Nella cornice del Parco comunale “Norma Barbolini” a Borgo Venezia, si terrà sabato 28 agosto alle 19.30 la quarta “Pastasciutta antifascista” promossa da A.N.P.I Sassuolo di concerto con CGIL-SPI Sassuolo, ARCI-Modena e Circolo Alete Pagliani APS. Sarà offerto a tutti un piatto di pasta gratuita all’amatriciana e, a richiesta, gnocco con salumi in monodose, bevande e dessert.
La cena sarà accompagnata dalle canzoni cantautorali di Massimo Mammi, sassolese e da musica e balli tradizionali del Ghana con l’Associazione Gadangme in Italia.
Nell’occasione saranno ricordati i caduti partigiani sassolesi Oliviero Cassani, nato a Sassuolo il 19 aprile 1911 partigiano Capo Squadra Divisione Modena Montagna, Brigata Bigi e Andrea Roversi nato a Sassuolo il 13 febbraio 1924 partigiano Divisione Modena Montagna, Brigata Bigi, caduti a Monte Cenere di Lama Mocogno il 13 agosto 1944 nelle operazioni di guerra che accompagnarono l’attacco nazista e fascista alla libera Repubblica partigiana di Montefiorino.
Obbligatoria la prenotazione ai seguenti numeri di telefono entro giovedì 26 agosto: Circolo A.Pagliani Aps 0536 807115 cell. 3772368187 oppure 3455313351.
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Come noto l’origine della Pastasciutta antifascista è nella famiglia dei Cervi a Campegine.
Il 25 luglio del 1943, a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini viene destituito e arrestato. Dopo 21 anni terminava il governo del Partito Fascista. Il Re designò il Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.
Nonostante la caduta del Fascismo, la guerra continuava a fianco dei tedeschi: nei giorni successivi l’arresto vi furono numerose sollevazioni popolari; il 28 luglio, a Reggio Emilia, i soldati spararono contro gli operai delle Officine Reggiane facendo 9 morti.
I Cervi non vennero immediatamente a conoscenza della notizia della caduta di Mussolini perché impegnati nei campi, ma fu sulla via del ritorno a casa che incontrarono numerose persone in festa.
Sebbene sapessero che la guerra non era davvero terminata, decisero di festeggiare comunque l’evento, un momento di pace dopo 21 anni di dittatura fascista. Si procurarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pasta.
Una volta che questa fu pronta, caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con indosso una camicia nera (forse era l’ultima rimasta?) fu invitato da Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta.