“Il settore dell’autotrasporto dopo essere stato un baluardo per garantire un minimo di normalità nella fase più drammatica dell’emergenza sanitaria, oggi è in ginocchio. Gli ultimi dati relativi al bimestre marzo-aprile 2020 parlano di un calo di fatturato pari a circa 2 miliardi rispetto lo stesso periodo dello scorso anno e una denatalità delle imprese del 30%”. A parlare è Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere. “Eppure l’autotrasporto italiano, già in grossa difficoltà prima della pandemia, è stato quasi completamente dimenticato dal Governo nazionale. Tra le righe dei tanti Dpcm varati dal premier Conte non si registrano infatti provvedimenti concreti per garantire la liquidità necessaria a consentire alle piccole e medie aziende di sopravvivere. Al di là della misura generalizzata dei famosi 600 euro versati dall’Inps, nulla si è visto. Non solo, per le imprese anche riuscire ad ottenere i 25mila euro garantiti dallo Stato, spesso è una odissea per i ritardi e per la richiesta da parte di alcuni istituti bancari, anche se così non dovrebbe essere, di garanzie personali.
Intanto, in attesa dei tanti decreti attuativi, le risorse a fondo perduto promesse restano miraggi nel deserto e molte delle aziende di piccole dimensioni iscritte all’Albo dell’autotrasporto si vedono costrette a decidere se chiudere o se scommettere per l’ennesima volta, anche in rimessa, di proseguire l’attività.
In questa mancanza di aiuti concreti, l’ulteriore beffa è rappresentata dal fatto che le ridicole somme sinora elargite hanno dato forza al moloch della burocrazia italiana che formalmente ogni Governo promette di voler ridurre sbandierando lo slogan della semplificazione – prosegue Cinzia Franchini -. E’ passato infatti quasi sotto silenzio, ad esempio, come molte associazioni di categoria per le pratiche necessarie ad accedere ai 600 euro, abbiano chiesto una commissione di circa il 10%. Forse è per questo che alcune associazioni di rappresentanza, che vivono ormai esclusivamente di burocrazia, aiutate da questi Decreti pieni di postille e clausole, hanno ridotto i toni della protesta per la macroscopica assenza di aiuti concreti, mentre gli imprenditori continuano il loro calvario.
Anche il recente annuncio di volere convocare gli ‘Stati generali dell’economia’ rappresenta evidentemente solo parole vuote per il mondo delle imprese sfinite dalla inadeguatezza di provvedimenti nazionali di facciata. Infine, alla chimera degli aiuti promessi e mai concessi si aggiungono ora le scadenze delle tasse. Anche da questo punto di vista nulla si sta facendo per ridurre la stangata. A livello locale l’imposta principale è quella dell’IMU che scade il 16 giugno. Per un capannone di 800 metri, di categoria D in una città, per fare un esempio come Modena, parliamo di una rata semestrale da oltre 3mila e 500 euro di cui circa 2mila euro vanno al Comune di appartenenza e il resto allo Stato. A fronte di simili cifre, per quelle piccole imprese di logistica e di trasporto che non hanno lavorato, o hanno lavorato molto meno, la proroga a settembre (peraltro non concessa da tutti i Comuni) è assolutamente insufficiente. Servono sconti e rimodulazioni, ma a questo il Governo delle promesse, così come le amministrazioni locali, nemmeno hanno pensato” – chiude Cinzia Franchini.