Dai servizi demografici al personale del settore risorse economiche a quello di ambiente, edilizia, attività produttive, dai servizi sociali alla pianificazione. Ha interessato trasversalmente praticamente tutti gli ambiti dell’amministrazione comunale lo smart working di cui hanno potuto usufruire nei mesi di marzo e aprile oltre 900 dipendenti del Comune di Modena, più della metà del totale.
Lo ha detto il vicesindaco assessore a Bilancio e Personale Gianpietro Cavazza rispondendo in Consiglio comunale, giovedì 5 giugno, a due interrogazioni presentate rispettivamente da Sinistra per Modena e dal Partito democratico.

Il gruppo di Sinistra per Modena, in particolare sulle modalità di gestione dello smart working, facendo riferimento al dcpm del 4 marzo per incentivare i datori di lavoro a istituire il lavoro agile per l’intero periodo di emergenza sanitaria, aveva chiesto “se il Comune di Modena stesse attuando la disposizione; in quali termini e per quali servizi; quante le richieste di smart working pervenute e quante avessero ricevuto accoglimento; quanto no e, se no, con quali motivazioni”. Mara Bergonzoni per il Pd ha interrogato l’Amministrazione comunale per sapere “a che punto siamo con l’applicazione della direttiva per i propri dipendenti e quali sono i servizi che il Comune di Modena ha privilegiato con la modalità del lavoro flessibile.

L’assessore Cavazza ha spiegato che dopo aver deliberato già nel 2019 la sperimentazione del lavoro agile attraverso un progetto biennale, condiviso con le rappresentanze sindacali, che avrebbe dovuto coinvolgere da giugno 2020 una quarantina di dipendenti, con l’emergenza Coronavirus il Comune di Modena ha completamente stravolto quel progetto e dato immediatamente applicazione alle direttive che invitavano le amministrazioni pubbliche a privilegiare modalità flessibili di svolgimento dell’attività lavorativa.
L’amministrazione comunale ha dapprima fornito una quarantina di computer portatili a dipendenti che fanno parte delle categorie per le quali le misure straordinarie adottate dal Governo prevedevano di privilegiare modalità flessibili di svolgimento dell’attività lavorativa, poi in tempi brevissimi ha realizzato una modalità snella per la richiesta e attivazione dello smart working, al fine di garantire prioritariamente i servizi al cittadino e al contempo assicurare tutte le condizioni e i dispositivi di sicurezza al personale.
Grazie ad una diversa impostazione delle tecnologie digitali e alla disponibilità dei dipendenti ad utilizzare i propri dispositivi informatici, di rete e telefonici circa 900 persone, ovvero il 62 per cento del personale complessivo, hanno svolto le attività in modalità agile. Modalità ha interessato trasversalmente tutti i Settori e le diverse figure professionali, ad eccezione del personale della polizia locale, di alcune figure professionali dei servizi sociali, del pronto intervento e della manutenzione che ha svolto le attività in prima linea. L’amministrazione ha anche rilasciato ad ogni dipendente l’autorizzazione semplificata con le indicazioni basilari per lo svolgimento dell’attività lavorativa in modalità agile, mettendo a disposizione in Intranet le informative su Privacy e Sorveglianza Sanitaria e tutti i dipendenti in smart working sono stati inseriti nella procedura “Click lavoro” con modalità semplificata per assicurare la copertura assicurativa Inail in caso di infortunio.
Dopo la trasformazione in interpellanza, la consigliera Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) ha chiesto di sapere “se ci sono stati problemi sul rendimento dei dipendenti e quali controlli sono stati seguiti, non per evidenziare carenze dei lavoratori, ma per appurare se i cittadini abbiano avuto difficoltà ad accedere ai servizi, nell’ottica di migliorare l’utilizzo degli strumenti digitali”.
Giovanni Silingardi (M5s) ha osservato: “Ora serve una diversa organizzazione del lavoro, un cambio di mentalità e di ritmo, perché i benefici dell’adozione del lavoro agile sono stati evidenti. Ne sono conseguiti vantaggi per i dipendenti, ma anche risparmi per il Comune. Adesso chiediamo all’ente uno scatto culturale che mi pare già di notare nelle intenzioni; il quadro normativo non manca”.
Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha definito lo smart working “una opportunità storica per Modena come per l’Italia, che smentisce chi temeva un calo del rendimento dei dipendenti con vantaggi riscontrabili sia per il datore di lavoro sia per i dipendenti, anche in termini di riduzione della mobilità in città e di calo degli infortuni in itinere: ora si allarghi la platea dei collaboratori coinvolti”.
Mara Borgonzoni (Pd) si è dichiarata “molto soddisfatta della risposta” aggiungendo “da tempo, in ambiti sindacali, ci si chiedeva quando si sarebbe adottato il lavoro agile; purtroppo è accaduto a causa di una emergenza”.
In sede di replica, l’assessore Cavazza ha spiegato che “ora dobbiamo operare per un cambiamento di cultura e di mentalità che ci porti a lavorare per ‘progetti’. In questo modo anche la verifica della produttività diventa più facile e il tema della responsabilità prevalente. La tipologia di smart working che imbastiremo dopo l’emergenza sarà differente: porterà novità organizzative, necessiterà di investimenti e potrà anche migliorare il clima aziendale”.

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