Mai così tanto Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono stati consumati all’estero con l’Italia che festeggia il record storico nelle esportazioni in crescita del 16% in valore nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione del Parmigiano Day al Villaggio contadino di Bologna dove contro il pericolo dei dazi alle esportazioni negli Stati Uniti per la prima volta è sceso in piazza il popolo del Parmigiano Reggiano con decine di migliaia di allevatori, stagionatori e casari per preparare le forme con gli strumenti storici e gli antichi rituali dal latte ottenuto da una vera e propria stalla di vacche rosse, la prima razza che ha fatto nascere il formaggio italiano più imitato.
A guidare in Europa la classifica – spiega Coldiretti – degli appassionati di Parmigiano e Grana è la Germania, dove peraltro il valore delle esportazioni è cresciuto del 19%, davanti a Francia (+11%) e Regno Unito (+15%), ma il tipico prodotto Made in Italy spopola anche nei paesi del formaggio coi buchi, come la Svizzera (+17%) o l’Olanda (+10%).
Fuori dall’Europa sono gli Stati Uniti il principale mercato grazie anche a una crescita record del 26% nel primo semestre – continua Coldiretti – così come in Giappone dove le vendite sono aumentate del 21%, percentuale che sale addirittura al +36% nel caso della Cina, seppur con valori ancora limitati.
Unica eccezione, il Canada, dove l’approvazione del trattato di libero scambio Ceta rileva – Coldiretti – con l’Europa ha di fatto affossato le esportazioni di Parmigiano e Grana, crollate del 19% nella prima metà del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sul record delle esportazioni pesa – nota Coldiretti – il rischio dei dazi con la decisione del Wto di approvare la richiesta degli Stati Uniti di imporre tariffe su alcuni beni europei nell’ultimo capitolo di una disputa bilaterale sui sussidi agli aeromobili. Dopo che il Wto ha informalmente notificato a Ue e Usa una bozza di decisione che darebbe il via libera agli Stati Uniti all’imposizione di dazi su prodotti europei, la Commissione Europea ha presentato le opportune controdeduzioni. Secondo indiscrezioni, a fronte di una lista Usa di prodotti da sottoporre a dazio per un valore totale di 21 miliardi di dollari, la sentenza del Wto potrebbe “autorizzare” il 30 settembre dazi per un importo compreso tra 5 e 10 miliardi di dollari.
Secondo la black list ufficiale pubblicata sul Registro Federale Usa, a pagare il conto più salato per il Belpaese potrebbe essere il Made in Italy agroalimentare proprio a partire dai formaggi, oltre a – spiega la Coldiretti – vini, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè.
“Si tratta della prima sfida che dovrà affrontare la nuova Commissione Europea guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen che dovrà gestire i complessi rapporti con lo storico alleato”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico”.