Il Tribunale di Bologna, respingendo le eccezioni difensive, ha ammesso la costituzione di parte civile della Città metropolitana di Bologna, oltre a quelle di Regione, Comune di Alto Reno Terme, Cgil e Libera, nel processo scaturito dall’operazione “Ragnatela”, condotta da carabinieri e Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bologna, che vede imputati a vario titolo diversi soggetti per la gestione di una casa di riposo di Alto Reno Terme.

Nel corso dell’udienza odierna il Tribunale ha infatti riconosciuto che gli enti territoriali devono considerarsi danneggiati dai reati essendo gli stessi titolari di prerogative concernenti la tutela di diritti lesi dalle condotte delittuose in contestazione.

Viene così riconosciuto quanto argomentato dall’avvocato Salvatore Tesoriero del Foro di Bologna che rappresentata Palazzo Malvezzi, sulla legittimazione alla costituzione di parte civile dell’ente, danneggiato sia rispetto al perseguimento dello scopo statutario, sia nella sua immagine: sul primo versante, infatti, le condotte degli imputati hanno leso le funzioni tipiche della Città metropolitana rispetto alla tutela del mercato del lavoro locale; sul secondo, l’accostamento del nome della Città metropolitana di Bologna al “metodo mafioso” costituisce di per sé un enorme danno d’immagine per la comunità territoriale.

La Città metropolitana di Bologna, dunque, è a tutti gli effetti parte del processo penale, ritualmente costituita parte civile per le tre ipotesi di reato (capi 2-3-18, estorsioni e tentata estorsione) contestate con l’aggravante mafiosa.

 

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