«La pace è la condizione necessaria per la crescita e lo sviluppo delle comunità, specialmente in un momento delicato come quello che sta attraversando il nostro continente. Il popolo Saharawi ci insegna che non bisogna mai smettere di credere nella libertà».
Lo ha dichiarato il presidente della Provincia di Modena Gian Domenico Tomei incontrando la ministra della salute della Repubblica araba Saharawi Kheira Boulahi Bad, mercoledì 6 aprile nella sede della Provincia.
All’incontro erano presenti anche Fatima Mafhoud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia e Silvia Bellettini, vicepresidente dell’associazione Kabara Lagdaf, nata a Modena nel 1992, che si occupa di sostenere progetti per il popolo saharawi e di promuoverne la conoscenza per sostenere il piano di pace dell’ONU per l’autodeterminazione.
Per la vicepresidente dell’associazione Silvia Bellettini «è una grande soddisfazione per Kabara Lagdaf ospitare la ministra della Salute per presentarle il progetto per la prevenzione della calcolosi infantile che da 11 anni grazie all’intuizione di Fabio Campioli, portiamo avanti in collaborazione con il Comune di Ravenna, l’ong CISP, e il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Finalmente si può ripartire con l’attuazione del progetto interrotto dalla pandemia e grazie ai Comuni modenesi potremmo proseguire a mappare e curare i bambini saharawi mentre dal novembre 2020 è tornato anche la a scoppiare il conflitto armato con il Marocco».
L’Associazione prende il nome da una bambina Saharawi prematuramente scomparsa nonostante le cure ricevute a Modena all’inizio degli anni Novanta. L’Associazione è iscritta all’Albo regionale del Volontariato e partecipa dal 1997 al coordinamento regionale di sostegno al popolo Saharawi.
Nella Provincia di Modena sono presenti comitati di sostegno in diversi Comuni, tra cui Campogalliano, Carpi, Castelfranco, Concordia, Formigine, Modena, Montese, Nonantola, Novi, Ravarino, Sassuolo, S. Cesario, S. Prospero.
Nel corso dell’incontro con le autorità locali modenesi è stato fatto il punto della situazione sul conflitto riaperto tra Marocco e Fronte Polisario nel novembre 2020 e sulle condizioni di vita nei campi profughi dal punto di vista sanitario e sociale.
Da alcuni anni l’associazione promuove un progetto per la prevenzione della calcolosi infantile insieme ad Ansps (l’associazione nazionale solidarietà con il popolo Saharawi), Avis, Arci, e la struttura complessa di chirurgia pediatrica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena.
I Saharawi vivono dal 1975 in esilio in campi profughi a sud della città algerina di Tindouf, dando vita alla Rasd (Repubblica Araba Saharawi Democratica), un caso unico al mondo di governo “in esilio”. Oggi, il popolo saharawi continua a vivere in parte nel Sahara Occidentale, nei territori occupati dal regno del Marocco, e in parte nei campi profughi allestiti nel deserto algerino. Nel 1991, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU autorizza l’invio di una Missione per il referendum nel Sahara Occidentale (Minurso). Tuttavia, dopo numerose risoluzioni, il referendum per l’autodeterminazione non è stato ancora effettuato.