Il 2016 si chiude con un calo delle imprese attive (-2.766 unità, -0,7 per cento) di poco superiore a quella dell’anno precedente. La più ampia riduzione si ha nelle costruzioni (-1.185), poi agricoltura, commercio e manifattura. Segnali positivi solo dai servizi. Crescono solo le società di capitale (+1.852 unità, +2,2 per cento), ma rallentano; hanno chiuso i battenti 2.424 ditte individuali e 2.168 società di persone, per queste la più ampia flessione almeno dal 2000.
Una struttura economica che, in termini di vitalità anagrafica, fatica a ritornare verso i numeri degli anni ante-crisi. E’ l’immagine che emerge dalla lettura che l’Ufficio Studi di Unioncamere Emilia-Romagna ha effettuato sulla dinamica dei dati demografici delle imprese elaborando i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio della regione.
Le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 460.120 a fine anno, pari a 2.441 (-0,5 per cento) in meno rispetto a fine settembre. La riduzione congiunturale rilevata è la più ampia riferita al quarto trimestre nel corso degli ultimi dieci anni. Ne mancano 2.505 rispetto alla fine del 2015 (-0,5 per cento), una flessione doppia rispetto a quella del 2015, ma ampiamente inferiore rispetto al biennio 2013-2014. Nel complesso del 2016, le iscrizioni (25.942) sono diminuite rispetto all’anno precedente (27.292), un dato che costituisce il minimo degli ultimi dieci anni. Le cessazioni (28.608) sono invece rimaste sostanzialmente invariate rispetto al 2015 (28.722), comunque al nuovo minimo del decennio.
Il dato delle imprese attive rende l’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine 2016, le imprese attive erano 410.280, ovvero 2.766 in meno rispetto a fine 2015, (-0,7 per cento) con una flessione più ampia rispetto a quella del 2015, ma ancora su livelli pari alla metà degli anni 2013 e 2014. A livello nazionale, nel 2016, la tendenza alla riduzione delle imprese registrate si è attenuata fino allo 0,1 per cento.
I settori di attività economica che hanno maggiormente determinato la riduzione delle imprese attive sono le costruzioni (-1.185 unità, -1,7 per cento), l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-934 unità, -1,6 per cento), l’insieme del commercio (-687 unità, -0,7 per cento), e il settore manifatturiero (-682 unità, -1,5 per cento). La flessione è sensibile anche per il trasporto e magazzinaggio (-1,5 per cento). Segnali positivi solo dai settori dei servizi, in particolare dalle attività di supporto per le funzioni d’ufficio e alle imprese e dai servizi per edifici e paesaggio (pulizie), insieme per 316 unità, dalle attività di alloggio e ristorazione (+287 unità) e dai servizi alla persona (+147 unità).
Anche gli andamenti per le tipologie di forma giuridica delle imprese sono molto diverse. L’unico segno positivo deriva dal forte aumento tendenziale delle società di capitale (+1.852 unità, +2,2 per cento), leggermente inferiore a quello rilevato nel 2015, grazie al sostegno dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che invece ha gravato sulla diminuzione di 2.168 unità (-2,6 per cento) delle società di persone, sensibilmente più ampia di quella subita nel 2015 e la più estesa mai registrata dal 2000 in poi. Inoltre, sono andate perdute 2.424 ditte individuali (-1,0 per cento), un po’ meno che nel 2015.