Legambiente chiede alla Regione Emilia-Romagna di portare in Giunta un testo di Legge sull’uso del Territorio che ponga un limite certo al consumo di suolo.
Un limite che secondo l’associazione oggi non esiste nell’attuale testo in discussione, in quanto si fissa un tetto indicativo del 3% i cui effetti, però, nessuno potrà oggettivamente governare, perché da tale tetto rimangono esclusi gli interventi dei prossimi anni e una serie di deroghe.
L’attuale disegno di legge lascia infatti ai Comuni 4-5 anni di edificazione che non sono inclusi nel conteggio del 3%, dando il via ad una corsa a firmare convenzioni e “posare la prima pietra” in più aree possibili.
Infine, dal tetto del 3% sono escluse anche opere pubbliche, opere di pubblica utilità, grandi insediamenti produttivi se considerati “strategici”, ecc.
“Ai 70 kmq indicati dall’assessore Donini come limite massimo di urbanizzazione – sottolinea Legambiente – si aggiungerebbe quindi una quantità non meglio definita già “cementificata” nei prossimi anni, oltre a tutti i casi futuri rientranti nelle deroghe”.
Di seguito solo alcuni esempi di urbanizzazioni che non rientrerebbero nel limite fissato del 3%:
– la proposta di mega polo logistico Le Mose a Piacenza, per un totale di 960.000 mq
– gli 8 km di autostrda TI-BRE nel (almeno 30 ettari) parmense e l’ampliamento proposto per l’aeroporto del capoluogo
– il complesso commerciale in via Luxemburg a Reggio Emilia (29.000 mq)
– la prevista autostrada Campogalliano-Sassuolo (almeno 55 ettari)
– la prevista autostrada Cispadana tra Modena e Reggio (almeno 250 ettari)
– il complesso in via Antica Milizia a Ravenna, con nuovo centro Conad (69.000 mq)
Solo un ristretto elenco ad esemplificare tutte le aree che in questo momento nei Comuni sono oggetto di discussione o progettazione e che resterebbero escluse dalla contabilizzazione del limiti di legge.
Alla luce di quanto descritto, Legambiente chiede che i limiti posti dalla norma in discussione siano vincolanti e considerati a partire da oggi. L’associazione chiede inoltre di applicare il principio di compensazione del suolo: se proprio occorre costruire sul suolo vergine, a questa perdita di suolo deve corrispondere un’azione volta a liberare aree già occupate dal cemento e dismesse.
“E’ il limite temporale – sottolinea l’associazione – la principale preoccupazione: un’applicazione immediata dei limiti della legge ridurrebbe infatti in modo sensibile la possibilità di “furberie” dei Comuni, che si troverebbero da subito nella condizione di calcolare quali sono gli interventi necessari, e quelli invece utili solo per fare cassa”.
La Regione ha dichiarato di volere fare una legge per tutelare il suolo, dunque dia significato e concretezza a questa dichiarazione. Così com’è, il disegno di legge della nuova legge urbanistica non arriva in fondo al tema del consumo di suolo, ma si ferma a metà strada.
Se sul consumo di suolo la legge è inadeguata, su altri versanti presenta invece caratteristiche positive. Sono infatti previste soluzioni interessanti sulla rigenerazione urbana che, in modo innovativo, è agevolata fiscalmente e proceduralmente: un passaggio utile per dare risposte al settore edilizio e per risolvere i problemi delle città senza consumare risorse ambientali, da sempre proposto anche da Legambiente. In modo analogo, è presente l’attenzione al tema della legalità attraverso il monitoraggio della compravendita dei terreni.
“Con le opportune modifiche – conclude l’associazione – è ancora possibile dar vita ad un buon testo di legge, ma serve che la politica dimostri di essere davvero orientata alla tutela del suolo, e di voler evitare che nei prossimi 5 anni si consumi l’ennesima irrimediabile rapina”.