Proteggere il patrimonio suinicolo dell’Emilia-Romagna dalla Peste suina africana. La Regione Emilia-Romagna è fortemente impegnata a preservare i propri allevamenti dalla malattia che sta colpendo regioni vicine.

E per questo, su proposta degli assessori alle Politiche per la Salute Raffaele Donini e all’Agricoltura Alessio Mammi, ha stanziato quasi due milioni di euro (1 milione e 970 mila euro, anticipati dall’Azienda sanitaria locale di Parma) per completare le recinzioni metalliche che delimitano le zone infette di Piemonte e Liguria, in cui sono stati ritrovati cinghiali colpiti dalla peste suina: un’azione preventiva che completa il progetto già avviato dalle altre Regioni, per prevenire la malattia cercando di ridurre la presenza di cinghiali a partire dalle zone più critiche.

Il provvedimento anticipa, d’intesa con il Commissario straordinario nazionale per la peste suina africana Angelo Ferrari, l’erogazione dei fondi a livello nazionale.

“La protezione degli allevamenti suinicoli è uno dei punti principale della nostra azione di contenimento del rischio- affermano gli assessori Donini e Mammi- Le azioni finora avviate vanno nella direzione di garantire una maggiore biosicurezza a tutela del settore, un comparto fondamentale dell’economia emiliano-romagnola”.

Il provvedimento è solo l’ultimo in ordine di tempo tra le misure messe a punto dalla Regione per contrastare la diffusione della malattia, come il Piano regionale di interventi urgenti sulla peste suina africana nei suini da allevamento e nei cinghiali.

Cosa si sta facendo

Il Piano approvato in agosto ha messo al centro le strategie di sorveglianza per l’identificazione dei casi di malattia, definito le procedure per lo smaltimento delle carcasse nei selvatici in condizioni di routine e di sospetto peste suina africana.

E ancora, ha rafforzato la biosicurezza negli allevamenti di suini domestici per la protezione dalle popolazioni di selvatici, con particolare attenzione alle aree identificate come critiche.

Previsto anche un piano di emergenza da mettere in atto nel caso in cui l’infezione dovesse entrare nel territorio regionale.

Sono state avviate anche azioni di formazione e aggiornamento per veterinari, allevatori, cacciatori e altre categorie. Infine, il Piano ha previsto una campagna di comunicazione rivolta a tutti i cittadini per incentivare le segnalazioni di carcasse di cinghiale, che devono essere prontamente esaminate, e diffondere comportamenti corretti per impedire l’introduzione dell’infezione in Emilia-Romagna.

Sempre sul tema della biosicurezza negli allevamenti suinicoli, dal Piano di sviluppo rurale (Psr) sono previste risorse per 7 milioni di euro, oltre a un ulteriore milione di euro sulla prevenzione della Peste suina africana previsto dalla legge appena approvata dall’Assemblea legislativa.

 

Perché è importante contrastare la peste suina

Occorre evitare che la malattia, nel caso si dovesse manifestare in Emilia-Romagna nei selvatici, si trasmetta agli allevamenti suinicoli costituendo un grave danno economico per le aziende emiliano-romagnole che operano in questo settore della zootecnia.

L’impatto sulla filiera sarebbe grave soprattutto riguardo all’export dei prodotti a base di carne suina verso paesi terzi, con un danno stimabile in 60 milioni di euro mensili e conseguente perdita di mercati importanti e di posti di lavoro.

La peste suina africana non si trasmette all’uomo, ma rappresenta un rischio esclusivamente per i suini (maiali e cinghiali), che sono gli unici animali colpiti.

È causata da un virus scarsamente soggetto a mutazioni per cui, a differenza di altre infezioni, si può escludere anche il potenziale ‘salto di specie’.

 

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