“I saldi a inizio luglio? Non ci piacciono, non rispondono alle esigenze dei commercianti e vanno incontro a un concreto rischio flop. Due anni fa il posticipo ai primi di agosto aveva avuto qualche effetto positivo, ma il ritorno già nel 2021 alla data del primo sabato di luglio non ha sortito i benefici auspicati. Onestamente non ci aspettiamo grandi risultati e, al tempo stesso, ribadiamo quello che abbiamo già avuto modo di dire: i saldi sono uno strumento anacronistico che andrebbe ripensato a fondo”.
Cinzia Ligabue, presidente Licom, non nasconde le perplessità nei confronti dell’avvio dei saldi al 2 luglio e, più in generale, evidenzia i limiti di questa consuetudine. “Di fatto vendite promozionali e sconti si susseguono online e, di conseguenza, anche nei negozi e nel periodo immediatamente precedente i saldi molti clienti entrano, chiedono il prezzo e poi tornano a distanza di qualche settimana per acquistare la merce in saldo. E’ chiaro che arrivare a inizio agosto darebbe modo di avere il prezzo pieno per più tempo e porterebbe i saldi alla propria collocazione naturale, ovvero la vendita di fine stagione. Ma al 2 di luglio la stagione è ancora molto lunga…”.
La presidente Licom prosegue il ragionamento e inserisce dati nuovi: “In questi giorni si parla tanto del Pos, e capiamo che la moneta elettronica per i pagamenti è sempre più utilizzata, ma poi ci troviamo a dover fare i conti con la normativa che fa partire i saldi così presto. Delle due l’una, o pensiamo al futuro e quindi a forme di servizio sempre più personalizzate su misura per il cliente, a una formazione adeguata per i commercianti, a sistemi di comunicazione al passo coi tempi, oppure restiamo ancorati a riti anacronistici come i saldi. Quello che andrebbe regolamentata è la concorrenza dell’online, settore in cui fioccano sconti e vendite promozionali senza soluzione di continuità. Anche questo lo abbiamo detto tante volte: è necessario andare incontro a una regolamentazione sia dell’online che offline, per fare in modo che i negozi (che, lo ricordiamo, sono anche un presidio di carattere sociale e di sicurezza) possano vivere e che i commercianti riescano a guadagnare il denaro sufficiente a retribuire il lavoro e a pagare i costi. Come fa un piccolo commerciante a vivere se vende sempre in sconto?”. La domanda di Ligabue ha una risposta… scontata: “In questo modo possono prosperare solo i grandi gruppi o le catene, i piccoli negozi di vicinato non ce la fanno. E non è giusto che vengano trattati diversamente dai grandi gruppi del commercio elettronico”.