Quasi 700 interventi realizzati nel 2019 per la messa in sicurezza del territorio appenninico da Piacenza a Rimini, con un investimento complessivo di oltre 21 milioni di euro, di cui quasi 15 milioni di euro provenienti dai contributi riscossi dai consorzi di bonifica nelle stesse aree montane e reinvestiti per opere di difesa del suolo contro il dissesto idrogeologico.
È il positivo bilancio che emerge dal check up sull’attività dei 7 consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna che operano nelle zone appenniniche, su una superficie di circa 1,2 milioni di ettari, resi noti oggi nel corso dei lavori della Conferenza della montagna, l’annuale appuntamento per fare il punto sullo stato di attuazione della legge regionale 7/2012 che impone agli enti di bonifica di destinare la quasi totalità delle risorse derivanti dalla riscossione dei tributi nelle aree montane agli interventi per la messa in sicurezza del territorio, ad eccezione di una piccola quota rappresentata dalle spese per il funzionamento dei consorzi.
All’incontro, che si è svolto in modalità online nel rispetto delle regole anti-Covid, hanno partecipato gli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alla Montagna, Barbara Lori. Insieme a loro il presidente dell’Associazione nazionale bonifiche dell’Emilia-Romagna, Massimiliano Pederzoli, oltre ai rappresentanti della delegazione regionale dell’Uncem (Ente nazionale comuni comunità ed enti montani).
Secondo i dati forniti dall’Anbi Emilia-Romagna nel 2019 la contribuenza di montagna è ammontata a 19 milioni 160 mila euro; di questa somma circa 15 milioni di euro, pari al 78% del totale incassato dai consorzi di bonifica a titolo di contributo, sono stati appunto reinvestiti nella messa in sicurezza del territorio. A questo importo vanno poi aggiunti altri 6 milioni messi a disposizione da Regione e Comuni, per un investimento complessivo di oltre 21 milioni di euro.
“Nel 2019 è stato raggiunto un risultato senza precedenti, a tutto vantaggio dell’Appennino e di chi lo vive- affermano gli assessori Lori e Mammi con l’assessora all’Ambiente, Irene Priolo-. È l’esito del prezioso lavoro di squadra tra Regione, Consorzi e Unioni di Comuni che, con una scelta lungimirante, ha permesso di reinvestire nella sicurezza della montagna quasi il 78% delle risorse del tributo di bonifica raccolto in questo territorio. Un traguardo di rilievo che rappresenta un punto di arrivo e al tempo stesso di ripartenza, nell’ottica di un crescente impegno nel campo della prevenzione del dissesto idrogeologico e per lo sviluppo futuro delle aree interne della nostra regione”.
I dati consorzio per consorzio
Questo il dettaglio dei contributi incassati e delle risorse reinvestite da ciascun consorzio. La prima cifra tra parentesi si riferisce all’importo della contribuenza reinvestita in Appennino, la seconda al numero di cantieri attivati. Consorzio di bonifica di Piacenza (1.296.736 euro, 73 interventi); Consorzio della Bonifica Parmense (2.421.071, 246 opere); Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (2.365.724 euro, 95 lavori); Consorzio della Bonifica Burana (1.277.601 euro, 39 cantieri); Consorzio della Bonifica Renana (2.954.514 euro, 78 interventi); Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale (2.285.304 euro; 56 opere) e Consorzio di Bonifica della Romagna (2.328.498 euro; 104 lavori).
Fin qui la fotografia 2019. Tuttavia, se si allarga lo sguardo all’ultimo periodo, ciò che emerge con tutta evidenza dall’esito del monitoraggio è che anno dopo anno cresce la percentuale dei contributi montani reinvestiti dalle bonifiche nella lotta contro frane e dissesto idrogeologico, nonché il numero complessivo dei lavori completati. Si è infatti passati dal 66,2% del 2016, primo anno di applicazione dei nuovi piani di classifica e del nuovo sistema di calcolo del contributo, al 78% – appunto – del 2019, con un balzo in avanti di 12,8 punti percentuali. Nello stesso periodo i cantieri finanziati sono saliti da 419 a 690 (+60,7%).
Insieme agli enti locali per programmare meglio cantieri e interventi
I prossimi passi da affrontare per dare ancora maggiore efficacia agli interventi di prevenzione e lotta al dissesto nelle aree appenniniche riguardano la necessità di un maggiore coordinamento tra Consorzi di bonifica, Regione ed enti locali nella programmazione delle opere. Un primo terreno di collaborazione in questa direzione riguarda la possibilità di stipulare convenzioni per affidare ai Consorzi la gestione del reticolo idrografico minore, come prevede la normativa regionale e come si è cominciato a fare in qualche provincia.
Importante anche il lavoro di condivisione di dati, informazioni e progettualità sulle opere da realizzare, in sintonia con il nuovo ruolo che va assumendo l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile.
Per il futuro, è stato sottolineato a più riprese durante i lavori della conferenza, diventa sempre più importante la capacità di coordinare gli interventi e integrare le risorse messe in campo dai consorzi di bonifica con i finanziamenti regionali, nazionali, ma anche europei.
Oltre 24 milioni dalla Regione per aprire 252 cantieri nel 2020
Sono 24,5 i milioni di euro messi a disposizione della Regione che hanno finanziato 252 cantieri nel 2020 per la messa in sicurezza dell’Appennino.
La quota di gran lunga più significativa, pari a 21 milioni di euro per 220 opere, deriva dal Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020, nell’ambito degli interventi sulla prevenzione del dissesto e per la tutela del potenziale produttivo agricolo.
Altri 5 cantieri, per circa 660 mila euro, sono stati investiti per il potenziamento delle infrastrutture.
Inoltre, con ordinanze della Protezione civile regionale, sono stati programmati sempre nel 2020 altri 31 interventi, per un importo di complessivo di 1 milione e 700 mila euro.
Infine, 1 milione di euro di fondi regionali sono stati stanziati per l’avvio di 16 cantieri di manutenzione e lavori urgenti in base alla legge 42/84 sulla bonifica.