L’avvio di percorsi specifici per le seconde generazioni, da strutturare nel tempo come spazi di inclusione per i ragazzi di origine straniera, ma anche una mappatura partecipata dell’associazionismo straniero, formale e informale, e la produzione di materiale informativo per l’accesso e l’utilizzo dei servizi sanitari anche in ottica Covid. Sono alcune delle azioni studiate dal Comune di Modena per rispondere alle sfide legate alla crescente dimensione interculturale della città previste nell’ambito del progetto europeo “Itaca – Italian cities against discrimination” che partirà nelle prossime settimane e al quale l’Amministrazione ha aderito confermando, inoltre, l’adesione alla Rete internazionale delle città interculturali del Consiglio d’Europa già sottoscritta nel 2019.
Il progetto “Itaca”, che per Modena prevede una spesa complessiva di 33 mila euro, finanziati all’80 per cento dalla Commissione europea nell’ambito del programma “Diritti, uguaglianza e cittadinanza”, è coordinato dall’Istituto cooperazione economica internazionale (Icei) e, insieme al Comune di Modena, ha come partner il Comune di Reggio Emilia, la Fondazione Mondo insieme e la Fondazione per le Iniziative e lo studio sulla multietnicità (Ismu).
Due gli obiettivi specifici: rinforzare il ruolo delle amministrazioni locali nelle politiche contro la discriminazione diretta e indiretta, lavorando internamente per integrare competenze e strumenti dei diversi uffici con l’intento di attuare più efficacemente leggi, prassi e politiche attive di inclusione, e promuovere una cooperazione strutturata tra pubblico e privato sociale. Le attività inizieranno a novembre e dureranno due anni (la conclusione è prevista per il 31 ottobre 2022). La partecipazione al progetto e alla Rete delle città interculturali offre, inoltre, all’amministrazione modenese un’occasione di confronto con le esperienze di altre città italiane ed europee, rappresentando un elemento di crescita del potenziale innovativo, e agisce come stimolo per attuare più politiche antidiscriminatorie più efficaci, migliorando prassi, metodi e strumenti.
L’adesione al progetto nasce dalla consapevolezza che la complessità della gestione di una città interculturale richiede che tutti i settori di competenza (istruzione, welfare, sicurezze, anagrafe) si connettano e si integrino. Le emergenze umanitarie legate all’immigrazione, che hanno relegato in secondo piano la gestione quotidiana dei processi di inclusione a scuola, nello sport, nella cultura, nel lavoro e, in generale, nella società e, successivamente, quelle derivate dalla pandemia, che hanno fatto emergere il divario digitale tra diverse fasce della popolazione e la necessità, per la sanità, di una comunicazione interculturale ma anche l’importanza delle reti di sostegno delle diverse comunità, hanno reso ancora più evidente quanto l’integrazione tra politiche locali efficaci possa rappresentare un elemento di tenuta e contenimento.
Da qui, la redazione di un progetto che prevede diverse azioni concrete per accrescere le competenze all’interno dell’amministrazione e promuovere un raccordo con il terzo settore e l’associazionismo straniero, a partire dalla costituzione di un tavolo intersettoriale per l’intercultura che coinvolgerà welfare, servizi demografici, servizi educativi, cultura, sport e giovani, politiche per la sicurezza con l’obiettivo, appunto, di coordinare le politiche per l’inclusione dell’ente, armonizzando quanto già in essere e programmando in modo integrato gli interventi per il futuro. Al tavolo spetterà anche promuovere l’integrazione dei network cittadini già esistenti, con attenzione al terzo settore e all’associazionismo straniero. A queste azioni si aggiungono, appunto, la mappatura dell’associazionismo straniero, anche come raccolta di stimoli da portare al tavolo, l’avvio del percorso per le seconde generazioni, partendo da un laboratorio di narrazione, e la realizzazione di prodotti informativi sull’accesso e l’utilizzo dei servizi sanitari anche in ottica Covid. Prevista, infine, la divulgazione dei risultati per facilitare il trasferimento di buone prassi ad altre città italiane ed europee.
Oltre a Modena e Reggio Emilia, a Itaca parteciperanno altre cinque città della rete italiana città interculturali, ancora da individuare, per raccogliere le informazioni sull’organizzazione dei servizi comunali e su politiche, studi e progetti in tema di antidiscriminazione. Saranno realizzate interviste per comprendere condizioni favorevoli e ostacoli a politiche efficaci e sessioni formative per amministratori e dipendenti pubblici.