“Questo inizio di autunno è caratterizzato da rischi elevati legati all’evoluzione del conflitto in Ucraina, il blocco delle forniture di gas dalla Russia, l’accelerazione del tasso di inflazione, l’incremento dei tassi di interesse, una risalita della pressione sulle strutture sanitare determinate da nuove varianti di Covid-19 e una insufficiente realizzazione degli obiettivi del PNRR. I prezzi per l’energia pagati da famiglie e imprese stanno risentendo dell’escalation estiva dei prezzi all’ingrosso. Il rientro delle quotazioni dai picchi di agosto è un segnale positivo, ma permangono i rischi di una interruzione delle forniture di gas dalla Russia mentre appare lontano il rientro alla normalità, con le quotazioni internazionali del gas previste nel 2023 più che triple rispetto quelle del 2021. E il nostro territorio rischia di soffrire molto per le flessioni nel comparto ceramico, chimico e in quello della meccanica e dell’edilizia”.

Lapam Confartigianato lancia un grido d’allarme, l’ufficio studi dell’associazione conferma che la situazione è molto pesante al netto di una crescita del Pil nel 2022 che però sta rallentando bruscamente: “A settembre l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il terzo mese consecutivo raggiungendo il valore più basso da aprile 2021 – fa notare Lapam -. La bufera abbattutasi sui prezzi dell’energia si sintetizza in un aumento in soli dodici mesi, di 4 punti di Pil dell’import di energia. In Italia la produzione manifatturiera tiene su base tendenziale (+1,3% nei primi otto mesi del 2022), ma regista un calo congiunturale dello 0,9% nel trimestre giugno-agosto 2022”. Le flessioni più ampie si riscontrano in comparti manifatturieri energy intensive: chimica -5,2%, gomma, plastica, vetro, cemento e ceramica -4,9% e metallurgia e metalli -3,2%. Dopo aver trainato la ripresa, la produzione nelle costruzioni a luglio 2022 registra la quarta flessione congiunturale consecutiva. Nel trimestre giugno-agosto 2022 il volume delle vendite al dettaglio scende dello 0,7 rispetto il trimestre precedente. Rimane l’apporto del commercio estero alla crescita del territorio: nei primi sei mesi del 2022 il valore delle esportazioni modenesi sale del 22,3%, trainato da automotive, macchinari e ceramica. Quello reggiano sale del 19%, trainato dai macchinari e dal rilancio del tessile-abbigliamento.  “Si tratta di comparti molto forti sul nostro territorio – fa notare Lapam -. L’edilizia, che aveva fatto da traino, è pure in calo e il futuro è molto incerto e ricco di preoccupazioni”.

Sul mercato del lavoro estivo si coglie un segnale di resilienza, mentre si deteriorano le previsioni di domanda in autunno. Nonostante lo scoppio della guerra, tra febbraio e agosto 2022 gli occupati sono saliti di 130 mila unità, di cui l’88,6% dipendenti permanenti. La domanda di lavoro a Modena, trainata dalle micro e piccole imprese, registra una diffusa difficoltà di reperimento del personale: a ottobre il 59% delle assunzioni di operai specializzati sono di difficile reperimento. Appare critico l’andamento in autunno in particolare per il comparto manifatturiero, che più risente dell’incertezza dell’evoluzione dei costi energetici. Le previsioni di assunzioni delle imprese manifatturiere tra ottobre e dicembre 2022 infatti risulta in flessione dell’8,8% a Modena rispetto allo stesso periodo del 2021. A Reggio Emilia la flessione è del 7,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

 

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