversificazione
Con un valore di 1,3 miliardi di euro, l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia per peso delle cosiddette attività secondarie e di supporto che permettono di diversificare e integrare il reddito agricolo: dal contoterzismo, agli agriturismi; dalla produzione di energia, alla prima lavorazione. E’ una delle novità emerse dal rapporto 2015, illustrato da Roberto Fanfani (Università di Bologna).
L’annata agraria 2015 è stata pesantemente condizionata dall’andamento meteo: forti piogge primaverili e un’estate siccitosa con temperature torride a partire da luglio, hanno avuto ripercussioni su semine e produzioni vegetali. Tra i perduranti fattori di criticità l’instabilità e volatilità dei prezzi sui mercati mondiali, con effetti diretti sul reddito degli agricoltori. A incidere sull’andamento 2015 anche le conseguenze dell’embargo russo e la concorrenza di alcuni Paesi europei, come la Spagna, per quanto riguarda il sovrapporsi delle produzioni stagionali.
L’andamento dei prezzi è stato negativo in particolare per cereali (eccezione fatta per il mais), mentre hanno recuperato rispetto al 2014 le quotazioni della maggior parte delle produzioni frutticole e orticole. In calo i prezzi di barbabietola e foraggi. Stabili quelli di carni bovine e latte. In discesa uova e carni suine.
L’andamento della Plv nei principali comparti