Alla rigenerazione urbana dell’Area Reggiane si affianca la rigenerazione umana – sociale, sanitaria, abitativa ed economica – nell’area delle ex Officine Reggiane, quella dismessa e abbandonata, in cui ha trovato alloggi di fortuna e spazi di vita un’ottantina di persone povere, migranti da Paesi non europei, che vivono di solito di espedienti e in alcuni casi di attività illecite.

Nell’area industriale abbandonata risultano presenti, in termini di regolarità giuridica, persone con situazioni legali sicure ma economicamente aggravate dall’ultima crisi economica, giovani richiedenti asilo, fuoriusciti dai percorsi di accoglienza, ai quali si aggiungono presenze meno stabili che trovano nell’area un rifugio occasionale; pertanto risulta necessario anche un controllo da parte delle forze dell’ordine in attuazione degli indirizzi del Comitato di ordine e di sicurezza pubblica.

Si tratta di uno degli insediamenti, definiti tecnicamente “informali”, più rilevanti dell’Emilia-Romagna.

 

INTESA – Ora anche per questa parte dismessa della vecchia fabbrica si avvia un percorso nuovo, sotto il profilo dell’assistenza e della coesione sociale, del recupero di condizioni di vita più accettabili e sicure, con la costituzione di ‘Corridoi umanitari locali’. Una soluzione valida non solo a livello internazionale, ma appunto utile anche a Reggio Emilia dove, come altrove, assieme alle persone sono immigrate anche povertà ed estrema marginalità.

Per intervenire, unire e coordinare le forze. Perciò Comune di Reggio Emilia, Azienda Usl, Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, Regione Emilia-Romagna e Stu Reggiane spa, hanno sottoscritto un Protocollo di collaborazione, per la realizzazione del progetto ‘Reggiane-Off’: fare sistema e realizzare azioni integrate, dando risposta alle condizioni di miseria, ai bisogni sociali, sanitari e di sicurezza insorti nelle ex Reggiane. L’obiettivo del Protocollo è di realizzare un modello di governance innovativo delle politiche e degli interventi, facendo leva sulle potenzialità di una alleanza pubblico-privata.

Si tratta della prima sperimentazione di questo genere in Italia, che consentirà di realizzare gli interventi in una cornice di dialogo, ascolto e mediazione con le persone coinvolte, rendendo gli effetti di tali azioni più efficaci e continuativi nel tempo. Si costruisce un progetto completo e organizzato, replicabile su altre realtà territoriali, anche in ambito regionale, con buone prassi di azione e sperimentazione di nuove modalità di intervento e quindi una nuova e più efficace metodologia in favore di immigrazione e marginalità.

Il Protocollo ha una durata di 12 mesi, rinnovabile per una altro anno.

 

NON DA ZERO – Con l’aumento delle presenze nell’area e l’utilizzo crescente di edifici fatiscenti della stessa quali alloggi occasionali, dal 2018 Comune, volontari (fra cui sacerdoti e diaconi cattolici), cooperative sociali del territorio e Caritas diocesana hanno predisposto presidi di aiuto, avviato contatti e relazioni. In particolare, un gruppo di volontari ha consentito la conoscenza più approfondita delle dinamiche interne e delle caratteristiche, storie, bisogni delle persone. Si è cercato di portare sostegno ove possibile.

Con la pandemia, è stata attivata una collaborazione con Ausl di Reggio Emilia sul piano socio-sanitario.

Tali presidi hanno portato un miglioramento della situazione, che tuttavia dovrà essere integrato con ulteriori strategie al fine di non pregiudicare i progressi raggiunti.

E’ coinvolta inoltre la Regione Emilia-Romagna, che ha individuato, tra gli obiettivi strategici del proprio Piano sociale e sanitario, la lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà; tale obiettivo è declinato nel Piano regionale per la lotta alla povertà con cui, anche rispetto al tema della estrema marginalità, sono stati definiti priorità e indirizzi per gli interventi territoriali in materia.

L’espandersi dell’epidemia Covid 19 ha creato una situazione di ulteriore degrado sanitario e sociale, che ha aggravato le condizioni dell’area e delle persone presenti, a fronte della quale risulta fondamentale una collaborazione ulteriormente strutturata e continuativa fra i soggetti impegnati alle ex Reggiane e con l’Ausl, sul piano del presidio e controllo sanitario.

Gli interventi consentiranno di intervenire anche sulle situazioni di illegalità consolidate nell’area, dando una risposta in termini di sicurezza urbana.

 

TUTTI PER UNO – I sottoscrittori, si legge nel Protocollo, “intendono promuovere la dignità della persona umana e non ritengono l’attuale situazione di degrado degli stabili degna di ospitare anche temporaneamente persone di qualsiasi nazionalità”.

Il Comune continua a gestire la complessa situazione, presidiando l’area e supportando le iniziative inclusive che le varie realtà operanti nel sociale hanno in corso; inoltre garantisce azioni di pulizia e di mantenimento delle condizioni igienico-sanitarie minimamente accettabili, di messa in sicurezza delle più evidenti situazioni di pericolo per l’incolumità fisica degli occupanti.

Si ha l’esigenza di attuare iniziative per la ricollocazione delle persone che occupano l’area, al fine di ripristinare le condizioni di legalità e, nel contempo, di affrontare, con umanità, la situazione di grande miseria in cui versano gli occupanti.

Il ricollocamento degli occupanti è condizione essenziale anche per la riqualificazione e rigenerazione complessiva delle Reggiane.

E’ confermato il ruolo di Stu Reggiane spa per la riqualificazione e rigenerazione, con la nuova attivazione di strumenti di partenariato, perseguendo gli indirizzi strategici individuati dal Comune.

L’assistenza alle persone in stato di necessità e indigenza rientra nella missione istituzionale della Caritas diocesana, che ha a cuore il soddisfacimento di quanto necessario allo sviluppo integrale dell’uomo. La Caritas, in collaborazione con Migrantes, da anni sostiene interventi caritativi e accompagna percorsi di sostegno morale e materiale di persone che vivono in situazioni di estremo disagio presenti alle ex Reggiane.

La partecipazione dell’ente ecclesiastico, Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, fa riferimento a quanto previsto dall’accordo di revisione del Trattato lateranense del 18 febbraio 1984 tra Stato e Chiesa che, tra l’altro, richiama “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”.

 

LA CABINA DI REGIA – Per costruire i ‘Corridoi umanitari locali’, si costituisce una Cabina di regia, composta da rappresentanti delle istituzioni ed enti firmatari e dalla Prefettura di Reggio Emilia. La Cabina di regia coordinerà i diversi ruoli e competenze, la progettazione e realizzazione delle azioni integrate, riguardanti le condizioni del territorio e l’assistenza sanitaria e sociale delle persone con percorsi di inclusione; elaborerà periodicamente un documento contenente lo stato di avanzamento dei lavori che verrà visionato e analizzato durante ogni incontro; potrà instaurare strategie di fundraising per la ricerca di fondi da investire all’interno del progetto sulla base delle effettive necessità che si verranno a creare e per l’attuazione di interventi puntuali e collegati al progetto stesso.

 

CAMPI DI INTERVENTO – I campi di intervento sono sostanzialmente:

  • le persone: accoglienza e inclusione. Si tratta di azioni di individuazione costante e puntuale delle persone senza fissa dimora, avvio di una relazione con le stesse e loro accompagnamento in possibili percorsi di accoglienza, inclusione sociale e ospitalità. Inoltre, individuazione di possibili percorsi per l’accompagnamento al lavoro, al fine di favorire l’uscita da condizioni di degrado, favorire l’inclusione nella società ed evitare eventuali ripristini di situazioni irregolari;
  • gli spazi e gli immobili. Si tratta della risistemazione dei capannoni oggi accessibili in modo indebito, attraverso la chiusura o la riduzione degli spazi potenzialmente di nuovo occupabili al fine di evitare nuovi accessi irregolari. Questa azione è contestuale al trasferimento delle persone oggi presenti, operazione a sua volta connessa ai percorsi di accoglienza e inclusione delle persone;
  • l’area: sorveglianza e sicurezza. Attivazione di un servizio di presidio e vigilanza sull’intera area al fine di impedire o comunque ridurre e contrastare il permanere o lo svilupparsi di attività illecite.

 

Protocollo e piano di azioni sono stati presentati stamani in una conferenza stampa a cui sono intervenuti il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il vescovo della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla Massimo Camisasca e la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein, l’assessore al Welfare e alle Politiche per i cittadini migranti del Comune di Reggio Emilia Daniele Marchi, il direttore dell’Azienda Usl-Irccs Santa Maria Nuova Cristina Marchesi e l’amministratore delegato di Stu Reggiane spa Luca Torri.

 

Sindaco Luca Vecchi. “Questo progetto è frutto di un lavoro collettivo di tanti soggetti istituzionali che vi hanno creduto, ma anche di tante realtà informali che negli anni hanno continuato a operare e a tenere viva la luce dentro l’area delle ex Reggiane – ha detto il sindaco Luca Vecchi – Qualche anno fa, quando abbiamo preso l’impegno di arrivare a una progressiva risoluzione delle problematiche di quell’area, forse in molti in città non ci credevano davvero. Ma siamo abituati a prenderci degli impegni e ad arrivare in fondo. A volte questo richiede tempo, per ragioni di complessità. Ma oggi con questo Protocollo arriviamo a confermare quanto avevamo promesso.

“Dentro le Reggiane c’è la storia e l’anima di Reggio – ha proseguito il sindaco – con tutte le contraddizioni che la globalizzazione ha portato con sé, per cui a pochi metri di distanza abbiamo da un lato eccellenze di ricerca tecnologica e di innovazione e delegazioni che vengono da tutto il mondo per conoscere le nostre scuole, dall’altro situazioni di estremo degrado e marginalità. Ora con questo intervento vogliamo coniugare l’innovazione con il diritto alla dignità della persona, attraverso percorsi basati sul sistema dell’accoglienza diffusa che è l’approccio con cui negli ultimi anni abbiamo affrontato il tema della migrazione. Con oggi scriviamo una grande pagina di solidarietà, collaborazione e fiducia nel futuro della nostra città”.

 

Vescovo Massimo Camisasca. “Nella vita di ciascuno di noi ci sono fatti, immagini, incontri che rimangono. Memorie importanti ma anche dolorose. Ho avuto modo di visitare diverse volte le ex Reggiane, vi ho celebrato santa Messa e ho incontrato molte persone che vivono in quell’area dismessa. Dispiacere, dolore, senso di ingiustizia e di impotenza. Sono questi i sentimenti che ho portato con me in questi anni – ha detto il vescovo della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Massimo Camisasca – Con il Comune, con i prefetti e con i questori che si sono succeduti a Reggio abbiamo affrontato innumerevoli volte la problematica di questo luogo abbandonato a se stesso, dove degrado, violenza, delinquenza e solitudine deturpano la dignità delle persone e mettono a repentaglio la convivenza sociale.

“Come cittadino e come Vescovo mi sono interrogato molte volte su tutto ciò e vi assicuro che il problema non è di semplice soluzione: spazi immensi, degrado, difficoltà normative legate a persone senza permessi di soggiorno, a clandestini, a problemi di tossicodipendenza, di spaccio, di prostituzione, di alcolismo – ha proseguito il vescovo Massimo – Oggi abbiamo sottoscritto un impegno chiaro: la città di Reggio Emilia non può essere indifferente a ciò che ogni giorno e ogni notte accade in quell’area, a poche centinaia di metri dalla nostra vita quotidiana. Non è tollerabile, non è accettabile. Sia per il rispetto della dignità della persona, sia per la nostra coscienza. È un dovere morale, prima ancora che sociale e politico, porre fine a questa situazione. L’accordo a cui siamo giunti rende evidente che quando vi è il desiderio e l’impegno a perseguire il bene comune si superano le divergenze e si può inaugurare un cammino nuovo.

“Ho posto una condizione alla partecipazione convinta e concreta della Diocesi a questa ‘operazione umanitaria’ – ha concluso monsignor Camisasca – L’intervento coordinato dalla ‘cabina di regia’ dei vari enti coinvolti dovrà prevedere una tempistica certa di intervento. Da parte nostra, attraverso la Caritas, garantiremo un aiuto concreto e immediato per assistere le persone in difficoltà nei loro bisogni materiali e spirituali, con misericordia e carità”.

 

Vicepresidente Emilia-Romagna Elly Schlein. “L’emergenza sanitaria in corso sta drammaticamente aumentando le diseguaglianze sociali, economiche, territoriali e di genere, alimentando tensioni alle quali la politica deve trovare risposte condivise e commisurate ai bisogni diversi che le persone nelle comunità e nei territori esprimono – ha detto la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein – Da questi presupposti inizia l’impegno e la partecipazione della Regione al progetto per le ex Reggiane. Il lavoro innovativo e sperimentale portato avanti a Reggio Emilia, che si basa sul Protocollo oggi presentato e si costruisce grazie alla partnership tra pubblico, privato e terzo settore, avvia un percorso importante che, sviluppando buone prassi e indirizzi di intervento, può rappresentare uno spunto utile da applicare anche in altre situazioni di questo tipo in tutta la regione”.

 

Assessore Daniele Marchi. “Reggio Emilia si occupa da sempre di marginalità e può offrire approcci consolidati. Su questa esperienza, con i Corridoi umanitari locali per le persone delle ex Reggiane – ha detto l’assessore al Welfare del Comune di Reggio Emilia, Daniele Marchi – innestiamo una sperimentazione innovativa, un nuovo capitolo dell’accoglienza e dell’inclusione sociale con inserimento lavorativo e recupero a una vita dignitosa, grazie a un approccio integrato fra i diversi soggetti in campo. Non sarà facile, non c’è nulla di semplice in questo percorso. Le condizioni di forte marginalità in cui versano le persone interessate, lo esigono. Siamo già al lavoro, con le equipe socio-sanitarie, con i volontari, le cooperative sociali, la Caritas. Con il coinvolgimento della Prefettura”.

 

Direttore Ausl Cristina Marchesi. “La nostra attenzione ai luoghi del disagio si è sviluppata e rafforzata nel tempo – ha detto Cristina Marchesi, direttore dell’Ausl-Irccs Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Cristina Marchesi – La nostra città ha, ad esempio, un Centro per la salute della famiglia migrante dalla fine degli anni Novanta. La collaborazione con Comune e Caritas si è affiancata a questa ormai lunga esperienza, che ora mettiamo ben volentieri a disposizione, innovandola ove necessario, in questo importante progetto sulle persone che si trovano alle ex Reggiane”.

 

Ad di Stu Reggiane spa Luca Torri. “Partecipiamo con rinnovato impegno alle azioni sugli immobili della parte dismessa delle ex Reggiane – ha detto l’amministratore delegato di Stu Reggiane spa, Luca Torri – All’intervento umanitario, si associa così quello volto ad accrescere la sicurezza dell’area, con interventi che evitino il più possibile altri ingressi irregolari: le azioni saranno volte a chiudere con opere murarie altri capannoni. Nell’ambito degli interventi di riqualificazione in corso, la riapertura e il rinnovamento di spazi pubblici potrà a sua volta essere utile a migliorare la vivibilità complessiva del luogo”.

 

 

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