“La notizia della morte di una 35enne per un’assistenza estetica a domicilio riapre la questione del mestiere svolto a livello professionale e dell’abusivismo – afferma in una nota la CNA – Non siamo ancora in grado di sapere quale sostanza sia stata usata, con quali criteri igienici e le cause che hanno portato a questo tragico evento, ma di certo occorre che l’estetica sia curata da professionisti che conoscano bene questa materia. A cominciare dal fatto che l’estetica a domicilio può essere praticata solo a determinate condizioni”.
“Gli operatori professionisti hanno studiato e sono soggetti a rigidi controlli sanitari proprio a garanzia dei clienti – commenta Maria Luisa Burani, responsabile CNA Benessere e Sanità – Non sappiamo se questo sia il caso ma, in tutti i modi, affidarsi a operatori sprovvisti di un’adeguata preparazione può risultare più economico nel breve periodo, ma può provocare danni gravi e permanenti nel lungo”.
“Purtroppo, ci troviamo di fronte a una situazione in cui, a causa anche delle restrizioni imposte dalla pandemia, l’abusivismo ha tratto linfa vitale dai lockdown. Si tratta di una pratica da contrastare perché in palio c’è davvero la salute delle persone.
L’estetica può contribuire anche al benessere fisico, ma non può sostituirsi alla medicina plastica. Il concetto di fondo è: affidarsi sempre a professionisti per evitare guai che – conclude la nota di CNA – come dimostra questa vicenda, possono anche essere tragici”.