L’allarme non è nuovo: se le cose non cambieranno, tante imprese non solo sospenderanno l’attività, ma saranno costrette a chiudere definitivamente. Una situazione che rischia di essere ben peggiore di quella scatenata dalla crisi finanziaria del 2008. In quell’occasione, nel giro di due anni nel settore manifatturiero, quello più importante per l’economia modenese, chiusero oltre 1.500 imprese, il 13% di quelle in attività. Senza una netta inversione di tendenza, secondo le stime dell’Ufficio Studi della CNA di Modena, nel prossimo biennio ci si può aspettare un calo addirittura superiore, di circa 1.800 aziende, cioè un 20% di quelle oggi attive nel settore.

E non si tratterà solo di piccole imprese come forni o lavanderie industriali, ma anche di quelle medie realtà per le quali la bolletta energetica incide in modo pesante sul fatturato e sui costi.

“Ci attendavamo interventi più rapidi per quanto riguarda il controllo dei costi dell’energia, ma quanto si sta facendo – i decreti aiuti, il recente decreto del Ministro Cingolani che fissa il prezzo dell’energia prodotta da rinnovabili – è comunque insufficiente a consentire alle imprese di superare questo drammatico momento”, osserva Francesco Stagi, segretario provinciale di CNA Modena.

“Servono ulteriori strumenti ed uno di questi è la moratoria sui mutui, che ha già dato buoni risultati in altre situazioni di emergenza come il sisma del 2012 e la pandemia”.

Sono tante, infatti, le imprese che per svolgere la propria attività oppure per superare il periodo della pandemia hanno richiesto finanziamenti o leasing a medio lungo termine e che oggi, a causa degli aumenti incontrollati di energia elettrica e gas, non sono in grado di rispettare la scadenza delle rate. “Sospendere il pagamento delle mutui a quelle imprese la cui incidenza della bolletta energetica abbia superato determinate percentuali sul fatturato, fissate in base al settore di attività, costituirebbe un supporto importante in questa situazione, contribuendo tra l’altro al calmieramento generale dei prezzi e quindi al tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione”.

“In ballo non c’è solo la tenuta economica, ma anche quella sociale. E il tempo per intervenire è sempre più esiguo”, conclude Stagi.

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