ROMA (ITALPRESS) – “La spada di Damocle è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità: è impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari”. Così, in un’intervista a la Repubblica, il ministro della Difesa Guido Crosetto indica la linea del governo italiano sulla revisione delle regole fiscali europee. A Bruxelles chiede un cambio di passo: “Serve un approccio da statisti, non da miopi”.
“Sui giornali leggo calcoli fatti sul Def, che contano un ammanco di 20 miliardi, ma la manovra si fa sulla Nota di aggiornamento al Def – spiega -. Attenderei quella per capire le effettive esigenze di politica economica”. “Non penso – aggiunge – che, quando va a Bruxelles, il mio collega Giorgetti si metta a discutere dell’asticella del deficit, piuttosto di una prospettiva più ampia. La spada di Damocle, per il 2024, è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità. In una fase di crisi economica e industriale ritengo impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari. Bisogna cambiare la natura della discussione: il mondo è cambiato”.
“Il tema – sottolinea – non è il valore del deficit da rispettare, ma il futuro dell’Europa. Sono in corso enormi cambiamenti: la transizione ecologica, la carenza di materie prime e l’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni”.
Il tema dei parametri del Patto resta, a partire dal tetto del 3% al deficit e del 60% al debito, in rapporto al Pil, che per la Ue vanno ripristinati. “Insisto – ribadisce Crosetto -. Non si possono affrontare questi temi come si affrontavano due
o tre anni fa”. “Serve un mix di soluzioni – aggiunge -. Se vogliamo attrarre investimenti in alcuni settori fondamentali per il futuro dell’Europa, come la transizione industriale e digitale o altra spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità. Non è più il tempo di dire ‘abbiamo sempre fatto così’. Serve un approccio da statisti, non da miopi”.
Una strada è far sponda con la Francia. Ma quali possibilità ci sono, dato che, in questo momento, non c’è una linea comune sulla politica estera, come rivela il caso Niger? Secondo lei, bisogna trovare un canale diplomatico con i golpisti: “No, si sbaglia. Non ho mai detto che bisogna trovare un canale diplomatico con i golpisti. Anzi. Ho chiesto e ricevuto informazioni su eventuali, possibili, pericoli per il contingente militare italiano, la mia prima preoccupazione, e ho chiesto di capire se l’atteggiamento era bellicoso o tollerante: era tollerante. In ogni caso, la decisione su cosa fare in Niger deve essere presa in modo condiviso e a livello europeo, non può essere un Paese solo a decidere. Non esiste una difficoltà con la Francia, esiste un approccio diverso nella politica estera tra due Paesi”.
Ed alla domanda se si proverà ad agganciare la Francia per evitare il ritorno alle vecchie regole fiscali, risponde: “Il tema interessa anche loro. Se riusciamo a mettere insieme più Paesi, possiamo definire una linea più forte e sperare che diventi quella di tutta l’Europa. Ma per arrivare a 27 Paesi bisogna iniziare da uno, poi arrivare a due, tre e così via”.
Tornando alla manovra, dice: “La regia è del presidente del Consiglio di concerto con il ministro all’Economia. Le proposte le fanno tutti i ministri, poi serve una sintesi che si trova in Cdm dove il premier è ilprimus inter pares. Il punto è concentrarsi non solo sulle risorse da trovare: l’azione di governo deve guardare alla costruzione di un humus economico per spingere gli investimenti e far crescere il Pil”. “C’è un grande lavoro da fare su burocrazia, leggi, infrastrutture, fiscalità di vantaggio – prosegue -. Non dobbiamo puntare solo sulla spesa pubblica, ma aumentare la ricchezza privata. Le manovre non sono un’operazione di cassa”.
“La tassa sulle banche – spiega – ha una logica contingente. Viviamo in un Paese in cui il comparto ha registrato utili mai visti, superiori alle previsioni, e famiglie che pagano mutui senza precedenti: un travaso ci sta. Questo non significa demonizzare gli utili, ma un intervento, limitato nel tempo”.
“In una fase di crisi economica e sociale, come quella che questo governo si trova a gestire, il primo dovere è mettere in sicurezza la parte del Paese che rischia di morire. Se non ho soldi per tutti e ho una famiglia con cinque figli scelgo di aiutare il più debole”, sottolinea Crosetto, che aggiunge: “Il ceto medio è diventato quello con i redditi più bassi, un grande pout-pourri in cui ci sono gli artigiani, gli agricoltori, le partite Iva e dove sono finiti anche i lavoratori che pagano il conto dell’inflazione. Non abbiamo dimenticato il ceto medio: il nostro obiettivo di legislatura è ricostruirlo, dandogli la possibilità di riprendersi quello che aveva”.
Sul caso Vannacci con Giorgia Meloni “ci siamo sentiti in più occasioni per vari motivi. Un suo intervento pubblico non era necessario”. Ed alla domanda su Cicchitto che dice che dietro Vannacci ci potrebbe essere la mano di Putin, risponde: “Non parlo di un caso su cui sono in corso i necessari accertamenti”.
– foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

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