Non si intravede la luce in fondo al tunnel per quanto riguarda la questione POS – contanti che ancora tiene banco tra le fila del Governo. Dopo le modifiche al tetto del contante, l’obbligo di utilizzo del POS, il rilancio della lotteria dello scontrino solo per pagamenti elettronici, adesso il Governo Meloni ipotizza la possibilità di prelevare contante direttamente nei negozi. Un’ipotesi che Confesercenti boccia ancora prima di una possibile attuazione.

“Con questa proposta inserita nella Legge di Bilancio – spiega Marvj Rosselli, Direttore Provinciale Confesercenti Modena – sostanzialmente si chiede ai commercianti di diventare dei veri e propri sportelli bancomat con erogazione di prelievi fino a 250 euro in contanti. Sinceramente è un intervento che si fatica a comprendere. Alla base di questa proposta pare esserci la volontà di evitare che i consumatori dei piccoli comuni, non serviti da Istituti bancari, conservino troppo contante presso le proprie abitazioni per assolvere agli acquisti. Per ottenere questo risultato però la soluzione non può essere di chiedere ai commercianti di sostituirsi alle banche (che nel frattempo chiudono i loro punti di prelievo) ed erogare contanti. Ribadiamo, una misura di difficile e pericolosa attuazione: il commerciante, per erogare contanti, dovrebbe infatti detenere congrue disponibilità di denaro liquido, con tutti i rischi che ne derivano. Per una commissione prevedibilmente non superiore a un euro: pensiamo possa valere la pena?”.

Per Confesercenti è da rivedere anche l’accordo, siglato dal Governo lo scorso anno dopo il tavolo con le istituzioni bancarie e le associazioni di categoria, per tagliare le commissioni su carte e bancomat. Un accordo, della durata di nove mesi, che però non ha ancora generato una riduzione apprezzabile delle commissioni. A questo si aggiunge anche l’obiettivo mancato della trasparenza, che prevedeva di rendere esplicite le condizioni applicate da banche e intermediari. La comparazione fra le diverse offerte, pubblicata sul CNEL, è in realtà molto difficile da comprendere se non affidandosi a un esperto, mentre le banche non agiscono d’ufficio applicando le migliori condizioni: sono le imprese – se non si scoraggiano – a dover presentare istanza. “È un sistema inefficace, – aggiunge Rosselli – di cui chiederemo la revisione”.

Stando al problema che sembra alla base del provvedimento: da affrontare è la “desertificazione bancaria”, ovvero la difficoltà pratica del venir meno di servizi bancari sul territorio, che sta mettendo in difficoltà sia i cittadini che le piccole imprese. In Italia dal 2015 al 2021 sono state chiuse 8500 filiali, e ulteriori 554 sportelli tagliati nel 2022. Dal 2008 al 2022 la nostra regione ha perso 1.452 sportelli (-40%) e la provincia di Modena 225, un calo del 43,77%, il più alto in Regione (dati studio First Cisl Emilia-Romagna). Numeri destinati a crescere, a causa principalmente della concentrazione del settore tramite fusioni (le prime 5 banche italiane già controllano più del 50% del mercato domestico). Gli istituti bancari motivano le chiusure con l’incremento della digitalizzazione, ma non esiste un vero rapporto tra aumento del digitale e desertificazione bancaria: in Francia i servizi bancari digitali e la diffusione delle competenze informatiche nella popolazione sono maggiori rispetto all’Italia ma è stata comunque mantenuta una presenza importante delle banche sui territori.

Se da una parte gli sportelli chiudono, dall’altra le transazione elettroniche sono sempre più utilizzate. Confesercenti Modena ricorda, a questo proposito, lo studio dell’Osservatorio Caffè e ristoranti Cashless di SumUp di qualche mese fa, dove si evidenziava il primato nazionale di Modena con un 82,2% di crescita delle transazioni elettroniche.

“Continuiamo a ribadire, da oltre dieci anni, l’urgenza di definire le idonee riduzioni degli oneri sui pagamenti elettronici per le piccole e medie imprese, soprattutto tenendo conto che l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di Pos, ben 3,9 milioni. La quantità delle transazioni risulta per ora inferiore alla media europea, ma con un più elevato importo medio, attorno ai 50 euro, evidenziando come il problema sia soprattutto relativo ai micro-pagamenti e alle attività di minori dimensioni, che in Italia sono la maggioranza: quelle con fatturato annuale inferiore ai 400mila euro sono 2,5 milioni, oltre la metà del totale delle imprese. Se si vuol centrale l’obiettivo di una riduzione d’utilizzo del contante, appare evidente dove occorrerebbe effettivamente agire” conclude Rosselli.

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