foto: Italpress

Tre giorni fa la Regione Emilia-Romagna ha inviato una lettera alle aziende sanitarie, ai direttori di distretto e all’Aiop, indicando la sospensione dello screening al personale sanitario e socio sanitario. Si tratta di una decisione non condivisa  né comunicata ai sindacati, nonostante incroci in maniera pesante la questione della sicurezza sul lavoro.

Il documento descrive come acuta la fase attuale pandemica, con un rapido incremento dell’incidenza dei casi positivi, che ha ormai raggiunto a livello regionale i 1.582 per 100.000 abitanti, con tassi di occupazione dei posti letto ordinari pari al 20,5% e di terapia intensiva pari al 15,7%. Sempre nel documento, l’operatore sanitario e socio sanitario che presenta un basso rischio di infezione, a seguito del contatto con pazienti o altri operatori positivi, è quello che ha ricevuto tre dosi di vaccino contro il Covid-19, o che ha completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, oppure guarito da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti ed indossi correttamente un mascherina FFP2. Inoltre, si specifica come basso il rischio per un operatore sanitario e socio sanitario con dose booster, anche se positivo asintomatico, di risultare contagioso in caso di contatti extra lavorativi non correttamente protetti (ad alto rischio).

Alla luce di ciò, la Regione ha ritenuto opportuno per gli operatori sanitari e socio sanitari sospendere in via temporanea i controlli tramite tampone molecolare o antigenico. Fino ad oggi, infatti, lo screening, ossia il tampone preventivo privo di sintomi, veniva effettuato ogni 15 giorni, mentre ora avverrà solo in caso di sintomi.

Si passa quindi dal concetto di prevenzione a quello di diagnosi.

Non solo, perché il documento dispone anche l’utilizzo della mascherina chirurgica e non la FFP2 nei laboratori analisi, nelle camere mortuarie, nei servizi di pulizie negli uffici amministrativi, anche aperti al pubblico, nei servizi di sterilizzazione, di mensa, di cucina e di manutenzione.

Riteniamo queste scelte profondamente sbagliate e incoerenti rispetto al quadro attuale.

Il COVID colpisce duro, la situazione dei posti letto peggiora e anziché utilizzare la prevenzione attraverso lo screening la si abolisce, dando inoltre indicazione di utilizzare la mascherina chirurgica a un operatore del CUP in prima linea con le sale di attesa piene, quando è obbligatoria la FFP2 per andare al cinema. Pensiamo sia fondamentale denunciare queste scelte perché il personale sanitario e socio sanitario va tutelato con tutte le forze del caso e ci delude che la nostra Regione proponga una direttiva del genere, addirittura facendosi portavoce a livello nazionale e impegnandosi a suggerire queste modifiche proposte negli opportuni tavoli istituzionali.

Anche no, grazie. La retorica degli eroi, che peraltro abbiamo sempre rigettato, si dimostra tale e alle parole di impegno, garanzia e valorizzazione verso gli operatori della sanità, la politica ha spesso dimostrato di andare nella direzione opposta nei fatti. Faremo sentire la nostra voce e chiederemo di rivalutare questa scelta e ripristinare lo screening a tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità.

(FP CGIL EMILIA-ROMAGNA)

 

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