“Sulla riapertura del Pronto Soccorso dell’ospedale Magati di Scandiano, prendiamo atto di un risultato importante: non era possibile rimanere senza un P.S. in tutta la zona ceramiche reggiana, nonostante l’alta popolazione residente e i bisogni espressi dal territorio, la situazione era diventata insostenibile e stava recando grave danno ai P.S. limitrofi.

Al di là dei toni trionfalistici, va evidenziato che non si attiva un nuovo servizio, ma si riconsegna ai cittadini un servizio che risulta depotenziato rispetto all’originale, dimezzando gli orari di operatività. In realtà questa riduzione drastica del servizio più che frutto di una situazione contingente era già pianificata dal 2019: cosa di cui si trova traccia ufficiale nel Piano di Attuazione Locale (PAL), ben prima della crisi Covid e del recente calo del numero dei medici.

Nessuno ad oggi, evidentemente, intende assumersi la responsabilità di un evidente errore di programmazione, che oggi trova alibi nella attuale carenza di personale medico.

A fronte di questa situazione, l’assessore Raffaele Donini ha puntato il dito contro i troppi cittadini che si presentano al Pronto Soccorso in codice verde o bianco, quindi in condizioni non gravi: secondo i dati da lui citati il 70% dell’utenza del pronto soccorso.

Ritengo che, a differenza da quanto sostiene Donini, questi numeri certifichino la necessità di un Pronto Soccorso aperto 24 ore a Scandiano: in primo luogo, perché il cittadino non può autodiagnosticare il proprio stato di salute (e invocare la ‘supplenza’ del medico di base in orari notturni non può essere la soluzione); e in secondo luogo perché questo 70% chiede comunque risposte sul suo stato di salute al sistema pubblico, indirizzandosi sulle altre strutture aperte a Reggio o a Sassuolo, creando intasamento e contribuendo a peggiorare la qualità del servizio erogato da queste strutture.

Ultimo ma non meno importante, l’utilizzo di medici a gettone non è scelta condivisibile: sia per i costi sia per l’effetto che ha sull’offerta di un servizio pubblico universalistico, che per la temporaneità contrattuale non garantisce un orizzonte certo.

Il servizio deve rimanere all’interno del perimetro pubblico, con le garanzie per tutti che questo comporta: occorre invertire la rotta dei continui tagli alla spesa sanitaria che hanno portato a questa situazione”.

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