Entro il termine nel quale era possibile presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) in relazione all’approvazione del Piano urbanistico generale (Pug), sono stati depositati 14 nuovi ricorsi che si aggiungono agli 11 già formulati in sede di adozione avvenuta nel 2022.

Di questi, tre hanno richiesto la sospensiva dell’applicazione del Piano approvato: per ciascuno di essi il Tar ha già respinto la domanda confermando la validità del Piano stesso in seguito all’opposizione presentata dal Comune.

La tipologia più frequente di ricorsi riguarda osservazioni non accolte in sede di adozione per il ripristino di potenzialità edificatorie relative ad aree urbanizzabili previste dal vecchio Piano strutturale comunale. Tali aree, in gran parte esterne al territorio urbanizzato, con l’approvazione del nuovo Pug sono state, infatti, confermate definitivamente come aree agricole o a verde periurbano.

Complessivamente, i ricorsi, propongono il ripristino di 541 alloggi corrispondenti a quasi 500 mila metri quadrati di superficie territoriale. A tutti i ricorsi, il Comune, si è opposto confermando le scelte urbanistiche in materia di riduzione del consumo di suolo compiute con il Pug.

 

LE SCELTE DEL PUG IN MATERIA DI CONSUMO DI SUOLO – Con l’approvazione del Pug, sono state definitivamente cancellate tutte le previsioni di espansione fuori dal territorio urbanizzato ereditate negli ultimi 30 anni, che corrispondono ad una riduzione di 5 milioni e mezzo di metri quadrati di aree potenzialmente urbanizzabili e 3.800 alloggi.

La riduzione del consumo di suolo rappresenta, pertanto, una scelta compiuta, dalla quale non è possibile e nemmeno conveniente tornare indietro, al fine di contribuire ad un modello di sviluppo più sostenibile e competitivo, incentrato sulla rigenerazione del patrimonio edilizio esistente.

 

VIA LUXEMBURG – Anche nel caso del Piano urbanistico attuativo (Pua) denominato Ans 2-2b di via Luxemburg, contestualmente alla sua approvazione in ottemperanza alla sentenza dello scorso anno del Tar, la Giunta comunale ha confermato il ricorso al Consiglio di Stato contro il pronunciamento dello stesso Tar.

Nel merito tecnico della questione, il Piano operativo comunale (Poc), adottato nel 2013, prevedeva una tempistica stringente per la approvazione delle previsioni urbanistiche in esso contenute. In particolare, la delibera di Consiglio comunale, e di conseguenza l’atto di accordo sottoscritto fra Comune e privati, davano a questi ultimi al massimo cinque anni di tempo per completare l’iter di approvazione della previsione urbanistica, pena l’impossibilità a procedere con l’attuazione dell’intervento edilizio. Tale previsione, più stringente rispetto a quella della Legge urbanistica regionale che prevedeva il solo deposito della proposta anziché l’approvazione, rappresentava non solo una scelta stabilita dal Consiglio comunale al fine di selezionare gli interventi immediatamente cantierabili, ma anche accettata e condivisa dai privati in sede di sottoscrizione dell’accordo di pianificazione.

Essa costituiva una misura di chiarezza, poiché permetteva di non lasciare ‘sospesi’ per decenni interventi edilizi, condizionando la programmazione urbanistica futura, pur dando al privato un margine di tempo congruo per intervenire.

Gran parte delle previsioni del Poc 2013, in realtà, non hanno poi avuto seguito; alcune sono state approvate dalla Giunta comunale; altre sono arrivate al solo deposito senza la successiva approvazione per mancanza dei pareri necessari. Quest’ultima casistica è quella a cui ci si riferisce per il piano residenziale di via Luxemburg.

La Giunta comunale, al termine dei cinque anni di validità del Poc, dunque, non solo non aveva alcun potere nell’approvare il Piano oltre i termini stabiliti dal Consiglio comunale, ma ha anche agito in maniera coerente con la politica urbanistica di drastica riduzione delle previsioni di espansione ereditate dal passato, a favore di interventi di rigenerazione urbana.

 

IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO – Sul piano amministrativo, l’Amministrazione comunale non può che prendere atto della sentenza del Tar che, pur rigettando ogni richiesta di danno da parte del privato, ha confermato che il Comune di Reggio Emilia aveva adottato, con il Poc 2013, regole più stringenti sulla riduzione del consumo di suolo rispetto alla vecchia Legge urbanistica regionale del 2020, che tendeva a tutelare i diritti edificatori anche in assenza di convenzioni urbanistiche.

Per questo, l’Amministrazione, ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, convinta non solo della bontà della scelta compiuta in passato con la limitazione temporale delle previsioni di Poc, ma soprattutto della necessità di difendere le scelte di riduzione del consumo di suolo effettuate in questi anni. Con l’approvazione del Pug, infatti, l’accoglimento del ricorso da parte del Consiglio di Stato, consentirebbe di escludere, per l’area di via Luxemburg, la possibilità di realizzare interventi di edilizia residenziale privata preservandola a verde agricolo urbano.

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