(foto: UILPA – Polizia Penitenziaria)

Il 23 giugno scorso la Procura della Repubblica di Modena, all’esito di complessa ed articolata indagine protrattasi ininterrottamente per oltre due anni, avuto riguardo all’iniziale iscrizione del procedimento a carico di ignoti ed alla successiva iscrizione nel registro indagati di 120 persone, tutte appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, ha formalizzato richiesta di archiviazione del procedimento a norma dell’art-408 cpp.

l reati ipotizzati erano quelli di cui agli art.li 110, 613 bis, 582, 585 c.p. in ipotesi commessi l’8  marzo 2020 in occasione della rivolta verificatasi presso la Casa Circondariale di Modena. Nel procedimento principale sono confluiti, a seguito di riunione, ulteriori tre procedimenti penali. Tutte le indagini hanno tratto origine da nove esposti/denunce formalizzati nel tempo da detenuti, ristretti all’epoca dei fatti presso la Casa Circondariale.

Le indagini si sono articolate, tra l’altro, attraverso: l’assunzione dettagliata (documentata  con mezzi di riproduzione fonografica) di sommarie informazioni da decine di persone; l’interrogatorio di indagati in procedimento connesso (essendo alcuni dei denuncianti indagati per i delitti di devastazione e saccheggio nonché di resistenza e lesioni aggravate in danno di pubblici ufficiali, commessi in occasione della suddetta rivolta); l’interrogatorio di numerosi agenti ed ufficiali del Corpo di Polizia Penitenziaria, quali persone sottoposte ad indagini.

Nel corso delle attività istruttorie ai detenuti dichiaranti è stato  posto in visione corposo album fotografico, contenente tutte le immagini ritraenti, sia il personale di Polizia penitenziaria in pianta organica presso la Casa Circondariale di Modena alla data dell’8 marzo 2020, sia personale in servizi presso altri istituti penitenziari impiegato a supporto per le attività necessarie per sedare la rivolta.

Tra le fonti di prova orale acquisite non è stata trascurata la doverosa audizione a sommarie informazioni di coloro che, attraverso gli organi di stampa e mass media, avevano esternato di essere a conoscenza di informazioni relative a fatti reato accaduti in occasione della repressione della rivolta; in alcuni casi tale attività è stata resa impossibile dalla mancata generalizzazione dei dichiaranti, i quali avevano volutamente celato la loro identità. Va precisato che non è stato possibile acquisire alcun documento video riproducente gli accadimenti denunciati in quanto non disponibile.

All’esito della attenta, ponderata e complessiva valutazione di tutte le fonti di prova, la Procura modenese ha ritenuto che gli elementi  acquisiti impediscano, sia di formulare un giudizio di attendibilità della versione dei fatti fornita dalle persone offese, sia, ancor più, di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati  in relazione alle fattispecie delittuose oggetto di iscrizione.

Invero, le indagini hanno messo in evidenza una sostanziale inattendibilità dei racconti fomiti. Il dato emerso è quello per cui detenuti che, per quanto dagli stessi dedotto e riferito, nelle fasi immediatamente successive all’uscita dal muro di cinta dell’istituto penitenziario, si sarebbero trovati insieme nelle medesime circostanze spazio – temporali, abbiano fornito versioni discordanti circa i luoghi in cui sarebbero stati asseritamente percossi, nonché  in ordine alle modalità con cui sarebbero stati percossi ed in ordine agli agenti della Polizia Penitenziaria dai quali sarebbero stati asseritamente percossi.

Alcuni di essi non solo hanno reso dichiarazioni discordanti nelle ripetute occasioni in cui sono stati interrogati, ma la versione di ciascuno è risultata in contrasto con quella degli altri, sebbene avessero stazionato nei medesimi spazi come dagli stessi dichiarato.

l denunciati “pestaggi” ad opera della Polizia Penitenziaria che gli esponenti avrebbero subito non hanno, altresì, trovato adeguato riscontro nella documentazione sanitaria acquisita.

Conclusivamente tutte le fonti di prova acquisite impediscono, a giudizio della Procura, di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati in relazione alle fattispecie delittuose oggetto di iscrizione ed impone, conseguentemente, di avanzare richiesta di archiviazione del procedimento ai seni dell’art. 408 e 425 cpp così come recentemente modificati.

A partire da oggi sono in corso le attività di notifica dell’avviso ex art. 408 comma  2 c.p.p. alle, in ipotesi, persone offese da reato come previsto dalla normativa  vigente.

Allo spirare del termine di legge per formulare eventuali opposizioni alla richiesta di archiviazione e delle eventuali diverse successive valutazioni da parte della Procura modenese la richiesta di archiviazione sarà trasmessa al Giudice per le Indagini,  Preliminari per le sue determinazioni.

 

 

 

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