Costretti dalla normativa sulle partecipazioni societarie degli enti locali a uscire da Modena Fiere srl, il Comune ha avviato il percorso di razionalizzazione con l’obiettivo “di salvare la presenza della Fiera a Modena, mantenendo in città le manifestazioni più importanti, strategiche per il nostro sistema economico, grazie alla collaborazione con Bologna Fiere, già oggi soggetto che controlla la società modenese, in accordo con la Regione e con un sostegno economico delle istituzioni locali”.

Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli commenta così la presentazione in commissione consiliare della delibera annuale di analisi e razionalizzazione delle partecipazioni societarie che, viste le difficoltà economiche di Modena Fiere srl, con quattro esercizi consecutivi in “rosso” a causa delle difficoltà provocate dal Covid in tutto il settore fieristico, dovrà sancire obbligatoriamente l’uscita del Comune dalla società. “Stiamo definendo le modalità per applicare nel modo più corretto l’indicazione normativa – spiega il sindaco – ma soprattutto dobbiamo creare le condizioni per far sì che l’attività del quartiere fieristico continui in città, pur non essendo più soci. Anzi, da esterni avremo meno vincoli normativi, quelli della cosiddetta legge Madia, e potremo contribuire, anche economicamente, al sostegno della Fiera, insieme a Provincia e Camera di commercio”.

Il Comune attualmente possiede il 14,6 per cento della società, la stessa quota è della Provincia, mentre Camera di commercio è al 19,7 per cento; Bologna Fiere ha il 51 per cento.
Prima della crisi del settore a causa dall’emergenza sanitaria, la Fiera di Modena stava affrontando un momento di difficoltà che nel 2018 e nel 2019 aveva portato a chiudere i bilanci con leggere perdite (rispettivamente 54 mila e 120 mila euro), ma con piani avviati per la ripresa e un fatturato che nel 2019 era arrivato a superare comunque i 7 milioni di euro. Il Covid ha interrotto l’attività nel 2020: fatturato crollato a 2,5 milioni e perdite per oltre un milione di euro. La risalita è iniziata nel 2021 (Modena è stata la prima fiera in Italia a riaprire, in giugno) e l’anno si è concluso con un fatturato che ha sfiorato i 4 milioni di euro e un “rosso” contenuto in 427 mila euro. “Le conseguenze della guerra, però, stanno rallentando quest’anno il percorso di ripresa – aggiunge il sindaco – e serve un aiuto del Governo, come chiesto da più parti, per tutto il sistema fieristico nazionale. Qualcosa venne fatto lo scorso anno, ma limitato alle Città metropolitane”.

Gli enti locali hanno obblighi rispetto alle società partecipate che sono in difficoltà economiche. Il disavanzo del 2020 era stato “disinnescato” dalla normativa sull’emergenza sanitaria che però non è stata riproposta per il 2021, così che di fronte a quattro bilanci consecutivi in perdita, scatta la necessità di razionalizzare che, per il Comune (ma anche per Provincia e, probabilmente, per la Camera di commercio), significa, cessione delle quote a Bologna Fiere a un valore che non può che essere simbolico oppure attraverso la non partecipazione a un aumento di capitale che, comunque, porterebbe alla perdita della qualifica di socio.
“Insomma, oggi l’obiettivo – ribadisce il sindaco Muzzarelli – non è tanto salvare la presenza modenese nella società della Fiera, ma salvare la Fiera a Modena evitando il rischio che alcune della manifestazioni principali lascino la città”.

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