“Il dibattito sulle difficoltà degli esercizi di ristoro sta andando nella direzione sbagliata, ci sta concentrando sul tipo di protesta mettendo in secondo ordine il vero rischio di questa situazione: la chiusura dei bar e ristoranti, almeno quelli più deboli dal punto di vista economico e finanziario”.

Alberto Papotti, segretario provinciale della CNA di Modena, ritorna sulla vicenda delle contestazioni. “Continuiamo a ritenere che protestare, nel rispetto delle norme, sia lecito, e per questo prendiamo ad esempio l’iniziativa del titolare del Ristorante San Pellegrino di Spilamberto (un tavolo apparecchiato con una candela: commento a fine comunicato) per ribadire più che mai la necessità di consentire a queste imprese di lavorare. Per loro stesse, ma anche per il servizio che garantiscono alla comunità”.

Peraltro, la situazione coinvolge anche tante altre imprese dimenticate dal dibattito, a cominciare da quelle che, nonostante possano rimanere aperte e che per questo sono escluse dai ristori, hanno visto ridotta fortemente la propria attività. È il caso di tutte quelle operano a monte e a valle degli esercizi di ristorazione escluse dai ristori, come le lavanderie industriali, o gli agenti di commercio che distribuiscono prodotti per il settore. Di certo, secondo CNA, servono ristori ed interventi concreti immediati. Ad esempio, una moratoria per le tariffe relative ad elettricità e gas: una rateizzazione e una defiscalizzazione di questi consumi, sui quali le imposte pesano moltissimo, andrebbe in questa direzione.

“A nostro avviso – continua Papotti – è possibile pensare ad una riapertura a determinate condizioni. Ad esempio, riducendo ulteriormente la capienza dei locali con un maggior distanziamento tra i tavoli, stabilendo un orario di chiusura alle 21.30, nel rispetto del coprifuoco. Ancora, prevedendo nei bar, sino alle 19, il solo servizio al tavolo, provvedimento che comporterebbe il superamento delle problematiche legate all’asporto”.

Anche perché se il ristorante di un albergo può rimanere aperto, per quale ragione non lo può fare anche un ristorante “normale”, rispettando tutti i protocolli di sicurezza? La stessa considerazione vale per le mense, che applicano gli stessi protocolli dei ristoranti: se i primi a pranzo possono rimanere aperti, perché la stessa cosa non può essere concessa ai secondi, che peraltro potrebbero contribuire a ridurre le presenze nelle mense stesse?

Del resto, non bisogna dimenticare la funzione sociale di queste realtà. Bar e ristoranti svolgono anche un servizio: ad esempio, ai lavoratori pendolari che non possono tornare a casa a pranzo o agli autotrasportatori, che hanno nella strada il loro “habitat” professionale.

“Per fare sentire la voce di questa disperazione abbiamo chiesto ai ristoratori nostri associati (un invito che estendiamo a tutti gli operatori del settore) di unirsi, venerdì 29 gennaio dalle 17 alle 19, al grido di allarme lanciato da un ristorante di Spilamberto con le stesse modalità utilizzate da quest’ultimo: apparecchiando un tavolo vuoto senza alcun ospite, per testimoniare la propria preoccupazione e la necessità di interventi immediati per il settore. Con la consapevolezza che nessun ristoro potrà mai sostituire la riapertura. Anche per questo – conclude Papotti – sono inaccettabili ed offensive le recenti dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio Monti, relativamente alla necessità di accompagnare verso la chiusura alcune imprese del settore. Una mancanza di rispetto che indigna”.

Un invito che CNA sta diffondendo tra i propri associati e che ha già trovato l’adesione di una trentina di ristoratori.

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