Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, sarà a Carpi domenica 9 luglio per il 79° anniversario dell’eccidio nazi-fascista di Cibeno: di questi giorni la conferma da Bruxelles. Timmermans parteciperà con autorità locali e familiari delle vittime alla commemorazione in programma alle ore 10 nell’ex-campo di concentramento di Fossoli, frazione carpigiana, dove il 12 luglio 1944 le SS prelevarono 67 internati “politici” per trucidarli nel vicino poligono di Cibeno. La visita del Vicepresidente Timmermans all’annuale cerimonia segue di due anni la storica compresenza dei Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, e della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’11 luglio 2021.
Afferma il Sindaco Alberto Bellelli: « Ringrazio anche pubblicamente il Vicepresidente Timmermans, perché intervenendo alla nostra cerimonia rinnoverà l’attenzione che le più alte istituzioni europee hanno per la memoria storica, in un luogo di dolore dove tuttavia, come in altri campi, nacque l’idea di un’Europa diversa. »
Commenta Pierluigi Castagnetti, presidente della “Fondazione Fossoli”: « Come sottolinearono Ursula von der Leyen e David Sassoli, a Fossoli è stato scritto un pezzo della storia europea. In questo spirito abbiamo invitato il Vicepresidente Timmermans, e la sua disponibilità conferma quanto il nome di Fossoli sia familiare nelle istituzioni europee. »
IL VICEPRESIDENTE – Frans Timmermans, olandese, classe 1961, già parlamentare e ministro nei Paesi Bassi dal 1998 al 2014, è al secondo mandato come Vicepresidente della Commissione europea, dal 2019 con delega al “Green Deal”. Ha svolto parte degli studi a Roma e parla fluentemente l’italiano.
L’ECCIDIO DI CIBENO – La strage si consumò all’alba del 12 luglio 1944, fra due frazioni di Carpi: Fossoli, sede del campo, e Cibeno, sede del poligono di tiro e luogo della frettolosa sepoltura (da qui il nome dato all’eccidio): assassinate senza “spiegazioni” ufficiali dei tedeschi, le vittime furono gettate in una fossa comune e coperte di calce viva per accelerare la distruzione dei cadaveri. Il massacro è ritenuto « l’atto più efferato nell’Italia occupata, su persone internate in un campo di concentramento. » I 67 erano tutti italiani, dai 19 ai 64 anni, provenienti da varie regioni e di diversa estrazione sociale, ben rappresentando le differenti anime dell’antifascismo. Molti compagni di prigionia sopravvissuti riferirono poi che si trattava dei “migliori”, perché anche nella difficoltà del campo proseguivano l’attività resistenziale.