Gli effetti della nuova normativa regionale che regolamenta gli alloggi delle case popolari (legge 24/2001) che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2017, sono stati dettagliatamente monitorati dal tavolo provinciale sulle politiche abitative per quanto attiene alla realtà modenese. Sono emerse una serie di disfunzioni che rischiano di inficiare gli obiettivi che la normativa si è data di una maggiore semplicità, oggettività ed equità rispetto al sistema attuale.
Applicando la nuova legge regionale, si passa, infatti, da un sistema fortemente progressivo, basato su un canone che cresce in base alla crescita del reddito dell’inquilino, ad un sistema che sposta verso i redditi più bassi il peso del monte canoni e lo ridistribuisce tra gli assegnatari con una nuova modularità. Il risultato è che la metà degli inquilini col reddito reale più alto pagherà meno di quanto paga ora, mentre la metà con reddito reale più basso pagherà di più, in qualche caso molto di più di quanto paga ora.
Questo effetto è il risultato, a partire dal 2017, dell’applicazione della legge regionale unitamente alla nuova Isee che già di per sé contribuisce a modificare l’impatto sui canoni.
Siamo preoccupati per le fasce più deboli degli inquilini assegnatari, come i disabili, gli ultra 65enni e chi è in carico ai servizi sociali con redditi più bassi, perché in molti casi potrebbero vedere il proprio canone raddoppiarsi.
“A nostro parere, quindi, – spiegano Tamara Calzolari della Cgil di Modena e Antonietta Mencarelli del sindacato inquilini Sunia – sarebbe necessario chiedere alla Regione uno slittamento dell’applicazione della normativa e da gennaio 2017 poter calcolare i nuovi canoni con la sola applicazione della nuova Isee che già comporterà diverse variazioni. Nel frattempo è imprescindibile mettere in campo i necessari correttivi al sistema di elaborazione dei canoni per evitare le iniquità che abbiamo descritto”.
Altra novità della normativa è l’abbassamento del limite Isee per la permanenza nella casa popolare, questo causerà l’uscita dall’alloggio di circa 130 nuclei a livello provinciale.
“Pur condividendo il tema del ricambio degli inquilini nelle case popolari – continuano le sindacaliste – riteniamo che questo passaggio non può essere fatto con rigidità, ma si devono valutare le condizioni economiche e sociali dei singoli nuclei predisponendo una valida soluzione abitativa alternativa”.
“Ci auguriamo, quindi, – affermano Calzolari e Mencarelli – che i Comuni modenesi adottino una logica di accompagnamento e di gradualità nell’applicazione della normativa regionale per evitare che si verifichino tensioni, avvalendosi a pieno delle possibilità di mitigazione e provvedendo alla sospensione della decadenza, previste dalla stessa legge regionale”.
Per queste ragioni, i sindacati confederali Cgil Cisl Uil e le sigle degli inquilini Sunia Sicet Uniat hanno unitariamente chiesto di incontrare urgentemente l’Assessore regionale alle politiche di Welfare Gualmini per evidenziare le problematicità emerse e chiedere un repentino cambiamento nell’applicazione della normativa per evitare ulteriori disagi per gli inquilini e una intollerabile iniquità nel conteggio dei canoni.