E’ stata un cerimonia sentita e partecipata quella di sabato e domenica dedicata al Generale Luigi Reverberi a Cavriago. Erano presenti autorità militari e civili oltre che i rappresentanti istituzionali del Comune di Cavriago e Montecchio Emilia.
“Nella giornata di ieri abbiamo commemorato il Generale Reverberi.” Dichiara il Vice Sindaco Matteo Franzoni “La memoria e la storia sono preziosi strumenti per conoscere la realtà, per affrontare in modo più consapevole le sfide di oggi. La storia del Generale ci insegna anche questo.
Questa celebrazione non onora la guerra, non esalta un’operazione militare, ma vuole ricordare alle nuove generazioni cosa ha significato una guerra, quali sono state le sofferenze patite dagli alpini durante la campagna di Russia ed evitare che si ripeta.
Solo la memoria e il ricordo sempre rinnovato, partendo proprio dalle giovani generazioni, possono vaccinare l’umanità contro il male e contro le guerre, che ancora troppo numerose feriscono il nostro pianeta.”
Chi era il Generale Reverberi
Figlio del Farmacista di Cavriago Torquato (che era fratello dell’Arciprete di Castellarano, morto in concetto di Santità, Don Giuseppe Reverberi) e della Domenica Balzani, nacque nel nostro paese il 10-9-1892 e morì a Milano il 22-6-1954, dopo una vita dedicata interamente al servizio militare nell’esercito italiano in cui fece una carriere singolare e brillantissima.
Nella guerra del 15-18 ebbe tre medaglie d’argento e si distinse in una azione ardimentosa quando, al comando di un battaglione di Alpini, col grado di Capitano, si apri una breccia sul Monte Grappa penetrando in profondità nel dispositivo avversario e fece prigioniere tutte le truppe che resistevano nella Val Cismon. In quella fortunosa occasione ottenne l’Ordine Militare di Savoia, onorificenza ambita negli alti gradi, cosa inaudita quindi per un giovane Capitano. Ma il suo valore e la sua spericolata genialità strategica rifulsero durante l’ultimo conflitto quando, sul fronte Russo, si meritò la medaglia d’oro.
Il Generale Reverberi legò allora il suo nome e quello della sua divisione Tridentina (di cui era Cappellano colui che fu poi il Padre dei Mutilatini, Don Carlo Gnocchi) alla storica battaglia di Nikolaiewka del 26 gennaio 1943 con la quale si mise in salvo 30.000 alpini asserragliati e pressoché disarmati.