Non è certo la prima volta che l’economia è usata come arma di guerra, mai come questa volta, però, gli effetti rischiano di essere devastanti, sia per chi la usa che per chi ne viene colpito. Effetti certo non crudeli come le tragedie umane che sta causando il conflitto, ma le conseguenze saranno davvero pesanti, complice anche un perverso meccanismo di speculazione che non si riesce ancora ad ostacolare.
“Quello che sta accadendo sul piano economico – sottolinea Alberto Papotti, segretario provinciale di CNA – è, infatti, paradossale: gran parte delle aziende, almeno quelle manifatturiere, sono ancora piene di ordini, ma non riescono ad evaderli, vuoi perché manca la materia prima, vuoi perché i costi dell’energia rendono la produzione antieconomica o perché il mercato non è in grado di assorbire gli aumenti necessari per mantenere un ancorché minimo margine di profitto. Basti pensare che tante imprese oggi lavorano senza listino, visto i quotidiani aumenti delle materie prime: dall’acciaio alla plastica, dai carburanti per i trasporti al legno ed alla carta, non c’è settore che non sia invischiato in questa situazione”.
Ma non è solo il mondo delle imprese ad essere vittima dei contraccolpi di questa crisi: le bollette elettriche dei cittadini nel 2022 subiranno un rialzo del 30%, e non saranno pochi i casi in cui i risparmi non consentiranno di far fronte a questi costi. Peraltro, la situazione sarà sicuramente aggravata dall’aumento di tantissimi prodotti, con conseguenze particolarmente gravi per settori come il tessile-abbigliamento, il turismo, la ristorazione, come abbiamo avuto modo di constatare per effetto della contrazione dei consumi provocata dalla pandemia.
Ecco perché, malgrado il nostro Paese si sia mosso più velocemente di altri per cercare di frenare la corsa delle bollette, i 4,4 miliardi sino ad oggi stanziati dal Governo potrebbero essere largamente insufficienti: probabilmente ne servirebbero almeno il doppio.
“C’è una lettura, a medio-lungo termine, positiva dell’attuale situazione: le difficoltà di approvigionamento, l’aumento dei costi di trasporto potrebbero portare a un raccorciamento delle filiere sicuramente vantaggioso per un’economia di subfornitura come quella espressa dal nostro territorio. Ma se queste tensioni dovessero prolungarsi ancora per qualche mese, quante aziende saranno sopravvissute per tentare di cogliere queste eventuali opportunità? Perché davvero il rischio è quello di vedere scomparire tante realtà, ben più di quanto sia accaduto in conseguenza della crisi finanziaria del 2008, del sisma di dieci anni fa e della pandemia”, conclude Papotti.
Insomma, quella che stiamo affrontando è una pericolosissima tempesta perfetta, che farà sentire le sue conseguenze per anni ed anni. Occorre avere la precisa consapevolezza di ciò che sta accadendo e preparare gli strumenti per evitare conseguenze che possono travalicare l’economia per diventare una questione sociale.